Le Visite Pastorali Le Confraternite Chirignago dal 1861 ad oggi
I parroci dalle origini ad oggi Il campanile e le campane Gli oratori pubblici e privati
L'Arte La bandiera L'organo
 

ORIGINI DI SAN GIORGIO DI CHIRIGNAGO


Stampa tratta dalla "Grande Illustrazione del Lombardo Veneto, ossia Storia delle Città, dei Borghi, Comuni, Castelli, ecc. fino ai Tempi Moderni" per cura di Cesare Cantù e d'altri letterati, Volume Secondo, stampato a Milano presso Corona e Caimi Editori nel 1858

"...Chirignago in antico, Clarinaco,
Xè un paese svegià, che ga del sal,
Dove da quel più scaltro al più macaco
Tuti sente quel spirito ìndustrial,
Che influisce su la circolazion
Del sangue, del marengo e del croson..."
Luigi Canevese, da "Per le Nozze Beninato-Ganassin",
in "Raccolta di poesie in dialetto veneziano", Tipografia G. Nardi, Treviso, 1898

 

Chirignago: le origini nell'antica Roma

Una compiuta storia di Chirignago giace manoscritta ed inedita in uno zibaldone di Francesco Scipione Fapanni nell'archivio parrocchiale di Martellago. Ma altre notizie si rinvengono qua e là negli altri zibaldoni fapanniani della Marciana, nonchè dagli indici di Gian Battista Verci ed occasionalmente nelle storie dell'agro mestrino.
Non è facile individuare una etimologia sicura del toponimo Chirignago.
Anzitutto notiamo che codesta forma si stabilizza solo nella metà dell'Ottocento: dapprima dall'origine del toponimo si è passati attraverso diverse fluttuazioni: da Caurignago a Chierignesco, a Chierignago, a Chierinago, a Chiarignago, a Cirignago.
La spiegazione del toponimo attuale Chirignago appare facile nella desinenza -ago, che indica l'appartenenza prediale e accenna alle paludi, cioè appartenente a-; invece può risalire abbastanza probabile nella prima parte Chiri, effetto di trasformazione di Clari, cioè dal fiume Clarinus (Chiarino), ricordato nelle carte dei confini e beni di S. Elero, del 1000. Dunque il nome Chirignago deriva probabilmente dall’idrotoponomastica ed è, come si dice in linguaggio tecnico, un idrotoponimo, secondo il sistema di quasi tutti i nomi di luogo attorno alla laguna, da Gambarare, Oriago, Borbiago forse, Zelarino, Mestre soprattutto, fino a Zero, Musestre, Meolo. Trae perciò la sua radice dall’antico fiume Clarinus, uno dei rami più settentrionali del delta di San Ilario, dalle acque molto chiare, che nelle vicinanze formava un lago, o una palude, il Clarini Lacus, da cui Clarinacus, Clerinacus, Clariniaco, Clarignaco, Clarignagi, Clarignanum, Clarignago, e infine Chirignago. Ne consegue quindi che Chirignago significhi terre attinenti o vicine al fiume Clarino, che scorrendo nella zona sud-est dell'attuale Malcontenta-Oriago, verso la laguna tra Fusina e Gambarare, toccava le terre appartenute alla parrocchia di Chirignago. Il paesaggio era pre-lagunare di tipo torboso, ricco di specchi d'acqua e di bosco. Perciò il nome del luogo venne dal fiume o viceversa.
Altre ipotesi indicano che il toponimo di Chirignago provenga dal nome di persona latino Clarinus (la gens Clarina) o Quirinus di sicura origine romana in tempi della colonizzazione del delta, con il tipico suffisso -acus di origine celtico-romana che designa la pertinenza. Forse le stesse truppe di stanza e di custodia permanente dei ponti costruitivi (ben otto sul Muson e sul Clarino) e nei castellari, sull'Altinate Emilia, portarono qui il culto del dio Quirino (o Romolo, fondatore di Roma di origine Sabina). Forse i nobili Quirini (o Querini) ebbero possessi nel nostro Chirignago. Il nome potrebbe quindi significare il lago o palude di Quirino o Clarino.
Davanti alla cinquecentesca villa Fabris Favaro (foto1; foto2; foto3; foto4), nel centro di Chirignago, sotto il bitume della via Miranese, esistono i resti di un antico ponte romano, con delle arcate che si susseguono fino al centro del vecchio villaggio, lungo l'antico alveo del fiume Clarino, in attesa di essere riportati alla luce.
Nei parchi di villa Bisacco-Palazzi e villa Gyulaj Friedenberg vi sono tuttora numerosi resti della civiltà romana: stele, anfore, sarcofaghi, resti di condutture e marmi vari.

 

Il territorio di Chirignago: il Bosco Brombeo
Il fiume Muson Vecchio diventa il Rio Cimetto

L’antico territorio di Chirignago era molto vasto. Dal confine delle Brendole o Brentelle con la “Colombara” raggiungeva la “Rana”. Racchiudeva parte della zona attuale di San Pio X con le località storiche di Zen di Villabona, Catene col Parlan, sorte nel delta antico del Muson dove si svilupperà il famoso porto romano di Botenighi.
Comprendeva il corso del Clarino, verso nord-ovest, il Clarignaco o Clerignago con Asseggian e la Gazzera bassa, di qua del bosco Zello sul Musonetto e le sponde del Marzenego oltre il Clarino. Era compresa anche la zona della “Giustizia”.
A Chirignago scorre tuttora il Rio Cimetto, in direzione sud-est, sul vecchio alveo del fiume Muson Vecchio, prima che questo fosse deviato, nel 1612, tramite il canale Taglio Nuovo di Mirano. Si origina in comune di Salzano nei pressi del fiume Muson Vecchio, attraversa quindi gli abitati di Spinea e Chirignago. In località Gazzera curva verso nord e confluisce poco dopo nel Marzenego proprio dove quest'ultimo si biforca andando a circondare il centro di Mestre. Anche l'ultimo tratto fu modificato in quanto è molto probabile che il corso d'acqua proseguisse sino alla laguna di Venezia. Il suo bacino idrografico è di 5.19 km².
Nel territorio si estendeva un folto bosco di lecci e roveri chiamato bosco di Brombeo o prati de Batèo luogo ideale per la caccia in palude. Ricchissimo di flora arborea plurisecolare e di fauna avicola, vi si recavano a partite di caccia i nobili del Settecento. Già nel 1126 sono noti i boschi di Brombedo e il bosco Comunis Clarignani (del comune, ma non in senso odierno, di Clarignano), mentre nel 1188 conosciamo i boschi di Mestre, del Clarigii, di Corcani, che deve essere un nome di persona Zorzano, derivato da Giorgio, e della "villa" località cioè di Pirago.
La sera del 24 settembre 1867 il bosco di Chirignago fu teatro di un terribile uragano che causò un disastro. Il vortice sradicò, sollevò dal suolo e schiantò circa duemila piante di alto fusto, la maggior parte secolari. Una fabbrica colonica fu anch'essa abbattuta; molti casolari rovinati e le rovine trasportate a grandissima distanza. Si raccolsero grani di grandine pesanti 3, 4, persino 5 libbre.
Il bosco Brombeo di Chirignago fu distrutto durante la Prima Guerra Mondiale per utilizzarne il legname.

 

San Giorgio di Chirignago

Rimane tuttavia da spiegare la presenza del titolo liturgico San Giorgio patrono della parrocchia. È probabile che esso sia dovuto ad una colonizzazione della zona da parte dei benedettini di San Giorgio maggiore di Venezia. Infatti le località di Asseggiano a nord di Chirignago e di Catene, a est del paese, appartennero sino a tutto il 1700 al monastero di San Giorgio: tra l’altro nel 1458 esso godeva del pecoratico o imposta sulle pecore. L'intero territorio a ovest di Mestre era diventato gradualmente possesso di San Giorgio Maggiore, con i primi acquisti avvenuti il 27 agosto 1022. Già dal 1120 tre mansi giacevano in confino Piragi et Clarignani.
Oppure il Santo è diventato patrono della località, poichè qui poteva esistere una stazione di militari, lungo la Via Desman, l'attuale Miranese. Quasi dovunque nel Veneto, e in generale in Italia, San Giorgio è patrono di parrocchie, collegate a sedi militari di Longobardi e Carolingi.
Abbiamo notizie sicure di una Ecclesia Clarignaghi dedicata a San Giorgio nell’anno 1123, in quanto tutta la zona dal Tarù a Fusina era possedimento del monastero benedettino di San Giorgio Maggiore di Venezia, con la sua celebre abbazia fondata nel 982, che intitolava al Santo i propri terreni. Il 2 maggio 1123, all'atto di compera di un manso, cioè un vasto appezzamento di terreno, che Enrico, Alberto, Ecilo e Arsenio del fu Giovanni de Clerignago, assieme a Puviza (o Cuniza) vedova di Giovanni da Clarignano, acquistano dall'abate di San Giorgio, nella dichiarazione dei confini, si precisa che verso occidente c'è ecclesia Clarignani.
Chirignago risulta terra del vescovo di Treviso Ulderico III, il quale nel 1178 possiede qui suoi vassalli ed istituisce (1330) una prebenda per il rettore della chiesa, evidentemente dedito alla cura spirituale dei suoi dipendenti. Chirignago, con Botenigo, Caene ed Azzegian facevano parte del feudo immenso del presule della marca. San Giorgio nasceva come chiesa curata campestre per i bisogni della gente rurale del feudo.
Probabilmente quindi la chiesa, in origine, apparteneva all’ordine benedettino, che, attorno al 1100, possedeva dei terreni nella zona di Chirignago. La parrocchia di Chirignago infatti era, anticamente, sotto la giurisdizione dell’Abbazia di Sant’Ilario, che si trovava in un’isoletta della laguna, di fronte ai Moranzani. Più tardi passò sotto la giurisdizione della diocesi di Treviso.
San Giorgio fu la prima filiale dell’Arcipretale di San Lorenzo, come rettoria dipendente da Mestre.
Il pievano era anticamente un coroepiscopo con clero attorno alla pieve matrice col quale faceva vita comunitaria. Al pievano spettava il diritto di predicare la Parola di Dio e i funerali. Anche i Matrimoni e i Battesimi erano di spettanza del pievano che nel nostro caso era l’arcidiacono di Mestre.
Il chierico o rettore delle chiese filiali agiva su ordinanza del pievano. Nelle chiese rurali, nelle cappelle filiali era concessa solo una Messa nel dì festivo.
Nell’archivio parrocchiale della chiesa matrice, la chiesa rurale di San Giorgio viene ricordata per la prima volta nel 1292. Così risulta in un documento del 2 dicembre 1292 dove nella chiesa di San Lorenzo di Mestre Jacobus Clericus del Vescovo di Treviso rettore di Clarignago, cinque lettere del vescovo che ingiungono l'obbedienza al Patriarca di Aquileia.
Nel 1297, nella Rationes decimarum Venetiae-Dalmatiae et Histrie, vengono ricordati il presbiter Marcus ed il chierico Corsio, i quali versano quaranta soldi di colletta.
Nel 1330 il vescovo di Treviso costituisce una prebenda di lire 50 fra rettore e chierico, di ducati 60 quando era chiesa curata e il parroco aveva annesso il chiericato e pagava poi ducati 8 a chi ne avesse il titolo. Poi questo beneficio semplice fu dato alla S. Inquisizione, stabilmente nel 1607, con litigi prima e dopo.
Nel 1335 le famiglie di Chirignago erano 4, altrettante in Azzeggiano. Allora le famiglie erano costituite da masserie immense dette fuochi, di circa 80 campi, con diversi nuclei familiari. Infatti gli abitanti erano circa 620.
In questi giorni la regula (cioè il colmello) di Chirignago, legato a Mestre anche civilmente, subisce le dolorose vicende delle guerre che insanguinarono la zona. Il 24 ottobre 1336, durante la guerra carrarese, Chirignago fu incendiato completamente assieme al vicino colmello di Asseggiano. Tant'è vero che il 4 novembre, gli anziani di Treviso scrivono al loro ambasciatore presso gli Scaligeri, che presenti vive rimostranze per l'episodio, poichè la villa de Clarignago che dava ogni mese mille lire piccole, non risponde più in nulla, distrutta com'è.
Ma tre anni dopo, nel 1339, allontanato il pericolo scaligero, il doge Francesco Dandolo con sua ducale assegnava alla podestaria di Mestre Clarignagum e Asyglanum (Asseggiano) con altri paesi dei dintorni.

 

L'antica chiesa di Chirignago

L'antica chiesa di Chirignago, dedicata a San Giorgio, che conosciamo presentata attraverso una stampa del 1858, fu costruita quindi dopo l'incendio del 1336. La dedicazione era celebrata il 13 giugno. Era situata all’incirca in corrispondenza dell'attuale Piazza San Giorgio, accanto all'antica casa canonica parrocchiale, dove ora c’è la via Miranese, con altare maggiore ad orientem. Aveva tre porte in mezzo e due laterali. Sul fronte due busti e iscrizioni ricordavano gli abati Francesco Moro (1610-1616) e Cristoforo Baldo (1618-1622). Vi erano due indulgenze plenarie: nel giorno dell'Assunzione della Beata Vergine, e plenaria di sette anni per la visita della chiesa "in die Resurrectionis". Poi un'altra il giorno di San Giorgio. Si suonava l'Ave Maria due volte il giorno e dopo il suono della sera si davano dei tocchi di campana.
Nel 1467 si comunicavano 250 anime in 50 famiglie.Fonte Battesimale del 1521
Nel 1521 venne concesso alla chiesa il fonte periodico stagionale, cioè nelle epoche dell’inverno freddo, nei tempi delle piene dei fiumi quando era difficile portare i neonati al battesimo della chiesa matrice di Mestre. I Libri Baptizatorum e i Libri Matrimoniorum si hanno a Chirignago a partire dal 1567, dopo che il Concilio di Trento (1542-1563), con il Decreto “De Reformatione” (1563) ne introdusse l’obbligatorietà. I Libri Defunctorum e degli stati delle anime si hanno a Chirignago dal 1662, dopo che furono imposti da Papa Paolo V con la Costituzione “Apostolicae Sedi” (1614).
Il fonte battesimale, ottagonale, è lo stesso utilizzato ancor oggi e si trova in chiesa, ai piedi del presbiterio accanto alla porta della cappella del SS.mo Crocifisso.
Il borgo con Asseggian, Caene, Brendole, Santa Barbara, a quei tempi non raggiungeva ancora mille anime.
La parrocchia era un ente non solo a carattere religioso ma anche amministrativo; teneva i registri delle nascite, dei matrimoni e delle morti (con la causa del decesso), e questo continuò fino al passaggio dello stato civile al Comune.
Ma anche dopo l’erezione della parrocchialità (poco dopo il 1521 perchè sino allora si citano i diritti dell'arciprete di mestre) la chiesa figlia ebbe degli obblighi verso la matrice: come la partecipazione di tutto il suo clero alla funzione della settimana santa nella chiesa madre.
Infine le filiali divenivano indipendenti con oneri fiscali verso la matrice che variavano di luogo in luogo con canoni particolari e livelli.
La chiesa di San Giorgio usufruiva, tra i suoi proventi, degli introiti della posta delle pecore, che furono anche oggetto di una lunga controversia con i monaci di San Giorgio Maggiore di Venezia, che ad Asseggiano possedevano un ospizio.
In questo periodo Girolamo Rorario (1485-1556) riceve il Benefizio Parrocchiale di San Giorgio di Cirignago, si suppone in commendam, essendo solamente tonsurato. Girolamo Rorario è notissimo ancor oggi come umanista, sacerdote, giureconsulto, cultore di studi filosofici, diplomatico pontificio, protonotario apostolico, nunzio di Papa Leone X in Germania ai tempi di Martin Lutero, nunzio apostolico presso la dieta di Norimberga, podestà di Pordenone dal 1545 al 1547.
Nel 1554 visita pastorale del vescovo di Treviso card. Francesco Pisani.

 

Dopo il Concilio di Trento: le prime villeggiature in Chirignago

Nel 1565 Chirignago, col suo territorio vasto che comprendeva anche Azzeggian, Catene, Villabona, Colombara, La Giustizia e Ca’ Emiliani alla Rana oltre agli antichi Bottenighi contava 700 abitanti, suddivisi in 90 famiglie.
Nel 1571 il pittore bergamasco Francesco da Santacroce (detto Croco nella regola), nipote del Rettore Marcantonio Santacroce (1570-1592), dipinge la celebre pala raffigurante la Beata Vergine della Misericordia (Madonna in trono e i Santi Giorgio e Marco e devoti), per l’altare della confraternita omonima, tuttora conservata in chiesa (secondo altare sulla parete sinistra in cornu Evangelii). Questo altare era privilegiato per i Confratelli e Sorelle della Scuola.
Il 2 Novembre 1574 muore a Chirignago, dove si era ritirato a vita privata, mons. Marzio de Marzi de Medici, nato il 21 Novembre 1511, vescovo di Marsico Nuovo dal 1541 al 1573. Viene sepolto nella chiesa della Madonna dell'Orto a Venezia.
Nel 1592 visita pastorale del vescovo di Treviso mons. Francesco Cornaro.
Nel 1609 visita pastorale del vescovo di Treviso mons. Francesco Giustiniani. Nella relazione scritta dal rettore si descrive lo stato degli altari del 1565 delle Sante Caterina (forse di Alessandria) e Lucia vergini e martiri. Erano queste tipiche devozioni popolari contro determinate malattie (la pelle e gli occhi).
Nel 1621 il nuovo rettore-parroco Cristoforo Baldi (1618-1622) restaura l’antica chiesa di San Giorgio bisognosa di ritocchi importanti. Sono presenti gli altari di San Giovanni Evangelista ante portam latinam (cioè nel momento del suo martirio), di San Sebastiano (contro la peste) e di San Carlo: una delle prime devozioni terrafermiere al santo, dovuta sia alle identità sacerdotali post-tridentine, sia alla difesa dalla peste (e forse anche sotto l'influenza della chiesa mestrina).
Sappiamo inoltre che la chiesa di San Giorgio, oltre all’altare maggiore, con Pala d'Altare, dedicato al santo titolare, al già citato altare della Beata Vergine della Misericordia, aveva anche un altare dedicato alla Pietà di Nostro Signore (1634).
Nel corso dei secoli la chiesa, più piccola dell’attuale e risalente alla fine del XIV secolo, ha subito numerosi rimaneggiamenti nella disposizione degli altari come risulta da un’analisi dei documenti, specie di quelli riguardanti le visite pastorali.
Nel 1625 il beneficio tra fitti, livelli e quartesi rendeva anche 800 ducati.
Il 27 Settembre 1634 visita pastorale del vescovo di Treviso Silvestro Morosini, accompagnato dal vicario capitolare Baldassarre Bonifacio, che le cronache ci indicano fine letterato, oltre che parroco di Torreselle.
Nel 1641 il trentaseienne pittore Luca Ferrari, detto Luca da Reggio (1605-1654) realizza la pala tuttora conservata sul primo altare sulla parete sinistra in cornu Evangelii, detto "delle anime" o "dei morti", raffigurante Dio padre fra gli angeli, il Beato Bartolomeo di Chiaravalle e San Giovanni Evangelista.
Nel 1642 visita pastorale del vescovo di Treviso mons. Marco Morosini. Si ordina di cantare il vespero alla domenica e le litanie della Madonna il sabato sera. Si prescrive che la sagra sia celebrata con solennità, avvertendone il popolo nella precedente domenica e sonando campanò.
Nel 1647 visita pastorale del vescovo di Treviso mons. Giovanni Antonio Lupi, che ritorna a Chirignago in visita pastorale nel 1665.
Il Rettore Baldassarre Ficario (1662-1690) si preoccupò per un secondo restauro della vecchia chiesa, rimaneggiata fondamentalmente tanto che fu necessaria una seconda consacrazione. Le feste solenni si svolsero il 21 settembre 1674 (San Matteo) con la partecipazione del vescovo di Treviso Bartolomeo Gradenigo e dei nobili veneziani che villeggiavano.
La partecipazione del popolo fu totale. Le carrozze con il seguito degli accompagnatori, al passaggio per le vie del paese, vennero accolte al suono delle campane fra due ali di popolo riversatosi lungo il percorso.
A destra della facciata del coro fu posta una lapide commemorativa a ricordo della consacrazione della chiesa, la cui festa era la domenica più prossima a San Matteo.
Nel 1679 visita pastorale del vescovo di Treviso mons. Bartolomeo Gradenigo.
Nel 1685 gli abitanti sono 1600.
Il 16 Gennaio 1687 muore a 60 anni circa Girolamo (o Geronimo) II Angelo Flavio Comneno, Principe di Macedonia, Duca di Drivasto e Durazzo, XLII Gran Maestro del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, discendente della più importante dinastia imperiale di Bisanzio (Costantinopoli). Fu confessato da don Francesco Franerso, cappellano della chiesa di San Giorgio, che gli conferì anche l’unzione degli infermi. Le spoglie illustri furono inumate tra i recinti dell’altare di Santa Lucia della chiesa parrocchiale di Chirignago.
Il privilegio di essere seppelliti all’interno del luogo di culto non apparteneva solo ai nobili, ai pievani, o ai cappellani ma anche a persone comuni o comunque importanti (perpetue, parenti del clero, bambini…). Davvero molti furono i defunti seppelliti sotto il pavimento dell’antica chiesa. Non sappiamo esattamente quanti, ma era consuetudine seppellire in grandi arche in corrispondenza delle navate, come quella della nobile famiglia Raspi, che villeggiava spesso a Chirignago nella omonima villa cinquecentesca, che si può ancora ammirare nel centro di Chirignago, e che successivamente fu sede di villeggiatura anche dei Saccardo. Si seppelliva anche davanti agli altari, tra le colonne, ed anche sotto il presbiterio. L’autorizzazione a rompere il pavimento si chiamava licentia frangendis e veniva concessa dal vescovo che chiedeva ai privati un’elargizione, un contributo per la permissione, mentre era un diritto per i sacerdoti della chiesa.
Nel 1696 visita pastorale del vescovo di Treviso mons. Giovanni Battista Sanudo.
In questo periodo viene costruita villa Cecchini (poi del Conte Giorgi). Questa villa, che fu antico monastero, fu rasa al suolo nei bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. Sono rimaste miracolosamente intatte solo le antiche mura con la pregevole edicola religiosa del 1719, con statua della Vergine (rubata nel 2004 e sostituita da una copia), che ha dato il nome alla Via della Madonnetta.
Nel 1723 con i beni della Scuola di San Valentino (attiva fino alla seconda guerra mondiale) viene fatta una stauroteca per contenere una reliquia della Vera Croce di Nostro Signore. Il preziosissimo reliquiario è d'argento, lavorato a cesello in forma di croce con raggiera dorata. La lancia e la spugna si appoggiano alle braccia della croce, al di sotto e al di sopra della quale vi sono due cherubini. Sul piedistallo l'iscrizione: "Fu fatta di beni della Scuola di San Valentino MDCCXXIII". (foto1; foto2; foto3; foto4)
Nel 1725 visita pastorale del vescovo di Treviso mons. Augusto Zacco.
Il 4 dicembre 1725 muore Alvise Raspi, figlio del nobile padovano Sebastiano Raspi, di appena 16 mesi. Viene sepolto nella tomba di famiglia all'interno della chiesa. Già nell'ottobre 1716 il nobile Raspi aveva perduto una figlia di 11 mesi, Annetta, morta di male di flusso dopo esser stata visitata dal medico Sebastiano Baratti. La famiglia Raspi era originaria di Mantova. Nel 1360 si era trasferita da Bergamo a Venezia, dove si era in breve arricchita con i commerci. Possedeva una grande casa nella contrada di San Cassiano. Nel 1662 Giammaria Raspi, dietro pagamento di centomila ducati, era stato ammesso al Maggior Consiglio. La famiglia Raspi villeggiava a Chirignago nella bella villa cinquecentesca poi proprietà della famiglia Saccardo.

 

Flaminio Corner (1693-1789) procuratore di San Giorgio di Chirignago

In parrocchia si erano stanziati anche i nobili veneziani Corner (o Cornaro) nella frazione di Azzeggiano. Da questa famiglia nasceva Flaminio Corner (1693-1778), procuratore di San Giorgio, celebre senatore storiografo della Chiesa veneziana e torcellana. La parrocchia di San Giorgio gli volle tributare grandi onori in una festa particolare fissata l'8 Settembre 1749, quando ancora si villeggiava durante l’autunno e l’estate. Il Corner aveva fatto dono alla chiesa di San Giorgio di due bellissimi e preziosi reliquiari d'argento lavorato a sbalzo e per questo nel giorno festivo tutta la popolazione gli tributava onori meritevoli. Tra le diverse reliquie in essi contenute: la colonna di Nostro Signore, il velo della Beata Vergine, il pallio di San Giuseppe, un dente di San Giuliano martire, un dente di San Giustino martire e poi San Luca Apostolo ed Evangelista, San Bartolomeo Apostolo e martire, San Biagio Vescovo e martire, San Basilio Magno Vescovo e Dottore della Chiesa, San Barnaba Apostolo, Santa Teodosia vergine e martire, Sant'Aurelia martire. I reliquiari, alti entrambi 45 cm, furono esposti per la prima volta sull'altare della Beata Vergine della Misericordia il giorno dell'Assunta, solennità della Confraternita, nell'anno 1749. Nel 1754 la stessa confraternita commissionò la realizzazione di un tabernacolo marmoreo per l'altare della Beata Vergine della Misericordia, per riporvi il SS.mo Sacramento il Giovedì e Venerdì Santo, e per custodire i due reliquiari donati da Corner. Purtroppo solo uno è giunto a noi (foto1; foto2).
Nel 1754 Flaminio Corner arricchisce l'oratorio di Asseggiano, dedicato alla Beata Vergine e a Sant'Antonio da Padova, dei corpi santi di San Bonifacio (sotto la mensa) e Santa Caterina, del Sangue di San Fortunato (sopra l'altare) e lunghissima serie di reliquie insigni, un vero tesoro (ancora attualmente vi sono custodite reliquie di San Domenico, San Stanislao, San Bartolomeo, San Donato, San Cosimo, Sant'Anna, Santa Cecilia, San Filippo Neri, San Pio V). In Memorie della vita di Flaminio Cornaro Senatore Veneziano scritte ad un suo amico da D. Anselmo Costadoni Abate Camaldolese (1780) si trova scritto: "Nel nobile Altare di esso oratorio avea fatto riporre il sagro Corpo di un Santo Martire, e tre altri santi Corpi pur intieri, e con magnificenza vestiti, e adornati fatti avea collocare dentro e sopra l'Altare di Zegiano, avendo anche ottenuto dalla Sagra Congregazione de' Riti, che ogni anno si potesse quivi celebrare la Messa particolare delle Sagre Reliquie, nel tempo ch'ei portavasi a villeggiare per venerarle colla sua propria persona e divozione. La Festa quivi di S. Antonio solennizzavasi da lui con molto decoro; e superava qualunque difficoltà per esser libero addì 13. Giugno, affine di portarvisi personalmente ad assistere alla funzione, che facevasi quanto potea maggiore".

 

Dalla Serenissima al Regno d'Italia

"Le scoe da cusina
Che da Cirignago,
Spedie xe per tuto
Per fin a Chicago"
Luigi Canevese, Pronostico umoristico per l'anno 1898 (ad imitazione del "Nalin")

"Le pene delle nostre oche gira el mondo, le va fin là in America. Le scoe delle nostre fabbriche va in Inghilterra, in Francia, in Germania... dappertutto! E i ga trovà che no ghe xe nessuna scoa che scoa come 'na scoa delle nostre scoe! Cose grandi, fioi! Ciarinago avanti!"
Mons. Riccardo Bottacin, Le cento maravegie de Ciarinago... ciò i ride!, 1931

In questo periodo la vita religiosa era talmente sviluppata, che Chirignago contava ben nove preti nel centro e nelle frazioni di Azzeggian, Catene, Giustizia, Bottenigo, Villabona.
Tra il 6 e il 7 settembre del 1753 fu in Chirignago il Vescovo di Treviso Paolo Francesco Giustiniani, nobile veneziano. Fu ospite dei nobili del luogo con un seguito di servitù ed un accompagnamento di carrozze come era l’uso dei tempi e come consuetudine per l’autorità episcopale. La popolazione rurale di Chirignago non fu meno delle altre nel tributare gli onori al proprio presule. Tra il tripudio generale, al suono gioioso delle campane, si riversava tutta lungo il percorso delle carrozze col seguito.
Nell'autunno 1753 va in scena a Venezia la commedia "La cameriera brillante" di Carlo Goldoni. Nel secondo atto, scena XXII, viene citata Chirignago: "Mi no son Arzentina, son Momoletta da Chirignago, fia de Missier Stropolo da Musestre e donna Rosega da Mogian".
Il 17 agosto 1756 Chirignago viene sconvolta da un turbine (tromba d'aria), che provoca ingenti danni e, purtroppo, anche parecchi morti.
Nel 1761 seconda visita pastorale del vescovo di Treviso Paolo Francesco Giustiniani. Il parroco don Vittorio Allegri (1741-1774), laureato in legge e proveniente dalla nobiltà veneziana, ottiene il titolo di Arciprete trasferibile ai suoi successori. La sudditanza alla pieve matrice di San Lorenzo non veniva meno per questo. Infatti il pievano di Mestre non lasciava scorrere alcuna occasione per far sentire la propria autorità sulle ex cappelle filiali.
Nel 1765 la podesteria di Mestre, in cui era inclusa la villa di Chirignago con Assegian, Villabona e Bottenigo, contava una popolazione di 16.466 abitanti, divisi in 3309 famiglie. Chirignago aveva una popolazione di 1893 anime (1490 quelle da Comunione) e 361 famiglie. Dei suoi abitanti 334 lavoravano i campi, 488 esercitavano arti e mestieri, 120 facevano i botteghieri e 22 esercitavano la professione di artigiano.
Per fare qualche confronto, sottolineiamo che Mestre contava solamente 2976 abitanti, Zelarino 1239, Spinea 1138, Carpenedo 1505, Martellago 2017.
Nel 1766 la cinquecentesca Villa Curnis (poi Bisacco-Palazzi) assume l'aspetto attuale. Oggi è sede del Centro "Don Orione".
Nel 1767 l'organaro veneto Gaetano Callido (1727-1813) realizza per la chiesa di Chirignago un organo, con numero d'opera 33, come si legge nel catalogo generale delle opere costruite dal celebre “Professore d’Organi” (Chirignago Parrochia). [Nel 1877 l'organo Callido viene trasferito nella nuova chiesa di Chirignago, restaurato e rielaborato dall’organaro veneziano Pietro Bazzani (1816-1880), con i nipoti Giacomo e Pietro. A due manuali, viene montato sulla loggia di destra in cornu Epistulae sopra l’entrata ad est. Nel 1914 l’organo Callido-Bazzani viene venduto all’arcipretale di Dolo (Venezia). Al suo posto viene collocata la lapide commemorativa a ricordo dell’erezione della chiesa, originariamente posta sopra l’ingresso principale].
Nel 1767 nasce a Chirignago Pietro Busatti, che dal 1827 sarà arciprete di Robegano.
L'8 ottobre 1777 seconda Visita Pastorale del vescovo di Treviso Paolo Francesco Giustiniani. La comunità di Chirignago conta 2200 anime, 1700 quelle da Comunione. Vi sono il parroco e sei sacerdoti.
Nel 1780 viene fondata la Fabbrica Zerbo, che produce scope, bastoni, spazzole, prodotti di saggina, trafilati in legno (esportazione ed importazione) e materie prime per spazzole. Da decenni la fabbrica, in via Miranese, versa in un vergognoso stato di totale abbandono.
Il 23 novembre 1780 muore l'Abate Pietro Antonio Zini, veneto, per febbre infiamatoria munito di tutti li SSmi Sacramenti e della benedizione papale. Viene sepolto nel suo oratorio in Villabona con l'assistenza dell'arciprete Giannandrea Piccinato.
Il 12 marzo 1782 un avvenimento eccezionale scuoteva la gente di Mestre e sobborghi. Papa Pio VI era di passaggio, sostava in villa Erizzo e celebrava la Santa Messa nella cappella annessa (tuttora esistente nell’attuale Piazzale Donatori di Sangue).
Il 20 Settembre 1787 i rurali di Chirignago solennizzavano i sacrifici compiuti con grossi restauri nella propria chiesa. L’arciprete di quel tempo, Giannandrea Piccinato (1774-1813), succeduto all’Allegri, invitava il vescovo di Treviso Paolo Francesco Giustiniani a consacrarla, per la terza volta, un mese prima delle dimissioni del presule stesso. Il 19 novembre dello stesso anno viene aperta l'arca della famiglia Raspi, situata all'interno della chiesa, per accogliere le spoglie dell'illustrissimo signor Marcantonio Raspi del fu Sebastiano, morto a 77 anni di febbre, ed assistito al momento del trapasso dall'arciprete don Giannandrea Piccinato.
Il 27 Settembre 1791 visita pastorale del vescovo di Treviso Bernardino Marini, veneto.
Nel 1796 viene fondata la Fabbrica Fabris Favaro, che tuttora produce artigianalmente piumini, copripiumini, trapunte e guanciali in vera piuma vergine d'oca.
Il 14 marzo 1800 i cardinali riuniti in conclave presso l'abbazia benedettina di San Giorgio Maggiore, nell'isola di San Giorgio a Venezia, eleggono Papa il cardinale Barnaba Chiaramonti, che assume il nome Pio VII. Fu l'ultimo conclave della storia ad aver luogo fuori Roma.
Nel 1806 venne emanato il famoso editto napoleonico di Saint Cloud che prevedeva i cimiteri fuori dell’abitato, per motivi igienici. Quindi si costruì il nuovo attuale cimitero con l'edificio ora adibito ad ufficio cimiteriale, tuttavia si continuò a seppellire i propri cari intorno alla chiesa, dove batteva il cuore di tutta la comunità. Nel cimitero si trovano ancora tutte le tombe delle più antiche famiglie di Chirignago, tutte decorate da opere di grande pregio bisognose di restauri: Saccardo, Angelini, Bisacco, Grapputo, Fabris Favaro, Gyulaj, Jawarzich, ecc...
Nel 1807 a Chirignago risultano 1300 abitanti, occupati nel lavoro della campagna, ma anche nel fabbricare i cartocci che servono a confezionare i materassi e scope destinate anche ai mercati lontani. Il reddito della parrocchia di San Giorgio era di lire venete 26 più 8 sacchi di frumento e 25 mastelli di vino. In paese esistevano 60 pecore, 242 bovini e 82 cavalli. Per motivi di pubblica sicurezza 5 cittadini di Chirignago risultavano arrestati.
Nel 1817 l’inverno fu rigido e si dovettero contare 222 morti, tra cui molti bambini. Le cause più frequentemente indicate furono tifo e consunzione.
Il 7 dicembre 1827 muore il nobile veneto Giovanni Prezzato che viene sepolto nell'oratorio di sua proprietà nella frazione di Asseggiano.
Il 16 Settembre 1835 visita pastorale del vescovo di Treviso Sebastiano Soldati. Le anime sono 2200, di Comunione più di mille.
Il 23 Giugno 1842 alle ore 2 del mattino muore di encefalite, in odor di santità, Marianna Zanella, munita dei ss. Sacramenti di confessione, comunione O.I. Pontificia assoluzione. Marianna era figlia di Antonio Zanella e Giacoma De Bortoli ed era nata a Feltre il 10 ottobre 1803. Visse santamente, nubile. Fu seppellita nell’antico cimitero a parte destra della porta, che guarda il mezzogiorno. L’arciprete Veruda ne era il padre spirituale, ne dirigeva l’anima e ne scrisse una biografia, conservata negli atti parrocchiali. Marianna Zanella doveva aver condotto un’esistenza davvero esemplare, testimonianza di profondi valori religiosi e morali, per indurre il parroco a scrivere una memoria della sua vita. Sarebbe forse il caso di indagare in merito.
Il 16 Aprile 1853 visita pastorale del vescovo di Treviso, il beato Giovanni Antonio barone Farina di Gambellara, noto perché fondatore dell’ordine delle suore Dorotee.
Nel 1857 il trentaquattrenne Domenico Acquaroli, nato a Venezia l’8 Agosto 1823, realizza la pala tuttora conservata sul primo altare sulla parete destra in cornu Epistulae (eretto nel 1736) raffigurante I Santi Lucia di Siracusa, Antonio da Padova e Giuseppe.
Nel 1865 la comunità di Chirignago conta 1600 anime.
Nel 1871 la popolazione del Comune di Chirignago conta 2546 abitanti.
Nel 1881 la popolazione del Comune di Chirignago conta 2713 abitanti.
Il 29 Maggio 1881 visita pastorale del vescovo di Treviso mons. Giuseppe Callegari (dal 1882 vescovo di Padova, creato cardinale da Papa Pio X).
Il 27 Maggio 1888 visita pastorale del vescovo di Treviso mons. Giuseppe Apollonio.
Nel 1896 la comunità di Chirignago conta circa tremila anime.

Cartografia del bosco di Chirignago
(distrutto durante la Prima Guerra Mondiale per utilizzarne il legname)


1697 Mappa del bosco di Chirignago disegnata a cura del perito Paolo Rossi


1747 Mappa del bosco detto Brombeo eseguita dal Tenente ingegnere Antonio Luchi nell'ambito delle operazioni del catastico condotto dal patron dell'Arsenale e Provveditore Sopra Boschi Carlo Grandenigo


1781 Mappa del territorio eseguita dal perito ingegnere ai Lidi Tomaso Scalfuroto e dagli aiutanti Pietro Battagioli e Antonio Ruggia


1876


1887 - Istituto Geografico Militare

Mappa del Comune Censuario di Chirignago, Distretto II di Mestre, Provincia di Venezia, rettificata nell'anno 1841 (Catasto Austriaco)

Si riconoscono chiaramente:
(A) l'antica chiesa arcipretale della fine del XIV secolo, con altare ad orientem, demolita nel 1878
(B) il sagrato, antico cimitero di Chirignago e piazza del paese, circondato da mura
(C) il nuovo attuale cimitero costruito dopo l'emanazione dell'editto napoleonico di Saint Cloud (1806)
(465) l'antica canonica con le adiacenze
(466) il Palazzo Comunale (municipio)
(468) la villa Curnis Bisacco Palazzi con la barchessa, le adiacenze ed il grandioso parco-giardino
(463) la villa sede della trattoria "Ai Due Amici", oggi snack bar caffetteria
(448) la villa Fabris Favaro con le adiacenze adibite alla lavorazione di piume d'oca e piumini (dal 1796)
(463) la villa Raspi Saccardo con il parco-giardino (449-440), la barchessa e le adiacenze (642)
(446) la villa Zerbo con le adiacenze adibite a fabbrica di scope e spazzole di saggina (dal 1780)
(10) la villa Cosulich con il parco-giardino (11)

Un'immagine satellitare della stessa area, scattata da Google Earth nel 2007

Un'immagine speciale ottenuta sovrapponendo la foto satellitare del 2007 con la mappa del 1841

La mappa del Comune di Chirignago dal Catasto Austriaco (1841) in versione più estesa

Si riconoscono chiaramente:
- il Rio Çimetto che segna il confine con il Comune Censuario di Asseggiano
- la Strada Provinciale 32, Via Miranese "Strada Comunale detta Miranese"
- la Via Oriago "Strada consorziale detta di Oriago"
- la Via del Parroco "Strada Comunale detta delle Cattene" che conduceva al Bosco di Chirignago
- la Via degli Abeti "Strada consorziale detta di Foffano" che conduceva a Villabona
- l'attuale Via dell'Asilo Vecchio
- la "Strada consorziale detta Bettin" corrispondente alle attuali Via del Parroco, Via dell'Edera, Via Anna Marovich e Via Maria Boschetti Alberti
- la "Strada Comunale detta dei Pepoli", a quel tempo unica via di collegamento con Asseggiano, corrispondente in parte all'attuale Via Marziana. Pepoli era il soprannome della famiglia Semenzato che lì possedeva una grande casa colonica.

Un'immagine satellitare della stessa area, scattata da Google Earth nel 2007

 


Una ricostruzione del prospetto dell'antica chiesa di Chirignago elaborata con la computer grafica, basata sulla stampa tratta dalla "Grande Illustrazione del Lombardo Veneto, ossia Storia delle Città, dei Borghi, Comuni, Castelli, ecc. fino ai Tempi Moderni" per cura di Cesare Cantù e d'altri letterati, Volume Secondo, stampato a Milano presso Corona e Caimi Editori nel 1858