"...Din don don
Campanon,
De sonarle
Chi xè bon?
Cirignago
Un novo sagio
Ga voludo
De coragio
Dar al mondo,
Co un conzerto
De campane,
Che de zerto
No se trova
Ai nostri zorni
Le so eguali
Ne i dintorni..."
Luigi Canevese,
da "Le nove campane di Cirignago",
in "Raccolta di poesie in dialetto veneziano",
Premiata tipografia G. Nardi, Treviso, 1898
Nel decreto stilato dal Cancelliere vescovile di Treviso, mons. Giuseppe Sarto (poi Papa Pio X, beatificato e canonizzato da Papa Pio XII) a chiusa della Visita Pastorale a Chirignago del vescovo di Treviso mons. Giuseppe Callegari (dal 1882 vescovo di Padova, creato cardinale da Papa Pio X nel 1903) del 29 maggio 1881 si legge: "Tutti i parrocchiani di Chirignago risposero sempre all'appello fatto dal loro arciprete mons. Giovanni Battista Buso, perciò siamo ben certi che, come contribuirono fin qua per la erezione della nuova magnifica chiesa, si faranno una gloria di continuare pel compimento del campanile e daranno anche questa prova di cristiana pietà".
L’ardito campanile, costruito subito dopo la chiesa, tra il 1880 e il 1885, su progetto dell'architetto ed ingegnere Pietro Saccardo (1830-1903), è alto 45 metri e fu inaugurato e benedetto nel 1885. Portante a metà dell’altezza della facciata Sud un grande orologio, si nota per le eleganti rifiniture della cella campanaria a due piani sovrapposti e per lo zoccolo alla base con una bellissima modanatura in pietra a vista, tagliata a mano. Alla base del campanile, sul lato Ovest, sopra la porticina d'ingresso, c'era un medaglione in marmo bianco del Trecento raffigurante San Giorgio a cavallo e il drago, patrono di Chirignago. Al momento della rimozione si è scoperto trattarsi di un manufatto di forma cilindrica, innestato profondamente nella muratura del campanile. Ridotto notevolmente in lunghezza, ora si trova all’interno della chiesa, incastonato sull’ambone in marmo rosso realizzato dopo la riforma liturgica. Il medaglione, oltre ad essere il logo del Gruppo Culturale “Albino Luciani”, è raffigurato sul sigillo che viene posto su tutti i documenti ufficiali della parrocchia. È sicuramente l’immagine più antica del santo patrono che si conservi a Chirignago. Sempre alla base del campanile, sul lato Sud, si trova la testa di un vecchio in marmo bianco, forse un antico reperto romano, che la voce popolare ha battezzato el vecio Cirinago (trad. il vecchio Chirignago). Sia il medaglione di San Giorgio che il vecio Cirinago probabilmente provengono dal vecchio campanile dell'antica chiesa di Chirignago, della fine del XIV secolo, demolita nel 1878 per permettere l’ampliamento e la rettifica della via Miranese.
Nel corso della sua storia il campanile è stato colpito da innumerevoli fulmini, alcuni dei quali lo hanno danneggiato anche seriamente, come si può vedere dai diversi tipi di mattoni utilizzati negli anni per le riparazioni.
Una botola sul lato Nord della cupola consente l'accesso alla copertura esterna in piombo e alla croce.
Il campanile è stato definito "un enorme dito teso verso il cielo", così si staglia alla vista e all'udito di tutti a segnare la direzione verso cui devono tendere i cuori di tutti. È tuttora l'edificio più alto di Chirignago.
La chiesa è inoltre dotata di due sottili campanili cilindrici, simili a minareti, con caratteristiche guglie che si innalzano angolari dall'intersecazione tra la navata e il presbiterio, al di sopra della sacrestia e della cappella del SS.mo Crocifisso.
Purtroppo entrambi i campanili sono privi di campane.
Il medaglione di San Giorgio prima di essere rimosso dal campanile (facciata Ovest)
e ora incastonato sull'ambone realizzato dopo la riforma liturgica
El vecio Cirinago (facciata Sud)
La scultura raffigurante San Giorgio di Augusto Benvenuti (1896) davanti al campanile
Il progetto originale di Pietro Saccardo (1830-1903)
La cella campanaria
La cupola
Le fondamenta
Le scale interne
L'orologio
Particolare
L'architetto
Pietro Saccardo (Venezia, 28 settembre 1830 – Chirignago, 19 novembre 1903), laureato in Matematica e in Ingegneria presso l'Università degli Studi di Padova, si dedicò alla professione di architetto e partecipò alla discussione su come provvedere al restauro degli edifici medievali, in particolare della Basilica di San Marco e di altri edifici veneziani, con un percorso umano, professionale e scientifico analogo a molte figure di ingegneri del XIX secolo. Basti ricordare i metodi di studio scientifici adottati dell'ingegnere Rodolfo Lanciani per lo studio delle preestistenze antiche durante i lavori della Roma del boom edilizio dell'Ottocento. Brevemente, il contributo fondamentale e metodologico del Saccardo fu intervenire fattivamente nella discussione tra chi riteneva opportuno ristabilire le opere ricreando artificialmente le strutture originarie, o presunte tali, e chi riteneva più corretto preservare criticamente le opere e gli edifici, come ad esempio, il critico inglese John Ruskin, procedendo ad un'opera di restauro, conservazione e mantenimento trasparente al cammino storico-artistico del manufatto. Oltre a contributi in ordine al metodo da adottare nel restauro del monumento, è da ricordare anche l'apporto tecnologico che mise nello sviluppare le tecniche di conservazione dei materiali lapidei sottoposti a fenomeni di deterioramento in ambienti salini e all'apporto progettuale col quale ha contribuito a preservare e restaurare le opere strutturali della Basilica e di altri edifici sacri del Veneto.
Fu per lunghi anni proto della Basilica di San Marco, dal 1887 al 1902, e della Scuola Grande di San Rocco a Venezia. Fondò lo studio del Mosaico, tuttora funzionante, che ancor oggi è il vanto della Basilica di San Marco ed è alla base della conservazione del manto musivo e degli apparati d’oro.
Diresse inoltre importanti lavori di restauro a Venezia e fu prolifico progettista di numerose chiese del Veneto (Chirignago, Favaro Veneto, Monte di Malo, Carbonera, Pontelongo, ecc...), oltre a svolgere un importante ruolo nelle congregazioni cattoliche veneziane alla fine dell’Ottocento. Collaborò con esponenti della Chiesa, tra i quali San Giovanni Bosco e il Conte Giovanni Acquaderni, fondatore dell'Azione Cattolica Italiana, per realizzare strutture educative come il Collegio salesiano Astori a Mogliano Veneto, e monumenti, come la tomba di Papa Pio IX a Roma, nella cripta della Basilica di San Lorenzo fuori le mura. La famiglia Saccardo villeggiava spesso a Chirignago nella villa cinquecentesca con barchessa, adiacenze e parco-giardino, già proprietà dei nobili Raspi (le cui preziose statue sono state trasferite alla Ca' d'Oro a Venezia), che ancor oggi dona bellezza ed ornamento a tutto il centro di Chirignago (foto1; foto2). E proprio a Chirignago Pietro Saccardo morì, il 19 Novembre 1903. Fu sepolto nel cimitero di Chirignago e i funerali furono celebrati dall’allora arciprete mons. Giovanni Battista Buso. La sua caratteristica tomba e quelle dei numerosi suoi familiari, decorate da vere e proprie opere d’arte (mosaici, sculture in legno, marmo, ecc…) sono tuttora nel cimitero del paese.
L'epitafio iscritto sulla sua tomba riporta: "Amori et dolori sacrum. All'ombra della prima fra le chiese da lui innalzata al Signore qui posa in pace Pietro Saccardo che dell'amore ardente di Dio meta della sua instancabile vita tutta irradiò l'opera indefessa di cattolico di padre d'artista. Principe fra gli architetti veneziani la Basilica di San Marco ne serba indelebile il nome di restauratore insuperabile. Sparito il fiore della sua casa presso la diletta nipotina (Carolina Saccardo, 8.12.1892 - 25.09.1903, sepolta accanto) scese a dormire il sonno dei giusti. O angelo purissimo, tu lo guidasti al trono di Dio! La moglie (Rosanna De Angelini, sepolta accanto) e i figli. N. 28 sett. 1830 - M. 19 nov 1903".
Ai Saccardo è stata intitolata una strada del centro di Chirignago.
Il vecchio campanile
1927
Anni Trenta
Anni Trenta
1904
1922
1927
1958
1930
Primi Anni Sessanta
Primi Anni Sessanta
Anni Sessanta
S. Missioni 1965
1958
Anni Sessanta
Anni Sessanta
Anni Sessanta
1970
Primi Anni Settanta
Primi Anni Settanta
Primi Anni Settanta
Le campane
Il vecchio campanile dell'antica chiesa di Chirignago, demolito nel 1885, era dotato di due campane, una del peso di Kg. 950, l'altra di Kg. 728, e di un campanello. Sappiamo che si suonava l'Ave Maria due volte il giorno e dopo il suono della sera si davano dei tocchi di campana.
Inoltre sappiamo che nel 1642 si prescrisse che la sagra fosse celebrata con solennità, avvertendone il popolo nella precedente domenica e sonando campanò. Il campanò (da non confondere con il Campanon), anche chiamato carillon senza tastiera o suonata d'allegrezza, è una particolare tecnica esecutiva nella quale vi è un unico suonatore che nella cella campanaria lega a braccia e gambe delle corde corte, collegate in tensione ai battagli e, così facendo, suona delle semplici composizioni ritmiche percuotendo i bronzi da fermi. Il campanò fu lentamente soppiantato dal sistema a campane rotanti.
Le tre campane nuove, opera dell'antica Fonderia Pietro Colbachini di Bassano del Grappa (Vicenza), sono state fuse nel settembre 1885, riutilizzando le due campane vecchie. La prima, in onore di San Giorgio e San Giovanni Battista, pesa Kg. 832. La seconda, in onore della Beata Vergine Maria, pesa Kg. 1244. La terza, in onore del Sacro Cuore di Gesù, pesa Kg. 1901. Sono intonate secondo una scala diatonica minore (Si2 - Do#3 - Re3).
Le nuove campane furono consacrate l'11 Ottobre 1885 dal Vescovo di Treviso mons. Giuseppe Apollonio e fu un secondo trionfo, dopo quello per la consacrazione della nuova chiesa. Furono battezzate con i nomi di Maria, Teresa, Giovanna e Piero (il campanello).
Volendo gli abitanti di Chirignago entrare nel XX secolo con qualcosa di significativo e duraturo, decisero di dotare il loro snello e bel campanile di una grossa campana che sovrastasse quelle già esistenti. Con il vecchio mons. Giovanni Battista Buso, che aveva più entusiasmo dei giovani, fecero un ulteriore sforzo e raccolsero i fondi (8535 lire pagate a rate in 8 anni) tra i maggiorenti e tutta la popolazione. Incaricarono dell'opera nuovamente la Pontificia Fonderia Pietro Colbachini, che iniziò la preparazione della fusione di una grossa campana del peso di Kg. 2845 e che avesse un suono intonato con le precedenti. La fusione riuscì perfettamente e l'opera presentava i requisiti richiesti; è tuttora tra le maggiori campane del Veneto. Quando fu tutto pronto, la famiglia Zerbo, proprietaria dell'omonima storica fabbrica di scope di saggina, mise a disposizione un grosso carro, trainato da una pariglia di robusti cavalli, per andare a Bassano del Grappa a prendere la grossa campana.
Alla nuova campana fu imposto il nome Redenta (chiamata anche Campanon per la sua mole) e fu dedicata al Divin Redentore. Cominciò ad emettere i suoi primi rintocchi all'inizio dell'Anno Santo 1900 e del XX secolo (chiamato "della Redenzione"), quindici anni dopo le altre campane.
Con la nuova grande campana la sonata solenne in quarto divenne una scala diatonica maggiore (La2 - Si2 - Do#3 - Re3; se non si suona il Campanon la sonata in terzo rimane una scala diatonica minore).
Il celebre compositore Sante Zanon (1899-1965), direttore del Coro del Gran Teatro "La Fenice" di Venezia, compose su testo di mons. Riccardo Bottacin"Il Campanon di Chirignago", una celebre melodia spesso eseguita dal coro parrocchiale nei suoi concerti. Anche mons. Orlando Barbaro, direttore del Coro "Lorenzo Perosi" ed attuale Vicario Episcopale del Patriarcato di Venezia per la Santificazione ed il Culto, si cimentò sul tema componendo una sua versione musicale de "Il Campanon di Chirignago".
Il periodico parrocchiale è stato denominato "El Campanon" per indicare che il suo messaggio è per tutti, come il suono delle nostre campane. In passato si chiamava proprio "Le campane".
Il Campanon e il campanello
Le altre campane
L'interno della cella
campanaria
Campana grande (a sx) e mezzana (a dx)
Campana grande (a sx) e mezzana (a dx)
L'interno della cella campanaria
La campana grande
(particolare)
Campana grande (a dx) e mezzana (a sx)
La campana grande
(particolare)
Opera di Pietro Colbachini
La campana
piccola
La campana grande sotto al Campanon
La campana mezzana
La centralina di comando delle campane in sacrestia
EPIGRAFI DEDICATORIE DELLE CAMPANE DI CHIRIGNAGO (VENEZIA)
Campana
Consacrata a
Iscrizioni (e traduzione)
Redenta
(Campanon)
Divin Redentore
Christus vincit, Christus regnat, Christus imperat
Anno Sancto 1900 (Cristo vince, Cristo regna, Cristo impera. - Anno Santo 1900)
Laudo Deum verum; plebem voco; congrego clerum; defunctos ploro; nimbum fugo; festaque onoro. - A peste fame et bello libera nos Domine. Soli Deo onor et gloria (Lodo il Dio vero, chiamo il popolo, raccolgo il clero, piango per i defunti, metto in fuga i temporali e onoro le feste.
Liberaci o Signore dalla peste, dalla fame e dalla guerra.
A Dio solo onore e gloria)
Maria
(media)
Beata Vergine Maria
Exaudi vocem populi tui et libera eum ab omni malo - venite fili audite me - In te Domine speravi, non confundar in aeternum (Ascolta la voce del tuo popolo e liberalo da ogni male - venite figli ascoltatemi -
In te o Signore ho sperato, non sarò confuso in eterno)
Ecce Crucem Domini - venite adoremus - fugite partes adversae - a fulgure et tempestate libera nos Domine (Ecco la Croce del Signore - venite adoriamo - fuggite forze avverse - Liberaci o Signore dal fulmine e dalla grandine)
Piero
(sonello)
Non è possibile leggere le iscrizioni a causa della posizione in cui si trova la campana
I nomi di battesimo delle campane sono tramandati dalla tradizione popolare.
Molto probabilmente alla campana dedicata al Sacro Cuore di Gesù fu imposto il nome Teresa in memoria della madre di mons. Giovanni Battista Buso, che si chiamava Teresa Cadorin.
Il nome Piero imposto al campanello forse si può collegare a San Pietro, al quale è dedicata la Cattedrale di Treviso, della quale mons. Buso era Canonico Onorario (la parrocchia di Chirignago fece parte della diocesi di Treviso fino al 1927, quando passò al Patriarcato di Venezia). O forse fu un omaggio e un segno di gratitudine per l'architetto Pietro Saccardo e per il fonditore Pietro Colbachini.
Sulle tre campane del 1885 sono inoltre presenti le seguenti iscrizioni:
Opera di Pietro Colbachini fu Gio - Bassano
1885 stipe conlata Clarinacenses (trad. i Chirignaghesi con le offerte raccolte)
Joan Bapta Buso canonico onorario archipresbitero
Pietro Bongiovanni 1837
CONCERTO CAMPANE ARCIPRETALE DI SAN GIORGIO DI CHIRIGNAGO
Campana
Anno di fusione e fonditore
Peso (Kg)
Diametro (mm)
Nota nom.
Redenta
1900 - Pietro Colbachini (Bassano)
2845
1720
La2
Teresa
1885 - Pietro Colbachini (Bassano)
1901
1510
Si2
Maria
1885 - Pietro Colbachini (Bassano)
1244
1350
Do#3
Giovanna
1885 - Pietro Colbachini (Bassano)
832
1140
Re3
Piero
1885 - Pietro Colbachini (Bassano)
200 ca.
630
Re4*
* fuori concerto
Le tre campane piccola, grande e mezzana (da Ovest verso Est) suonano a slancio, a battaglio volante, e sono alloggiate sotto al Campanon e al campanello.
Il Campanon suona a distesa secondo il sistema ambrosiano, a battaglio cadente. Non raggiunge mai la posizione verticale a bicchiere, a motivo del peso e dello spazio nella cella.
La sonata a 4 esegue una scala diatonica maggiore (La2 - Si2 - Do#3 - Re3) con il semitono discendente in partenza (nell'ordine Re3 - Do#3 - Si2 - La2).
La sonata a 3 esegue a slancio una scala diatonica minore (Si2 - Do#3 - Re3), sempre con il semitono discendente in partenza (nell'ordine Re3 - Do#3 - Si2).
La sonata a 2, azionata esclusivamente a martello, esegue un intervallo di tono discendente (Do#3 - Si2). In precedenza eseguiva un intervallo di semitono, sempre discendente (Re3 - Do#3).
Pur essendo possibile, non viene mai eseguita la sonata a 2 a slancio, né con l'intervallo di tono (Si2 - Do#3 oppure La2 - Si2), né di semitono (Do#3 - Re3), né di terza maggiore (La2 - Do#3), né di terza minore (Si2 - Re3), né di quarta giusta (La2 - Re3).
La sonata a 1 è eseguita dalla campana grande (Si2) o dal Campanon (La2) o dal campanello (Re4). Il campanello (detto anche sonello) non suona mai assieme alle altre campane, essendo fuori concerto.
Pur essendo possibile, non viene mai eseguita la sonata a 1 a slancio con la sola campana mezzana (Do#3) o la sola campana piccola (Re3).
L'orologio batte le ore a martello ai minuti .00 e .30 utilizzando il Campanon (La2). Ai minuti .30, al termine dei rintocchi orari, viene aggiunto un solo rintocco della campana mezzana (Do#3), eseguendo quindi un intervallo di terza maggiore per differenziare il segnale da quello orario dei minuti .00.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, mentre i vasi sacri e altri oggetti di valore vennero nascosti sopra il soffitto dell'abside, le campane furono rimosse e calate dalla sommità del campanile e portate a Mestre, nel cortile della Scoletta di San Lorenzo, in attesa di essere fuse per farne materiale bellico.
Il parrocchiano-poeta Domenico "Menego" Frigo, con l'aiuto di mons. Riccardo Bottacin, nel difficile anno 1943, interpretava così il pianto di Redenta, che con cuore quasi umano salutava la gente prima di scender dal campanile.
IL TESTAMENTO DEL "CAMPANON" Parla il Campanon:
Io ti saluto Chirignago amato circa mezzo secolo con te ho passato. Ti ringrazio del giorno che son arrivato, della bella festa che m'hai preparato. Nella mia cella mi hai collocato, da là il mio compito sempre ho soddisfatto. Al sacro tempio ti ho sempre chiamato, alla preghiera t'ho sempre invitato. Alle gioie e ai dolori con te ho partecipato, i tuoi matrimoni con te ho festeggiato. I tuoi trapassati con te ho annunziato, i tuoi coscritti con te ho incoraggiato. Ma ora il compito mio è terminato perchè anch'io sono reclutato. La Patria mi ha chiamato e devo rispondere da bravo soldato. Noi dobbiamo sempre chinare il capo che il voler di Dio sia sempre fatto. Ma prima da te d'essere staccato faccio da buon padre amato. In questo triste e doloroso momento ti voglio lasciare il mio testamento: "Guarda Chirignago di molto pregare perchè unito ai tuoi possa presto ritornare. Sii sempre onesto, pio e buon, te lo raccomanda il tuo Campanon!". Il Campanon Stasera, li 30 Marzo 1943
Gli abitanti di Chirignago, profittando di un allentamento della sorveglianza, andarono a riprendere le loro campane e le sotterrarono nello spazio fra i tre gradini della porta laterale est della chiesa ed il campanile, dove si passava per entrare in chiesa. Proprio il passaggio continuo della gente, unito forse alla pioggia, abbassò il terreno, per cui emersero ad un certo punto gli attacchi delle campane e fu necessario ricoprirli con altra terra. Alla fine della guerra furono issate al loro posto da Martinelli di Trevignano di Montebelluna (Treviso) e fu proprio il loro suono a comunicare alla nostra gente la fine del tremendo conflitto e sottolineare l'arrivo della pace.
Nel 1961 le campane furono motorizzate (elettrificate) dalla ditta Giuseppe Morellato e Figli di Falzè di Trevignano (Treviso). Probabilmente fu in questa occasione che, in nome della modernità, furono rimossi le corde, le originali incastellature delle armature e i ceppi in legno, nonostante fossero perfettamente conservati ed efficienti, e sostituiti con altri in ferro (o ghisa?). È anche probabile che la qualità del suono emesso dalle campane, con le modifiche effettuate, ne abbia risentito. Dopo la riforma liturgica si pensò di riutilizzare il ceppo dismesso in legno massiccio del Campanon come sostegno della mensa del nuovo altare versus populum, con le opportune modifiche. Purtroppo il progetto non trovò realizzazione e il grande ceppo divenne lo schienale di una panca posta sul sagrato, accanto all'ingresso del campanile. I ceppi furono quindi conservati per molti anni presso la base del campanile, poi se ne persero definitivamente le tracce. Una grave perdita, dato che si trattava di vere e proprie opere d'arte realizzate su misura dall'ingegno di esperti falegnami e fabbri di fine Ottocento. L'Italia è piena (giustamente) di musei della civiltà contadina dove vengono custoditi i più umili attrezzi del passato ma non si è ancora pensato di conservare in modo decoroso i preziosi ceppi lignei dismessi, come invece avviene all'estero.
I battacchi sono stati sostituiti più volte, in momenti diversi, così come la copertura in piombo della cupola (modificandone la curvatura), il parafulmine e le lancette dell'orologio.
In origine sulla croce era installata una caratteristica banderuola segnavento con l'emblema del Sacro Cuore di Gesù, fiammeggiante, circondato da una corona di spine e sormontato da una croce. L'attuale banderuola, in rame, non presenta alcun emblema.
Il 22 Aprile 1989 è stata inaugurata la Galleria "La Piccola", alla base del campanile.
In occasione del Grande Giubileo del 2000, su progetto dell'architetto Renzo Chinellato, attorno al campanile è stato edificato un chiostro di collegamento con la chiesa, il Centro Parrocchiale "Papa Albino Luciani", la Sala "Mons. Riccardo Bottacin" e la canonica. La copertura del chiostro, a falde strutturate da capriate in legno, si raccorda con il campanile racchiudendolo per tre lati su quattro (Est, Nord, Ovest). Per consentire il raccordo tra la copertura del chiostro e il campanile fu necessario rimuovere il medaglione in marmo bianco del Trecento raffigurante San Giorgio a cavallo e il drago, patrono di Chirignago, incastonato sopra la porticina d'ingresso, sul lato Ovest. Al momento della rimozione si è scoperto trattarsi di un manufatto di forma cilindrica, innestato profondamente nella muratura del campanile. Ridotto notevolmente in lunghezza, ora si trova all’interno della chiesa, incastonato sull’ambone in marmo rosso realizzato dopo la riforma liturgica. Sempre in questa importante occasione, a completamento del chiostro, sul tetto del Centro Parrocchiale "Papa Albino Luciani", è stato innalzato un campaniletto a vela dotato di una campana antica, non elettrificata. Questo campaniletto è decorato da un bassorilievo in marmo rosa, proveniente da Betlemme, che raffigura San Giorgio a cavallo e il drago, ricordo del pellegrinaggio parrocchiale in Terra Santa compiuto nel Grande Giubileo del 2000.
La voce popolare ha sempre considerato il concerto di campane di Chirignago secondo solamente a quello del campanile della Basilica di San Marco Evangelista a Venezia. Ed effettivamente è così, come si evince da un semplice confronto:
Il fatto che le campane della Basilica di San Marco a Venezia siano molto più pesanti di quelle di Chirignago non deve trarre in inganno. Le note nominali emesse sono infatti le stesse. Pietro Colbachini era esperto nel creare campane a sagoma ultraleggera, ottenendo comunque suoni gravi, maestosi e ricchi di toni parziali armonici.
I Chirignaghesi non hanno mai rinunciato al desiderio di poter aggiungere una quinta campana, per poter sentire anche quel Mi3 che manca per eguagliare il concerto del paròn de casa di Piazza San Marco. Senza dubbio bisognerà prima effettuare studi approfonditi per non compromettere la staticità della torre, ma si confida che in futuro tale desiderio possa trovare realizzazione, non tanto per un'inutile sfida campanilistica, quanto per aumentare le combinazioni musicali e variare così maggiormente le possibilità di sonata, differenziandole a seconda delle occasioni.
Da molti anni la manutenzione delle campane è affidata all'impresa di Mario Vanin, con sede a Silvelle di Trebaseleghe (Padova).
Sono necessari diversi lavori nella cella campanaria, specialmente sulle strutture portanti le campane (incastellature delle armature e ceppi), intaccate dalla ruggine.
Tutti i quattro vasi acroteriali posti al culmine degli archi sui quattro lati della cella campanaria (identici a quelli sopra gli archi laterali della facciata della chiesa) si sono schiantati al suolo. L'intonaco esterno dei due piani della cella si sta sbriciolando e ha smarrito completamente i colori originari che richiamavano la facciata della chiesa.
Piccioni e pipistrelli popolano indisturbati l'interno del campanile, sia i due piani della cella campanaria e la cupola, sia gli spazi delle scale, riuscendo ad annidarsi attraverso gli oculi del tamburo e le feritoie sul lato Nord, indispensabili per la circolazione dell'aria.
Le scale interne in legno sono deteriorate da una rilevante presenza di tarli, parassiti, insetti, polvere e sporcizia, che le hanno indebolite al punto da rendere diverse rampe pericolanti. I piani intermedi interni sono stati e sono tuttora utilizzati come deposito di arredi, sacra suppellettile e altro materiale che, unitamente alla presenza dei colombi, ha sicuramente contribuito ad aggravare la situazione.
Infine è assolutamente necessaria un'accurata indagine di verifica statica di tutta la torre, finora mai effettuata, con la conseguente messa in sicurezza di tutto il campanile, necessario preludio di un indispensabile intervento di restauro globale non più rinviabile.
Vedute dalla cella campanaria (primavera 2005)
Sud-Est
Sud-Ovest
Est
Nord-Est
Nord-Ovest
Dopo la nevicata del febbraio 1991
Il linguaggio delle campane
Le campane con il loro suono armonioso sottolineano i ritmi, gioiosi e tristi, della vita del nostro paese.
Il campanile in passato svolgeva anche la funzione di torre civica del Comune di Chirignago.
L'orologio oggi è radiocontrollato e batte le ore a martello ai minuti .00 e .30 utilizzando il Campanon. Ai minuti .30, al termine dei rintocchi orari, viene aggiunto un solo rintocco della campana mezzana per differenziare il segnale da quello orario dei minuti .00.
Il Campanon suona da solo, a distesa, esclusivamente per annunciare alla comunità la morte di un/una parrocchiano/a, del parroco, del Vescovo o del Papa, e invitare così tutti a recitare l'invocazione Requiem aeternam.
La campana grande suona da sola, a slancio:
tutti i giorni alle 7.00, alle 12.00 e alle 19.30 (tranne il Venerdì Santo e Sabato Santo) per invitare tutti a recitare la preghiera Angelus Domini (oppure l'antifona Regina Caeli nel tempo da Pasqua a Pentecoste)
tutti i venerdì pomeriggio alle ore 15.00 (tranne il Venerdì Santo), agonia in onore della preziosa morte del Signore sulla croce, per invitare tutti a compiere il pio esercizio della Via Crucis
per accompagnare la processione al cimitero nei funerali di un/una parrocchiano/a sposato/a o vedovo/a ed invitare tutti a recitare l'invocazione Requiem aeternam
allo scoccare di ogni ora durante le Quarantore (dalla Domenica delle Palme a Mercoledì Santo)
Le tre campane grande, mezzana e piccola suonano insieme, a slancio, mezz'ora prima dell'inizio delle Sante Messe domenicali e prefestive.
Il Campanon suona a distesa assieme alle tre campane grande, mezzana e piccola (a slancio):
nelle solennità e in alcune feste, mezz'ora prima dell'inizio delle Sante Messe
al Gloria e Sanctus della Messa principale cantata delle solennità o se celebrata da un Vescovo
alla Benedizione Eucaristica al termine dell'adorazione al SS.mo Sacramento
per accompagnare la processione eucaristica nella solennità del SS. Corpo e Sangue di Cristo
alla Benedizione Eucaristica al termine della processione nella solennità del Corpus Domini
a mezzanotte nella notte di Natale e di Capodanno
in occasione di Battesimi, Prime Comunioni e Cresime
all'arrivo della sposa e per salutare gli sposi novelli al termine del rito del Matrimonio
per accompagnare la processione al cimitero nei funerali di una persona celibe o nubile
in occasione della prima Santa Messa celebrata da un neosacerdote
in occasione della S. Messa celebrata da un sacerdote nel 25°, 50°, 60° e 70° di Ordinazione
in occasione della visita di un Vescovo
in occasione della nomina del Patriarca di Venezia o di un vescovo di origine veneziana
in occasione dell'elezione del Sommo Pontefice
In passato le quattro campane suonavano assieme anche:
un'ora prima delle Sante Messa festive (oggi mezz'ora prima e solamente nelle solennità)
quando si avvicinava un temporale per rompere, con l'onda sonora, le nubi gravide di grandine
Il campanello suona sempre da solo, a slancio, un quarto d'ora prima dell'inizio delle Sante Messe feriali, festive e prefestive.
In passato l'ora esatta d'inizio delle Sante Messe festive era segnata da pochi rintocchi della campana mezzana, per sollecitare i ritardatari.
Le campane suonano a martello:
per accompagnare il corteo funebre verso la chiesa, per la Santa Messa esequiale (funerali)
per accompagnare l'uscita dei fedeli dalla chiesa, al termine della Santa Messa esequiale, nell'attesa che si snodi la processione al cimitero
La processione al cimitero, al termine dei funerali, è accompagnata dal suono della campana grande, a slancio, se la persona defunta era sposata o vedova. Se invece era celibe o nubile vengono suonate tutte le quattro campane a slancio.
La sonata a martello è eseguita da sole due campane, la mezzana e la grande. In precedenza suonavano a martello la mezzana e la piccola.
In passato, il 2 novembre, giorno della commemorazione dei defunti, tutte le campane venivano suonate azionando i battagli direttamente nella cella campanaria, mentre si snodava la processione in cimitero. Era il concerto più malinconico e, allo stesso tempo, più suggestivo. L'ultima volta che furono suonate in questo modo fu nelle ultime ore di vita di mons. Riccardo Bottacin. Suonarono ininterrottamente per tutta l'agonia invitando tutti a pregare.
In passato un suono di campana chiamava i ragazzi al catechismo. Oggi a questo scopo, viene suonata a corda la campana antica installata in occasione del Grande Giubileo del 2000 sul campaniletto a vela innalzato sul tetto del Centro Parrocchiale "Papa Albino Luciani".
Tutte le campane tacciono (eccetto l'orologio) dalla fine del Gloria della Santa Messa in Coena Domini del Giovedì Santo all'intonazione del Gloria della Veglia Pasquale, quando, dopo tre giorni di silenzio, sprigionano il loro festoso suono per annunciare la resurrezione di Gesù Cristo.
Preghiere alla Beatissima Vergine Maria
Si concede l'indulgenza parziale al fedele che al mattino, o a mezzogiorno, o alla sera piamente recita la preghiera Angelus Domini con i versetti e l'orazione propri, oppure nel tempo di Pasqua l'antifona Regina Caeli con l'orazione usuale.
da recitare all'alba, a mezzogiorno e al tramonto, mentre suona la campana
In nomine Patris, et Filii, et Spiritus Sancti. Amen.
Angelus Domini nuntiavit Mariae. Et concepit de Spiritu Sancto.
Ave Maria, gratia plena, Dominus tecum. Benedicta tu in mulieribus, et benedictus fructus ventris tui, Iesus. Sancta Maria, Mater Dei, ora pro nobis peccatoribus, nunc, et in hora mortis nostrae. Amen.
Ecce, ancilla Domini. Fiat mihi secundum verbum Tuum.
Ave Maria, gratia plena, Dominus tecum. Benedicta tu in mulieribus, et benedictus fructus ventris tui, Iesus. Sancta Maria, Mater Dei, ora pro nobis peccatoribus, nunc, et in hora mortis nostrae. Amen.
Et Verbum caro factum est. Et habitavit in nobis.
Ave Maria, gratia plena, Dominus tecum. Benedicta tu in mulieribus, et benedictus fructus ventris tui, Iesus. Sancta Maria, Mater Dei, ora pro nobis peccatoribus, nunc, et in hora mortis nostrae. Amen.
Ora pro nobis, sancta Dei Genetrix. Ut digni efficiamur promissionibus Christi.
Oremus. Gratiam Tuam, quaesumus, Domine, mentibus nostris infunde; ut qui, Angelo nuntiante, Christi, Filii tui, incarnationem cognovimus, per passionem eius et crucem, ad resurrectionis gloriam perducamur.
Per eundem Christum, Dominum nostrum. Amen.
Gloria Patri, et Filio, et Spiritui Sancto. Sicut erat in principio, et nunc, et semper, et in saecula saeculorum. Amen.
Gloria Patri, et Filio, et Spiritui Sancto. Sicut erat in principio, et nunc, et semper, et in saecula saeculorum. Amen.
Gloria Patri, et Filio, et Spiritui Sancto. Sicut erat in principio, et nunc, et semper, et in saecula saeculorum. Amen.
Pro fidelibus defunctis: Requiem aeternam dona eis, Domine. Et lux perpetua luceat eis. Requiescant in pace. Amen.
In nomine Patris, et Filii, et Spiritus Sancti. Amen.
L'Angelus, olio su tela di Jean-François Millet (1814-1875) - Musée d'Orsay, Parigi
traduzione in italiano (solitamente la preghiera Angelus Domini è recitata interamente in latino)
Nel nome del Padre, e del Figlio, e dello Spirito Santo. Amen.
L'angelo del Signore portò l'annunzio a Maria. Ed ella concepì per opera dello Spirito Santo.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te. Tu sei benedetta fra le donne e benedetto è il frutto del tuo seno, Gesù. Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Eccomi, sono la serva del Signore. Si compia in me la tua parola.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te. Tu sei benedetta fra le donne e benedetto è il frutto del tuo seno, Gesù. Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
E il Verbo si fece carne. E venne ad abitare in mezzo a noi.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te. Tu sei benedetta fra le donne e benedetto è il frutto del tuo seno, Gesù. Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Prega per noi, santa Madre di Dio. Perché siamo resi degni delle promesse di Cristo.
Preghiamo. Infondi nel nostro spirito la tua grazia, o Padre; tu che nell'annunzio dell'angelo ci hai rivelato l'incarnazione del tuo Figlio, per la sua passione e la sua croce guidaci alla gloria della risurrezione.
Per Cristo nostro Signore. Amen.
Gloria al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.
Gloria al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.
Gloria al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.
Per i fedeli defunti: L'eterno riposo dona loro, o Signore. E splenda ad essi la luce perpetua.
Riposino in pace. Amen.
Nel nome del Padre, e del Figlio, e dello Spirito Santo. Amen.
REGINA CAELI
Nel periodo da Pasqua a Pentecoste la preghiera Angelus Domini
è sostituita dall'antifona Regina Caeli, da recitare all'alba, a mezzogiorno e al tramonto,
mentre suona la campana
In nomine Patris, et Filii, et Spiritus Sancti. Amen.
Regina caeli, laetare, alleluia: Quia quem meruisti portare, alleluia,
Resurrexit sicut dixit, alleluia. Ora pro nobis Deum, alleluia.
Gaude et laetare, Virgo Maria, Alleluia, Quia surrexit Dominus vere, alleluia.
Oremus. Deus, qui per resurrectionem Filii tui, Domini nostri Iesu Christi, mundum laetificare dignatus es, praesta, quaesumus, ut per eius Genetricem Virginem Mariam, perpetuae capiamus gaudia vitae. Per eundem Christum Dominum nostrum. Amen.
Gloria Patri, et Filio, et Spiritui Sancto. Sicut erat in principio, et nunc, et semper, et in saecula saeculorum. Amen.
Gloria Patri, et Filio, et Spiritui Sancto. Sicut erat in principio, et nunc, et semper, et in saecula saeculorum. Amen.
Gloria Patri, et Filio, et Spiritui Sancto. Sicut erat in principio, et nunc, et semper, et in saecula saeculorum. Amen.
Pro fidelibus defunctis: Requiem aeternam dona eis, Domine. Et lux perpetua luceat eis. Requiescant in pace. Amen.
In nomine Patris, et Filii, et Spiritus Sancti. Amen.
traduzione in italiano (solitamente l'antifona Regina Caeli è recitata interamente in latino)
Nel nome del Padre, e del Figlio, e dello Spirito Santo. Amen.
Regina dei cieli, rallegrati, alleluia: Cristo, che hai portato nel grembo, alleluia, è risorto, come aveva promesso, alleluia. Prega il Signore per noi, alleluia.
Rallegrati, Vergine Maria, alleluia. Il Signore è veramente risorto, alleluia.
Preghiamo. O Dio, che nella gloriosa risurrezione del tuo Figlio hai ridato la gioia al mondo intero, per intercessione di Maria Vergine concedi a noi di godere la gioia della vita senza fine.
Per Cristo nostro Signore. Amen.
Gloria al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.
Gloria al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.
Gloria al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.
Per i fedeli defunti: L'eterno riposo dona loro, o Signore. E splenda ad essi la luce perpetua.
Riposino in pace. Amen.
Nel nome del Padre, e del Figlio, e dello Spirito Santo. Amen.
L'antifona Regina Caeli può anche essere cantata, in tono semplice:
Oppure in tono solenne:
Alla recita della preghiera Angelus Domini (o dell'antifona Regina Caeli nel tempo da Pasqua a Pentecoste) può seguire la recita delle lodi (al mattino) o dei vespri (alla sera).
Il Santo Padre recita con i fedeli e i pellegrini la preghiera Angelus Domini (o l'antifona Regina Caeli nel periodo da Pasqua a Pentecoste) tutte le domeniche e in altre particolari occasioni alle ore 12.00, affacciandosi alla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano in Piazza San Pietro o al balcone del cortile interno del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo. Al termine della preghiera, imparte la Benedizione Apostolica e saluta i fedeli nelle diverse espressioni linguistiche.
La preghiera, preceduta da alcune brevi parole del Santo Padre per introdurre la preghiera mariana, viene sempre trasmessa in diretta su RAIUNO, TV2000 e da numerose altre stazioni radiotelevisive di tutto il mondo.