I MINISTRI ISTITUITI (ACCOLITI E LETTORI)

Giuseppe Marino è un accolito istituito nel 1999 dal Patriarca di Venezia cardinale Marco Cè. Da allora, oltre al prezioso servizio nella liturgia della comunità di Chirignago, presta la sua opera accanto ai malati dell’ospedale “dell’Angelo” di Mestre; qui emerge il tema della vicinanza a chi sta soffrendo, che gli permette di ricevere più di quanto dà, trovando nella sofferenza l’immagine di Cristo.

 

Ma chi sono i Ministri istituiti che aiutano il sacerdote e il diacono durante le azioni liturgiche?
Che ruolo hanno durante la Santa Messa e nella comunità? Da chi sono stati istituiti?

Fin dai tempi più antichi, accanto ai ministeri ordinati di vescovo, presbitero e diacono, furono istituiti dalla Chiesa alcuni ministeri al fine di prestare debitamente a Dio il culto sacro e di offrire, secondo le necessità, un servizio al popolo di Dio. Con essi erano affidati ai fedeli, perché li esercitassero, degli uffici di carattere liturgico e caritativo a seconda delle varie circostanze. Il conferimento di tali uffici spesso avveniva mediante un particolare rito, col quale il fedele, ottenuta la benedizione di Dio, era costituito in una speciale classe o grado per adempiere una determinata funzione ecclesiastica
Alcuni di questi uffici, più strettamente collegati con l'azione liturgica, a poco a poco furono considerati come istituzioni previe per ricevere gli ordini sacri, di modo che l'Ostiariato, il Lettorato, l'Esorcistato e l'Accolitato, nella Chiesa Latina, furοnο denominati ordini minori in rapporto al Suddiaconato, al Diaconato ed al Presbiterato, i quali furono chiamati ordini maggiori e, sebbene non dappertutto, erano generalmente riservati a coloro che, appunto attraverso gli ordini minori, ascendevano al Sacerdozio.
Tuttavia, poiché gli ordini minori non sono rimasti sempre gli stessi e numerosi uffici ad essi connessi vennero nel tempo esercitati anche da laici, Papa San Paolo VI il 15 agosto 1972, solennità dell'Assunzione della Beata Vergine Maria, volle rivedere tale prassi, in modo da definire gli elementi necessari e nello stesso tempo stabilire quel che si doveva esigere dai candidati all'ordine sacro.

Dal 1 gennaio 1973, con l'entrata in vigore delle norme contenute nella lettera apostolica in forma di motu proprio Ministeria quaedam, i ministri istituiti sono due: quello cioè del Lettore e dell’Accolito e comprendono anche le funzioni fino ad allora affidate al Suddiacono. Questi uffici non vengono più chiamati ordini minori ma ministeri e il loro conferimento non viene più denominato ordinazione ma istituzione. Non sono più riservati ai candidati al sacramento dell'Ordine ma possono essere affidati anche ai laici (vengono infatti ritenuti propriamente chierici soltanto coloro che hanno ricevuto il Diaconato). In questo modo risulta evidente la distinzione fra chierici e laici, fra ciò che è proprio e riservato ai chierici e ciò che può essere affidato ai fedeli laici.

L'istituzione del Lettore e dell'Accolito, secondo la veneranda tradizione della Chiesa, è riservata agli uomini, ai quali si richiede la ferma volontà di servire fedelmente Dio e il popolo cristiano. I ministeri sono conferiti dal Vescovo con il rito liturgico «istituzione del Lettore» e «istituzione dell'Accolito», riconosciuto dalla Sede Apostolica. Il conferimento dei ministeri non dà diritto al sostentamento o alla remunerazione da parte della Chiesa.

"Il lettore è istituito per l'ufficio, a lui proprio, di leggere la parola di Dio nell'assemblea liturgica. Pertanto, nella Messa e nelle altre azioni sacre spetta a lui proclamare le letture della Sacra Scrittura (ma non il Vangelo); in mancanza del salmista, recitare il salmo interlezionale; quando non sono disponibili né il diacono né il cantore, enunciare le intenzioni della preghiera universale dei fedeli; dirigere il canto e guidare la partecipazione del popolo fedele; istruire i fedeli a ricevere degnamente i Sacramenti. Egli potrà anche - se sarà necessario - curare la preparazione degli altri fedeli, quali, per incarico temporaneo, devono leggere la Sacra Scrittura nelle azioni liturgiche. Affinché poi adempia con maggiore dignità e perfezione questi uffici, procuri di meditare assiduamente la Sacra Scrittura.
Il lettore, sentendo la responsabilità dell'ufficio ricevuto, si adoperi in ogni modo e si valga dei mezzi opportuni per acquistare ogni giorno più pienamente il soave e vivo amore e la conoscenza della Sacra Scrittura, onde divenire un più perfetto discepolo del Signore"
(Ministeria quaedam, V).

Il termine accolito deriva da una parola greca che significa “seguire”, “accompagnare”. "L'accolito è istituito per aiutare il Diacono e per fare da ministro al Sacerdote. È dunque suo compito curare il servizio dell'altare, aiutare il Diacono e il Sacerdote nelle azioni liturgiche, specialmente nella celebrazione della Santa Messa; inoltre, distribuire, come ministro straordinario, la Santa Comunione tutte le volte che i ministri non vi sono o non possono farlo per malattia, per l'età avanzata o perché impediti da altro ministero pastorale, oppure tutte le volte che il numero dei fedeli, i quali si accostano alla Sacra Mensa, è tanto elevato che la celebrazione della Santa Messa si protrarrebbe troppo a lungo. Nelle medesime circostanze straordinarie potrà essere incaricato di esporre pubblicamente all'adorazione dei fedeli il Sacramento della Santissima Eucaristia e poi di riporlo; ma non di benedire il popolo. Potrà anche - in quanto sia necessario - curare l'istruzione degli altri fedeli, i quali, per incarico temporaneo, aiutano il Diacono e il sacerdote nelle azioni liturgiche portando il messale, la croce, i ceri ecc., o compiendo altri simili uffici. Egli eserciterà tanto più degnamente questi compiti, se parteciperà alla Santissima Eucaristia con una pietà sempre più ardente, si nutrirà di essa e ne acquisterà una sempre più profonda conoscenza.
L'accolito, destinato in modo speciale al servizio dell'altare, apprenda tutte quelle nozioni che riguardano il culto pubblico divino e si sforzi di comprenderne l'intimo e spirituale significato: in tal modo potrà offrirsi, ogni giorno, completamente a Dio ed essere, nel tempio, di esempio a tutti per il suo comportamento serio e rispettoso, e avere inoltre un sincero amore per il corpo mistico di Cristo, o popolo di Dio, e specialmente per i deboli e i malati" (Ministeria quaedam, VI).

Compito distintivo dell’accolito è quindi anche quello di aver cura dei deboli, dei poveri e degli infermi attraverso l’esercizio della carità, dell’assistenza e dell’aiuto, nonché ovviamente portando loro la Santa Comunione. In questo senso essi danno compimento alle parole con cui il Vescovo li esorta durante il solenne rito liturgico di istituzione: “Amate di amore sincero il corpo mistico di Cristo, soprattutto i poveri e gli infermi. Attuerete così il comandamento nuovo che Gesù diede agli Apostoli nell’ultima cena: amatevi l’un l’altro come io ho amato voi”. Anche attraverso il loro impegno acquista concretezza il fatto che non si può in una comunità condividere il pane celeste se non si condivide la fatica, il lavoro e la sofferenza di chi è in difficoltà per il pane terreno.

Il lungo cammino di preparazione e di studio per diventare lettori e accoliti, guidato sovente dal Patriarca in persona o dai suoi più stretti collaboratori, non è privo di difficoltà e di sacrifici. Prevede fra l’altro il coinvolgimento particolare della moglie di chi si appresta a ricevere il ministero. Un cammino che non si conclude con l'istituzione ma che prosegue per sempre attraverso frequenti incontri e ritiri spirituali ed in particolare con il servizio alla liturgia in Cattedrale a San Marco a Venezia dove si ha l’occasione di trarre dalla presenza del Patriarca l’energia spirituale da portare e diffondere nelle proprie comunità.

Non si deve quindi pensare al servizio dei ministri istituiti come ad un fatto meramente funzionale: lo slancio per un servizio così importante non nasce per caso ma è il frutto di un'autentica vocazione.

 

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I COMPITI DELL'ACCOLITO
dall'Ordinamento Generale del Messale Romano (187-193)
secondo l'Editio Typica Tertia, promulgata il 20 aprile 2000
approvata dalla Sede Apostolica con decreto N. 288/03/L del 25 gennaio 2004

I compiti che l’accolito può svolgere sono di vario genere; molti di essi si possono presentare contemporaneamente. Conviene quindi distribuire i vari compiti tra più accoliti; se però è presente un solo accolito, svolga lui stesso gli uffici più importanti, e gli altri vengano distribuiti tra più ministri.
Nella processione all’altare, l’accolito può portare la croce, affiancato da due ministri con i ceri accesi. Giunto all’altare, colloca la croce presso l’altare, affinché sia la croce dell’altare, altrimenti la ripone in un luogo degno. Quindi va al suo posto in presbiterio.
Durante l’intera celebrazione, è compito dell’accolito accostarsi, all’occorrenza, al sacerdote o al diacono per presentare loro il libro o per aiutarli in tutto ciò che è necessario. Conviene pertanto che, per quanto possibile, occupi un posto dal quale possa svolgere comodamente il suo compito, sia alla sede che all’altare.
In assenza del diacono, terminata la preghiera universale, mentre il sacerdote rimane alla sede, l’accolito dispone sull’altare il corporale, il purificatoio, il calice, la palla e il Messale. Quindi, se necessario, aiuta il sacerdote nel ricevere i doni del popolo e, secondo l’opportunità, porta all’altare il pane e il vino e li consegna al sacerdote. Se si usa l’incenso, presenta il turibolo al sacerdote, e lo assiste poi nell’incensazione delle offerte, della croce e dell’altare. Quindi incensa il sacerdote e il popolo.
L’accolito istituito, se necessario, può, come ministro straordinario, aiutare il sacerdote nella distribuzione della Comunione al popolo. Se si fa la Comunione sotto le due specie, in assenza del diacono, l’accolito presenta il calice ai comunicandi, o tiene lui stesso il calice, se la Comunione si dà per intinzione.
L’accolito istituito, terminata la distribuzione della Comunione, aiuta il sacerdote o il diacono a purificare e riordinare i vasi sacri. In assenza del diacono, l’accolito istituito porta i vasi sacri alla credenza e lì, come si usa abitualmente, li purifica, li asterge e li riordina.
Terminata la celebrazione della Messa, l’accolito e gli altri ministri, insieme al sacerdote e al diacono, ritornano in sagrestia processionalmente nello stesso modo e ordine con il quale erano arrivati.

[...]

Nel caso siano presenti altri presbiteri, essi possono aiutare il sacerdote nella distribuzione della Comunione. Se non ve ne sono a disposizione e il numero dei comunicandi è molto grande, il sacerdote può chiamare in aiuto ministri straordinari, cioè l’accolito istituito, o anche altri fedeli a ciò deputati secondo il diritto. In caso di necessità, il sacerdote può incaricare volta per volta fedeli idonei.
Questi ministri non salgano all’altare prima che il sacerdote abbia fatto la Comunione e ricevano sempre dalla mano del sacerdote il vaso in cui si custodiscono le specie della Ss.ma Eucaristia da distribuire ai fedeli.

 

I COMPITI DEL LETTORE
dall'Ordinamento Generale del Messale Romano (194-198)
secondo l'Editio Typica Tertia, promulgata il 20 aprile 2000
approvata dalla Sede Apostolica con decreto N. 288/03/L del 25 gennaio 2004

Nella processione all’altare, in assenza del diacono, il lettore, indossata una veste approvata, può portare l’Evangeliario un po’ elevato; in tal caso procede davanti al sacerdote; altrimenti, incede con gli altri ministri.
Giunto all’altare, fa’ con gli altri un profondo inchino. Se porta l’Evangeliario, accede all’altare e ve lo depone. Quindi va ad occupare il suo posto in presbiterio con gli altri ministri.
Proclama dall’ambone le letture che precedono il Vangelo. In mancanza del salmista, può anche proclamare il salmo responsoriale dopo la prima lettura.
In assenza del diacono, dopo l’introduzione del sacerdote, può proporre dall’ambone le intenzioni della preghiera universale.
Se all’ingresso o alla Comunione non si fa un canto, e se non vengono recitate dai fedeli le antifone indicate nel Messale, le può dire il lettore al tempo dovuto.

 

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