TESTIMONIANZE SULL'AZIONE CATTOLICA DI CHIRIGNAGO

 

“Cresciuto e formato nelle file dell’Azione Cattolica, e grazie all’insegnamento e soprattutto del santo mons. Riccardo Bottacin, si è impresso in me il dolce spirito dell’apostolato, la bellezza di scoprire quanto è gratificante dare più del ricevere. Il segreto: credere incessantemente nello Spirito Santo e nutrirsi costantemente dell’Eucarestia e ricorrere sempre alla preghiera, colloquiare con il nostro Signore”.
Francesco Scandolin

“Noi scoprivamo allora che esistevano anche le ragazze e naturalmente ci sentivamo attratti da loro. Nell’Azione Cattolica facevamo parte degli Juniores e durante le “Adunanze” tentammo di porre questo problema al nostro assistente, don Romeo Carniato, un prete piccolo di statura, ma grande per spiritualità, un santo: ottenemmo come risposta solo encicliche papali e divieti. Lui cercava di inculcarci una moralità da novizi e si vide poi che questo era nel suo DNA, poiché si ritirò in convento. Ma non era nel nostro, essendo noi più propensi a sentire tutto ciò come un peso. […] Il problema delle ragazze fece nascere il nostro gruppo, perché dopo l’adunanza, che si teneva in un’auletta di fronte alla canonica, ci riunivamo a scambiarci delle idee la sera, in piazza, sotto le stelle, sui gradini del pilo che reggeva l’asta portabandiera davanti agli uffici comunali. A dare una risposta ai nostri interrogativi ci aiutò il libretto di un sacerdote ungherese che trattava dei rapporti tra ragazzi e ragazze. Me lo aveva dato mio fratello don Odino, allora seminarista. Fu un lavoro utile, da allora abbiamo continuato a frequentare l’Azione Cattolica con più tranquillità e sopportato con minor fatica encicliche e divieti, ma soprattutto abbiamo formato un gruppo tutto nostro. […] Incontravamo le ragazze dove si poteva, per esempio all’uscita dai loro incontri domenicali all’asilo delle suore di via del Parroco. E alle mitiche gite in montagna, fatte per tre anni di seguito a partire dal 1946”.
Armando Spolaor

“Si frequentava la parrocchia, si andava alle riunioni dell’Azione Cattolica tenute dal cappellano don Romeo Carniato, che per attirare i ragazzi aveva comperato un pallone vero, di cuoio”.
Enrico Checchin

“… dopo la scuola eravamo sempre insieme, specie nell’Azione Cattolica, dove le nostre famiglie ci hanno iscritti fin da bambini”.
Alberto Trevisanato

“... Oltre che chierichetto facevo parte anche dell'Azione Cattolica come aspirante. In occasione della Comunione Generale, che si faceva dopo la Cresima, don Riccardo Bottacin mi fece recitare a memoria una preghiera scritta da lui.
Ero appena passato tra gli juniores dell'AC quando mi fece recitare un monologo, scritto da lui, sul vizio della bestemmia: un modo arguto di fare una predica, che metteva in risalto la stupidità e l'inutilità della bestemmia stessa.
[...] Durante la guerra del 1940, si adoperò perché ogni giovane che era sotto le armi o al fronte avesse un ragazzo dell'AC che, oltre a scrivergli, pregasse per lui: io avevo un marinaio imbarcato in un cacciatorpediniere. Curava inoltre la corrispondenza con i prigionieri, facendo loro pervenire notizie dei familiari e l'invio di qualche pacco.
[...] In occasione dell'alluvione del Po ospitò in Asilo alcune famiglie di Rosolina, altre furono ospitate presso alcune famiglie di Chirignago, promuovendo una gara di solidarietà verso questi sfortunati e impegnando noi dell'AC ad assisterli in ogni necessità...”.
Armando Spolaor

“L’Azione Cattolica e l’asilo delle nostre suore erano per le giovani un riferimento costante. A queste realtà Mons. Bottacin rivolgeva una attenzione particolare, incoraggiava l’impegno ed aveva per tutte noi una parola edificante...”.
“Non posso dimenticare le domeniche dei pomeriggi d'estate, dopo i vespri, nel cortile dell'asilo, sedute attorno a lui, con le suore mentre raccontava qualche barzelletta o qualche aneddoto trascorrendo così le ore in lieta compagnia. Sapeva essere allegro, benché le cose in paese non andassero tanto bene e gli davano dei dispiaceri”.
“Fui presidente della Gioventù Femminile di Azione Cattolica per lunghi anni e Mons. Bottacin mi fu sempre maestro e guida, nella gioia e nel dolore, nel successo e nell'insuccesso, poiché queste sono le tappe della vita! Catechismo - giornate di studio - settimana della giovane - santi ritiri - santi esercizi - scuola di canto - novena dell'Immacolata - festa del tesseramento. Ogni prima domenica del mese era una festa particolare con santa Messa e santa Comunione comunitaria rallegrata con i nostri bei canti, e in quella celebrazione la gente veniva più numerosa del solito...
Maria Borghetto

“... Non riesco a staccare i ricordi della mia vita dalla vita della parrocchia, della canonica di Chirignago, della "Gioventù Cattolica Italiana", delle feste religiose e dei divertimenti che avevamo insieme in quegli anni...”.
Bruno Gomirato

“... una serie di incontri della G.I.A.C. (Forania di Mestre, Diocesana, Triveneto, Alta Italia e Nazionale nel settembre 1948 con trecentomila "baschi verdi" a Roma), hanno caratterizzato nei primi anni del secondo dopoguerra l'AC Giovani Maschile, a cui ho partecipato e collaborato con impegno.
Prima tappa il 2 maggio 1948 con il "congresso" parrocchiale, cui è seguito quello foraniale (terraferma) a Marano Veneziano (molto e allegramente partecipato). A Venezia città l'avevano fatto al Palazzo Morosini. Così le altre foranie della Diocesi, ognuna per suo conto.
È stata poi la volta di Vicenza, per il Triveneto, suggestiva la processione di tanti giovani a Monte Berico.
Bologna all'Arcoveggio, l'A.C. Maschile (G.I.A.C.) il grande convegno dei Giovani Cattolici dell'Alta Italia. Per inciso: al passaggio dei treni fra Ferrara e Bologna siamo stati "onorati" con sassi e altro, contro i convogli. Si erano accorti di noi!
Sorpresi ed entusiasti per esserci e in tanti (questi dei sassi ci hanno riprovato ma si sono ammutoliti) siamo affluiti a Roma (una quindicina da Chirignago). Per una settimana abbiamo accampato pacificamente la capitale portando e ricevendo gioia e vitalità.
È stata un'apoteosi nel vero senso della parola. Si è detto che i 300.000 baschi verdi hanno condizionato sia sul piano dell'impegno religioso, che sui riflessi politici, quel periodo, e visti i tempi, gli anni seguenti...
Angelo Romanello, Vice Presidente della Sottofederazione dell'Azione Cattolica di Mestre, con incarico specifico del movimento lavoratori

“... Nasce l'Azione Cattolica e subito Mons. Riccardo Bottacin comincia con i giovani e via via tutti i gruppi, dai grandi ai piccoli. Lui teneva le "Adunanze" degli uomini, delle donne, delle giovani. Gruppi folti, fervorosi...”.
Mons. Odino Spolaor

“Devo abbassare le serrande sui miei occhi e far trascorrere fotogrammi dei miei anni verdi quando vivevo l’avventura di appartenere alla Gioventù di AC.
Il centro diocesano mi aveva affidato, per l’assistenza, le Associazioni del nord-est della Terraferma Mestrina, assistenza che comprendeva di fare l’esame di catechismo alle socie piccole e grandi iscritte alla G.F. ed allora il Maggio diventava bollente.
La Presidente dell’Associazione di Chirignago mi avvertiva che per l’esame delle sezioni minori mi avrebbe occorso tutto un pomeriggio.
Infatti una folla di bimbe mi aspettava; erano d’aspetto gentile e ben curate e la loro impazienza mi faceva tenerezza. Come si poteva fare una sola domanda quando i mesi precedenti erano stati spesi per ricordare il tutto? Di domande ne facevo più d’una e qualche bimba determinata mi indicava le domande di fine catechismo che erano impegnative.
Quante bimbe, 80, 100? sfilavano davanti a me: sarebbero state le donne del domani e pregavo affinché le determinate non diventassero arroganti, le gentili non fossero deboli, le introverse che si aprissero al dialogo.
Quando finito il mio compito il tramonto era già nel suo culmine e la filovia era già partita, dovevo scarpinare fino alla prossima fermata ché il passaggio avveniva ogni 50 minuti.
Dal sagrato della chiesa un sacerdote mi faceva cenno di fermarmi: era una figura mite dallo sguardo buono, con un talare lustro d’uso, con le scarpe lucide ma con le punte usurate. Ma era il Parroco, era Monsignore; ma niente lo distingueva per far rilevare la sua carica: era il prete di Chirignago. Egli si accostava e m’invitava di andare nella canonica ove mi avrebbe offerto un caffé. Non chiese notizie di come erano andati gli esami, ma si preoccupava della mia stanchezza. Quando la cucuma non borbottava più, monsignore si alzava e mi versava il caffè e vedendo che ero sobria nel mettere lo zucchero si rialzava e, con gesto di cavaliere antico, raddoppiava la dose.
Gli ultimi raggi del sole annegavano a ponente ed il cielo era tutto rosato.
Monsignore mi congedava e con la sua voce gentile mi diceva: “Continui nel suo apostolato”. Il cielo non era più rosato ma splendeva di luce come a pieno meriggio, la stanchezza non c’era più ma il mio piede era lesto come di cerva. E pensare che gli irriverenti miei fratelli consideravano il mio andare per le associazioni una mania, ma lui aveva detto che era “apostolato”.
Ora mi ritrovo non più con il piè veloce, la chioma si è imbianchita, il sorriso è di dentiera, alcuni decibel sono in esilio, ma se io apro il video della memoria rivedo monsignore dall’aria mite e gentile, rivedo il talare usurato, le scarpe consumate e lucide. Se apro l’audio del cuore sento quella voce cortese e piana che mi sussurra: “Continui nel suo apostolato”.
Linda Ubizzo

“Che cosa mi ha dato l’Azione Cattolica?
Sono dell’Azione Cattolica da oltre 60 anni.
Il suo ideale è diventato il mio ideale fin dalla mia giovinezza: amare e servire Cristo re dell’universo, centro del cosmo e della storia, che ci ha donato la sua vita per ricondurci al Padre.
L’Azione Cattolica mi ha dato il senso vivo della mia appartenenza alla Chiesa, Corpo Mistico di Cristo, e mi ha educata ad amarla nella persona del Papa, del mio Vescovo, dei miei sacerdoti, dei fedeli tutti, a partire dalla mia comunità parrocchiale.
Mi ha trasmesso l’amore per i fratelli ed il desiderio di cooperare con la Chiesa per far loro conoscere l’immenso amore con cui Cristo ci ama e come sia lui la nostra ricchezza, la nostra gioia, la nostra salvezza.
Ma mi è stato anche inculcato che se volevo fare apostolato vero dovevo per prima convertire me stessa, per essere in ogni ambiente testimone credibile.
Sono stata così avviata alla meditazione quotidiana della Parola di Dio, alla frequenza alla mensa Eucaristica, alla devozione alla Vergine.
L’aiuto della direzione spirituale mi è stato prezioso.
Sono stata sempre sollecitata ad approfondire lo studio delle verità della fede e dei documenti ufficiali del magistero.
Sono stata pure spronata a conoscere i principi fondamentali della dottrina sociale della Chiesa, per essere una presenza cristiana anche nella politica e nel sindacato.
L’Azione Cattolica è stata anche una scuola di formazione umana perché nei suoi piani organici ha sempre mirato a sviluppare in noi le virtù cardinali, il senso del dovere, la fedeltà agli impegni, la coerenza, il coraggio di andare contro corrente.
Per me l’Azione Cattolica è stata anche una famiglia in cui ho sperimentato la fraternità e l’amicizia. In essa o ricevuto esempi di vita veramente cristiana, esempi di generosa e lieta disponibilità al servizio, di spirito di sacrificio, di fedeltà a Dio ed al prossimo nella semplice ed umile ferialità di ogni giorno.
Se penso a tanta ricchezza di doni ricevuti il cuore mi si gonfia di gratitudine.
Lasciatemi rivolgere da qui un pensiero riconoscente a tutti gli assistenti ecclesiastici che ho conosciuto, alla sorella maggiore Armida Barelli, alla mia prima presidente diocesana Maria Pagan, alla mia prima presidente parrocchiale Linda Ubizzo.
Sono loro che hanno acceso in me la passione per l’Azione Cattolica.
Ma come ho corrisposto?
Dio mio, lascio il giudizio a Te che sei misericordioso.
A voi dico ciò che ho potuto dare nell’Azione Cattolica e per mezzo dell’Azione Cattolica: la mia disponibilità.
La disponibilità in parrocchia, in centro diocesano, verso le associazioni di gioventù femminile della terraferma, di cui ero delegata di plaga. Nel movimento maestri di Azione cattolica, nel volontariato, in Democrazia Cristiana.
Ho vissuto la mia vita di maestra come una missione.
Ho cercato di trasmettere sempre quello spirito che l’azione cattolica mi aveva trasfuso: l’amore ai fratelli e la fiducia in Dio.
Credo di essere andata incontro al prossimo col cuore aperto.
Essere dell’Azione Cattolica ha significato per me il sentirmi sempre... in servizio e quindi chiamata a cogliere le occasioni di bene per aiutarle a svilupparsi e a crescere.
E adesso, a 82 anni, con queste poche residue forze fisiche, adesso che le attività esteriori mi sono precluse, posso ancora essere socia di Azione Cattolica?
Ecco, adesso è il momento di vivere più in profondità l’insegnamento che l’Azione Cattolica mi ha sempre dato: il valore della preghiera, il valore della sofferenza accettata con amore in unione a Cristo ed alle sofferenze di tanti fratelli, il valore dell’accettazione umile e lieta dei propri limiti, il valore della fiducia filiale nella Provvidenza del Padre che ciba l’uccello del cielo e veste il fiore del campo.
Sì, la mia vita, messa nelle mani di Dio, può essere anche ora quella pietruzza che il Signore mi chiede per costruire il suo regno.
Chi costruisce il Regno è Lui.
Eppure, nella sua infinita prodigalità, ci dà la gioia (la fierezza anche!) di collaborare con Lui.
Siamo le poche gocce d’acqua nel calice del Sangue suo.
Venga il tuo Regno, Signore!
Quante volte l’ho cantato con entusiasmo nella mia giovinezza!
Ma credo di cantarlo anche ora con tutto il cuore”.
Giannina Brussato
 

“È mia convinzione, che ho maturato incontrando ed ascoltando chi ha vissuto e ne sa più di me a proposito dell’Azione Cattolica che se l’AC non è nella comunità e per la comunità non è niente.
Altri hanno doni e carisimi diversi, e nel loro ambito sono molto più puntuali, fedeli, intraprendenti di noi.
A noi è dato e viene chiesto di essere “uomini della comunità”; uomini “del e per il popolo di Dio”.
Se non siamo questo non siamo niente.
Un’Azione Cattolica ripiegata su se stessa, tutta intenta ai suoi programmi ed ai suoi progetti, estranea alla Comunità del Signore, è un “falso in atto pubblico”.
È il nostro carisma, il nostro vanto e la nostra croce.
A tanti piacerebbe fare le proprie cose, inseguire i propri interessi, coltivare i propri progetti in santa pace.
Entrino in un monastero o ne fondino uno.
Aderiscano ad una confraternita o ad un movimento, l’AC non fa per loro, e se persistono nel chiamarsi Azione Cattolica sappiano che abusano di un nome che non compete loro.
È faticoso essere di AC.
Straordinario ma faticoso.
Occorre avere non solo una visione d’insieme, ma un cuore per il tutto. E forse non sempre siamo capiti proprio perché anche noi corriamo il rischio di costruire una nostra “congrega” con i suoi riti, le sue regole, il suo linguaggio, mentre ci viene chiesto di sposare la Chiesa, di sposare il Popolo di Dio senza difese.
E di farlo per il semplice fatto che Gesù Cristo ha amato questa Chiesa e l’ha voluta sua sposa, ed ha amato questo popolo senza risparmiarsi, in nulla”.
Don Roberto Trevisiol, alla XII assemblea elettiva diocesana, 23 Gennaio 2005

1915 - 2015

Festeggiare il Centenario
della nascita dell'Azione Cattolica nella nostra parrocchia
e far parte della sua storia...
Potremmo essere attratti dal semplice desiderio
di far parte di un gruppo...
O essere mossi da una specie di "orgoglio del passato",
che poco aiuta a vivere bene il presente e a guardare avanti.
Invece siamo qui perchè l'AC ci ha insegnato e ci insegna
a prendere tra le mani la nostra vita,
a stare nella Chiesa da protagonisti,
ad interessarci delle persone che ci sono intorno,
del nostro quartiere, della nostra città...
Ad avvicinarci a Dio come ad una persona,
e non un oggetto misterioso
che gioca a nascondino tra le nuvole...
Ad incontrare Cristo e ad accoglierlo nella nostra vita.
Ci ha circondato e ci circonda di persone speciali,
che ci spingono a non accontentarci e a cercare
quel qualcosa in più che abbiamo sempre desiderato.
E... molto, moltissimo di tutto questo dipende proprio da te!
Perchè protagonisti siamo noi con le nostre vite!
Per questo ci incontriamo e ci formiamo,
stiamo con gioia nella comunità parrocchiale,
prendendo un impegno con noi stessi e con chi ci cammina accanto.
Per questo, siamo qui per festeggiare i nostri 100 anni e per dire

"IN QUESTA STORIA ENTRO ANCH'IO"