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LE CONFRATERNITE

Le Confraternite, o Scuole, erano delle associazioni laiche, ma con fini religiosi, nate con lo scopo di salvarsi l’anima con la preghiera, le cerimonie devozionali, l’aiuto ai bisognosi, il soccorso agli ammalati.
Le più seguite erano dette dei Battuti perché in origine, a metà del XIII secolo, i confratelli, in occasione di particolari funzioni religiose, si autoflagellavano pubblicamente, in remissione dei peccati propri e della comunità.
Sappiamo che a Venezia ne furono fondate sei, che però abbandonarono presto le cruente manifestazioni pubbliche per dedicarsi alle opere di carità. Il termine stesso “Battuti” venne accantonato e sostituito con il titolo più appropriato di Scuole della Misericordia.
Questo fenomeno si sviluppò talmente che ben presto anche ogni piccola comunità della terraferma ebbe la sua Scuola o Confraternita, che aveva il suo centro religioso nella chiesa e che trovava la sua forza nella reciproca solidarietà dei confratelli.
Per entrare nella confraternita bisognava versare una quota annuale in denaro o in natura. I benefici che ne derivavano erano poi molti, spirituali e anche materiali, perché in caso di bisogno si poteva contare sull’aiuto dei confratelli. Basta pensare alle spese per i funerali o alla dote per le ragazze. Ma bisognava pagare ed i nostri progenitori non vivevano esattamente nell’abbondanza. Ecco allora che spesso il parroco era costretto ad esortare dal pulpito gli inadempienti ed a promuovere le iscrizioni.
Alcune scuole addirittura vietavano ai confratelli di partecipare in forma ufficiale ai funerali degli associati debitori, a meno che la famiglia del defunto non avesse nel frattempo provveduto a saldare quanto dovuto. Non deve stupire questa rigidità perché, tra le spese improrogabili, c’era anche il mantenimento del cappellano della confraternita, di cui non si faceva assolutamente carico la chiesa parrocchiale. Quando le condizioni economiche lo permettevano, venivano condonati i debiti ai confratelli poveri, ma ciò nelle piccole scuole accadeva raramente perché era già difficile coprire le spese correnti.
A Chirignago sin dal 1441 esisteva la confraternita laica dei Battuti (concessione di indulgenza di quest'anno). Di essa non possediamo lo statuto; forse una parte è confluito nella redazione riformata nel nel 1459 dal rettore Bartolomeo di Pietro (1459-1517) che la trasformò nel titolo di Beata vergine della Misericordia (o Santa Maria della Misericordia). Ma è riforma che ne cambiò del tutto la fisionomia. Probabilmente soltanto il nome ne è la continuità; la denominazione della "Misericordia", è trapassata come ricordo della lauda ufficiale dei Disciplinati Bianchi: "Misericordia andiam chiamando", i quali a Venezia nel 1399 avevano subito un noto incidente. La Scuola aveva molto seguito tra la popolazione, ed era diretta da un gastaldo che, eletto annualmente, aveva la responsabilità di far rispettare ai confratelli gli impegni assunti. Egli, nella comunità, era una figura predominante e rispettata, aveva dei consiglieri che si chiamavano massari, e per le questioni d’ordine pratico si avvaleva della collaborazione dei pestafangi o zappafangi. In caso di inadempienze dei confratelli, che potevano essere la mancata assistenza ai fratelli ammalati, la scarsa partecipazione alle cerimonie religiose o comunque una qualsiasi disobbedienza alla regola comune, il gastaldo applicava una multa, anche considerevole, in denaro, il cui mancato pagamento causava il loro allontanamento.
Il cappellano della confraternita di Chirignago godeva di una rendita in natura, frumento e vino, dell’elargizione di una somma periodica, e dell’uso di una casa vicina alla chiesa. Svolgeva le funzioni all’altare della Scuola dedicato alla Madonna, privilegiato per i Confratelli e Sorelle della Scuola e, con il permesso del rettore, celebrava in caso di necessità anche qualche battesimo. Egli veniva mantenuto con le rendite dei beni che la Confraternita possedeva in seguito a donazioni o lasciti testamentari.
Confratelli della scuola erano tutti i capi famiglia. Era una vera associazione religiosa con effetti civili dove si eleggevano gastaldo e consiglieri con scrutini detti ballottaggi. Si ponevano cioè, data la scarsità di scuole, dei numeri a sorteggio. Tutto si faceva nell’unico ambiente della località: la chiesa. Ai ballottaggi venivano invitati tutti i capifamiglia. Agli assenti si applicava una multa d’un soldo che si depositava nel fondo cassa della scuola. Compito del gastaldo della scuola era la sorveglianza degli iscritti ammalati. Nel caso degli infermi gravi e bisognosi, egli incaricava all’assistenza diuturna due confratelli. Due consorelle invece per le donne. A novembre ogni anno il gastaldo doveva preparare un pasto ai confratelli con "pan, carne de manzo et bon rosto de porcho et vin segondo el numero dicti fradelli" e quello che avanzava doveva essere dato ai poveri.
Infine si stabiliva anche il campanaro che doveva suonare le campane per le assemblee festive della scuola ed in caso di morte. Tale lo spirito cristiano comunitario della scuola.
Nel 1505 nasce anche la scuola del Santissimo Sacramento, documentata dal 1508: importante perchè è tra le più antiche di terraferma (detta del Salvatore nel 1592 e del Venerabile nel 1725).
Le Confraternite del Santissimo Sacramento ebbero diffusione dalla festa del Corpus Domini, istituita dal Vescovo di Liegi nel 1246 e proclamata a Venezia nel 1295. Il loro scopo principale era l’adorazione dell’Eucarestia, per cui era suo compito provvedere alla cura dell’altare maggiore, con l’acquisto delle candele e dell’olio per la lampada permanente.
I confratelli partecipavano con grande pompa alle cerimonie religiose del Corpus Domini e delle quaranta ore durante la settimana santa, alle processioni durante tutto l’anno ed erano assistiti da un sacerdote beneficiario di una rendita.
Nel 1521 viene nominato rettore di San Giorgio Nicola (o Nicolò) Bianco (1521-1528), uno dei canonici della collegiata arcidiaconale di Mestre. Il cenacolo della sapienza mestrina gli insegnò l’arte e volle stendere la regola della Confraternita della Beata Vergine (mariegola) in un codice miniato, risparmiato dall’ingiuria dei tempi e conservato negli archivi parrocchiali. Il prezioso manoscritto è steso nelle parti essenziali in latino; nel resto in dialetto veneto primitivo utile alla glottologia. È ricco di notizie e di particolari sulla vita dei nostri villaggi di campagna. Il borgo con Asseggian, Caene, Brendole, Santa Barbara, a quei tempi non raggiungeva ancora mille anime. Ma tutte si raccoglievano attorno al proprio clero iscrivendosi alla scuola della Beata Vergine della Misericordia.
Prezioso documento è codesto di pietà laicale, sia perchè è la prima scuola di terraferma dopo quella della Madonna di Mestre, come si diceva nella supplica rivolta al comune di Chirignago per il suo riordinamento nel 1757, sia per i testi linguistici.
Esso è contenuto in un codice membranaceo (mm. 280 x 219) di ff. 34 n. n. (però f. 20 cartaceo); ff. 1v., 2r. con le seguenti raffigurazioni ad acquerello a piena pagina: la Madonna della Misericordia su maniera di Cima da Conegliano (1459-1517) f. 1v; San Giorgio uccide il dragone, di gusto popolare, f. 2r.
In calce a f. 2r., stemma con liocorno rampante in campo azzurro-rosso sbarrato di traverso (blasone della famiglia Bianco) con la dicitura laterale: "Dominus presbiter Nicolaus Blancho, rector ecclesie sancti Georgii de Clarignago, diocesis tarvisine".
La rilegatura originale era in tutta pelle, tavole e borchie, mentre quella odierna è in tutta pelle (parzialmente ora consunta ai margini), eseguita a Venezia nell'agosto 1863 per cura di Francesco Scipione Fapanni, come afferma lui stesso nella descrizione sommaria del codice. La data di rilegatura risulta nel retro del piatto posteriore.
Lo statuto conosciuto dal citato Fapanni, che ne diede, oltre l'accennata descrizione, pure l'incipit e il tratto del numero 16, e da Emanuele Antonio Cicogna, ci è giunto nella redazione ultima del 1512, che comprende quelli antecedenti del 1459 e 1498, ritrascritti; da codesti la scuola risulta genericamente intitolata a Santa Maria. Soltanto in quello del 1512 appare il rapporto con la devozione alla "Mater Misericordiae", raffigurata ad acquarello a f. 1v., certo nella terza redazione.
Il culto della "Mater Misericordiae", di notevole diffusione areale nel tardo Medioevo, ha determinato numerose confraternite in suo onore. Limitatamente alla regione veneta, si osservino tra quelle indicate dal Monti: a Venezia, scuola grande della Misericordia nel 1261; a Verona nel 1474, anno in cui esistono già i Disciplinati di Santa Maria della Misericordia, che si trasforma in quest'anno nella compagnia della Beata Vergine, di San Sebastiano e di San Rocco; a Vicenza nel 1407; a Zara nel 1493.
Codesta devozione ha suscitato pure una vivace corrente iconografica specifica, secondo un tipo stabile, con devoti e devote che si rifugiano sotto l'amplissimo manto della Vergine. Esso appare anche nella miniatura di Chirignago, con tre confratelli da un lato e tre consorelle dall'altro: in codesto caso i devoti non esprimono il concetto generale dell'umanità protetta da Maria, secondo l'ormai classico rilievo di Louis Réau, ma sono in rapporto con la confraternita locale: cosa che convalida l'avvertenza di Gilles Gerard Meersseman.
Anche dalle vesti dei devoti si avverte il distacco totale dal tipo di confraternite dei Battuti: vi manca il classico sacco bianco e il cero in mano. Si noti pure come lo stesso tema iconografico della "Mater Misericordiae" sia presente nella pala dell'altare della scuola, il quale si trova nella chiesa parrocchiale (secondo sulla parete sinistra in cornu Evangelii). La pala raffigurante la Beata Vergine della Misericordia (Madonna in trono e i Santi Giorgio e Marco e devoti), fu lavorata nel 1571 da Francesco da Santacroce (detto Croco nella regola), forse nipote di Marco Antonio Santacroce (1570-1592), parroco-rettore di Chirignago in quest'anno, che gliela commissionò.
L'intitolazione "Santa Maria della Misericordia" non risulta mai evidente, neppure negli atti della scuola: soltanto nel decreto del 10 settembre 1753 del vescovo di Treviso Paolo Francesco Giustiniani è fatto obbligo ai confratelli di riprendere l'antico nome di Beata Vergine della Misericordia.
In realtà il 22 gennaio 1738 era già trasformata in scuola del Rosario (siamo nel Settecento, secolo del Rosario), perchè ormai la devozione alla Madonna della Misericordia non aveva più alcuna risonanza nella pietà dei confratelli, sostituita ormai da quella del Rosario assai più diffusa, in particolare nella diocesi trevigiana durante i secoli XVII e XVIII.
L'ampliamento generale dello statuto nel 1512 va inserito nel movimento generale riformistico che animava le confraternite prima del Concilio di Trento. Qui certo non si trova un testo di alta spiritualità, come nella Regola di Bologna, citata dal Meersseman; solo giova rilevare il senso cattolico e di coscienza nazionale nell'auspicio che la misericordia si spanda su tutto il mondo e sull'Italia.
Per la verità, questa nuova redazione dello statuto non è specifica della scuola di Chirignago: identica vien data nel prologo della mariegola dei Battuti di Mestre, databile, secondo il Castellani, alla fine del secolo XV (ma il Fapanni, trascrivendone l'incipit, data la matricola al 1302; non appare chiaro se solo la scuola rimonti a tale anno oppure anche la mariegola stessa; in effetti la redazione è della fine del secolo XV).
I confratelli di Chirignago prendono il loro ideale di perfezione da quelli di Mestre: soltanto si noti che in questa di Chirignago viene omesso il particolare della "verberatio", come d'altronde si era ormai fatto sin dalla riforma degli statuti nel 1459.
Per un rapporto di interdipendenza fra le due confraternite si osservino i particolari seguenti: (Incipit Battuti Mestre): Poi che l'è piasesto al sumo et omnipotente et eterno Dio Padre, Figliolo et Spirito Santo...; (Misericordia Chirignago), n. 35: Di che l'è piaciuto al summo, onnipotente et eterno Dio Padre, Fiol et Spirito Sancto...; per il particolare della "verberatio" (Battuti Mestre): li qual honestamente andarà per piaze e per vie de dì e de note batendose aziò che mortal question intra loro non sia...; (Misericordia Chirignago): Li qual in procession anderà honestamente per via azò che mortal question intra loro non sia... Come si vede, è omesso l'inciso essenziale della flagellazione.
Per il resto il testo è identico. L'abbandono della penitenza pubblica costituisce un particolare di notevole importanza, poichè segna il trapasso da una forma di devozione appariscente ad aspetti più riservati, secondo le rinnovate esigenze spirituali del secolo.
Il caso di Chirignago è illuminante, poichè si aggiunge alla confraternita di San Tommaso d'Aquino di Perugia, citata da Giuseppe Alberigo e di Orvieto. Per l'evoluzione dei Disciplinati verso nuove forme di spiritualità, ed in specie verso quella del Rosario, si può tener presente, per ora solo dal punto di vista iconografico, anche la Madonna della Misericordia nel polittico di Simone da Cusighe alle Gallerie dell'Accademia di Venezia. Il lavoro di Simone è stato eseguito nel 1394 per conto di Cristoforo, cappellano della chiesa di San Bartolomeo a Salce di Belluno, sede di una confraternita di Disciplinati. I confratelli, oltre agli elementi iconografici consueti, tengono tra le mani una corona, che Stefano Orlandi pone in chiaro rapporto con il Rosario.
A chi vorrà analizzare il testo sotto il profilo di storia della pietà, sarà utile individuare le diverse componenti che vi confluiscono.
Se poi si voglia tracciare una linea estremamente sommaria dei temi di pietà rilevabili, si noti l'insistenza contro la bestemmia, il richiamo alla santificazione della festa con la processione dei confratelli e la loro presenza nella chiesa parrocchiale prima dell'inizio della Messa: lotta contro la bestemmia, confessione il "XV dì avanti la Pasqua" e comunione "el dì de la zobia sancta over de Pasqua", opere di misericordia come la visita ai confratelli ammalati, funerali, preghiere di suffragio. I confratelli erano tenuti a partecipare alle messe e alla processione della prima domenica di ciascun mese, del giorno della Madonna candelora (Presentazione al Tempio del Signore), della festa dell'Annunciazione, dell'Assunzione, della Natività, della festa di San Giorgio, e nei tre giorni delle rogazioni.
In particolare nell'ampliamento statutario del 1512 vien data un'accentuazione notevole alle opere di misericordia e al senso liturgico (presenza dei confratelli alle rogazioni per l'Ascensione), secondo una più spiccata coscienza sociale in superamento del momento individuale della pietà antecedente, come è rilevato e lumeggiato dall'Alberigo.
In ciò ancora una volta la confraternita laica nella parrocchia medioevale, e in questo caso tardo-medioevale, rappresenta un movimento di impegnata vita e professione cristiana; è quel laicato pio, ovvero terza forza della Chiesa, com'è definito di recente, che esercita un'opera di supplenza alla carenza del clero nella cura delle anime pretridentina.
Ma è opportuno far presente pure un altro aspetto, vale a dire il contributo che codesto movimento laico reca alla spiritualità stessa del clero: infatti, nel nostro caso (ed in simili altri), il cappellano della scuola è impegnato sia alla celebrazione della Messa infrasettimanale, sia all'assistenza spirituale dei confratelli. In tempi nei quali questa forma di pietà sacerdotale non era ancora frequente, lo stimolo, per quanto legato ad un interesse economico, vien dato dai laici.
Nella redazione del 1512 sono invitati anche i chierici a partecipare alla Scuola; in effetti nella mariegola del 1521 figurano i tre sacerdoti della parrocchia: rettore e cappellano e cappellano della scuola. Invece dal citato proemio della scuola dei Battuti di Mestre risulta la presenza di chierici alla "verberatio": li qual puoleno a questa penitentia correr et etiandio nobili e non nobili clerici e anchora laycii li qual in processione honestamente andarà per piaze e par vie de dì e de note batendose. È un utile documento la presenza loro nelle due confraternite, sia in rapporto alla unità pretridentina tra clero e laicato, sia per la "verberatio", a cui essi si sottopongono nel caso di Mestre.
Il 1 marzo 1521 fu aggiunta la matricola.
Nel 1521 Altadonna Trevisan, benefattrice della confraternita, fondò una mansioneria. Si ricorda anche Maria Richati, che aveva lasciato in dote, nel 1509, due campi con l’obbligo di quattro messe annuali.
È interessante l’elenco offertoci delle famiglie più antiche di Chirignago incaricate ad assumere cariche in seno alla cosiddetta frattaglia. Dal registro manoscritto si conoscono infatti: Vito Giacomo, Agnolato Pietro, Pasini Francesco, Domenico Zogaja detto Semenza, Antonio Spaier, Guzonato Tolomio.
All’inizio del Seicento la Confraternita della Misericordia mostrava di possedere beni.
Oltre il testo dello statuto, vi sono documenti anteriori e posteriori, utili per la storia della confraternita.
Si noti tuttavia come i documenti non si succedono in ordine cronologico regolare, pochè si passa a ritroso dal 1530 al 1517 e 1503 per ritornare poi al 1535: evidentemente sono due documenti qui ricopiati e collocati dopo il 1530.
Si osservi pure la firma del vescovo di Treviso Paolo Francesco Giustiniani in visita pastorale dell'8 ottobre 1777, siglata dopo un documento del 1592; ad essa segue quella del successore Bernardo Marini, del 28 settembre 1791: certo poichè ivi il foglio rimasto in bianco si prestava per apporvi il nome.
Dei documenti, oltre quelli riguardanti liti tra confratelli e clero o gli atti consueti, va ricordato quello del 7 settembre 1749, per onorare Flaminio Corner (1693-1778), il celebre senatore storiografo della Chiesa veneziana e torcellana. I nobili veneziani Corner (o Cornaro) erano stanziati in parrocchia nella frazione di Azzeggiano. La parrocchia volle tributare grandi onori a Flaminio, procuratore di San Giorgio, in una festa particolare fissata l'8 Settembre 1749, quando ancora si villeggiava durante l’autunno e l’estate. Il Corner aveva fatto dono alla chiesa di San Giorgio di due bellissimi e preziosi reliquiari d'argento lavorato a sbalzo e per questo nel giorno festivo tutta la popolazione gli tributava onori meritevoli. Tra le diverse reliquie in essi contenute: la colonna di Nostro Signore, il velo della Beata Vergine, il pallio di San Giuseppe, un dente di San Giuliano martire, un dente di San Giustino martire e poi San Luca Apostolo ed Evangelista, San Bartolomeo Apostolo e martire, San Biagio Vescovo e martire, San Basilio Magno Vescovo e Dottore della Chiesa, San Barnaba Apostolo, Santa Teodosia vergine e martire, Sant'Aurelia martire. I reliquiari, alti entrambi 45 cm, furono esposti per la prima volta sull'altare della Beata Vergine della Misericordia il giorno dell'Assunta, solennità della confraternita, nell'anno 1749. Nel 1754 la stessa confraternita commissionò la realizzazione di un tabernacolo marmoreo per l'altare della scuola, per riporvi il SS.mo Sacramento il Giovedì e Venerdì Santo, e per custodire i due reliquiari donati da Corner. Purtroppo solo uno è giunto a noi (foto1; foto2).
Le cronache della nostra mariegola ci danno fatti di Chirignago fino alla fine del XVIII secolo. L'ultimo atto giuridico è del 1766: un'alienazione di due campi in ottemperanza alle leggi pubbliche sulla manomorta.
I decreti napoleonici del 1807 soppressero la Confraternita della Madonna (sicuramente esistente nel 1791 in occasione della visita pastorale del vescovo di Treviso Bernardo Marin), con la confisca di tutti i suoi beni. In quell’anno la locale scuola del Santissimo Sacramento, l’unica rimasta, contava 40 confratelli, su 1300 abitanti. La Confraternita del Santissimo Sacramento sopravvisse fino alla Seconda Guerra Mondiale.


Madonna della Misericordia su maniera di Cima da Conegliano (1459-1517) e San Giorgio e il dragone, di gusto popolare, ff. 1v e 2r del Codice statuto (regola, mariegola) della Confraternita della Beata Vergine della Misericordia di Chirignago; miniature ad acquerello a piena pagina opera del 1521 di don Nicola Bianco, rettore di Chirignago dal 1521 al 1528

Oltre alle confraternite della B.V. della Misericordia (1459) e del SS.mo Sacramento (1505) sono da ricordare:

  • la Confraternita di San Valentino - attiva dal primo Settecento alla Seconda Guerra Mondiale
  • la Scuola di San Giorgio - citata nel 1679
  • la Confraternita dell'Assunta - citata nel 1696
  • la Confraternita della B.V. del Rosario - canonicamente eretta nel 1769
  • la Congregazione mariana della B.V. e San Luigi Gonzaga - eretta nel 1848 e aggregata alla Chiesa del Gesù di Roma
  • il Terz'Ordine Francescano, dipendente dal Convento di San Michele di Venezia, attivo dal 1888 fino agli anni Settanta del '900
  • la Confraternita di Sant'Antonio (?) - attiva nella II metà dell'Ottocento e nel primo Novecento
  • la Confraternita della Beata Vergine del Carmine - eretta canonicamente il 25 ottobre 1915, inaugurata nel 1916, attiva fino agli anni Settanta
  • il Comitato di assistenza alle famiglie dei soldati - attivo durante la Prima Guerra Mondiale
  • l'Azione Cattolica - attiva dal settembre 1915 fino agli anni Settanta, rifondata nel 1987
  • la Confraternita del Sacratissimo Cuore di Gesù, fondata nel 1924
  • la Lega contro la bestemmia ed il turpiloquio, voluta da mons. Bottacin e attiva nel Novecento
  • la Pia Unione Figlie di Maria
  • il Sodalizio Madonna della Buona Morte, fondato da Pio X, che nel 1957 contava 1754 iscritti
  • la Confraternita dei Vesperetti, in suffragio dei fedeli iscritti defunti, tuttora esistente

 

Stauroteca fatta nel 1723 con i beni della Scuola di San Valentino (attiva fino alla Seconda Guerra Mondiale) per contenere una reliquia della Vera Croce di Nostro Signore. Il preziosissimo reliquiario è d'argento, lavorato a cesello in forma di croce con raggiera dorata. La lancia e la spugna si appoggiano alle braccia della croce, al di sotto e al di sopra della quale vi sono due cherubini.
Sul piedistallo l'iscrizione: "Fu fatta di beni della Scuola di San Valentino MDCCXXIII"