LA VISITA PASTORALE
DEL PATRIARCA DI VENEZIA S.E.R. ANGELO CARD. SCOLA E
DEL VESCOVO AUSILIARE S.ECC. BENIAMINO MONS. PIZZIOL
Chirignago, 1-6-14-15 marzo 2009



«O
GGI DEVO FERMARMI A CASA TUA» (Lc 19, 5)
«In fretta scese e lo accolse con gioia» (Lc 19, 6)

 

La capillarità della Chiesa e l'unità:
il bisogno di trovare un equilibrio

Il Patriarca, ammirato per il cammino compiuto, mostra i pericoli

«Rendo grazie a Dio per la vita documentata e testimoniata che mi avete mostrato, e per l'affetto di comunione che vi lega al Patriarca in quanto continuatore degli apostoli»: con queste parole il Patriarca di Venezia Angelo card. Scola ha dimostrato la propria ammirazione e quindi la conferma al cammino intrapreso dalla parrocchia di San Giorgio di Chirignago, che ha visitato lo scorso week-end.
Nel corso del Consiglio Pastorale allargato, partecipato e attento, il card. Scola ha ascoltato un lungo resoconto delle numerose attività, degli impegni, degli stimoli che la comunità porta avanti da anni e che ha elencato sulla base delle quattro finalità della Visita Pastorale. «Vedo il processo di rigenerazione in atto», dice il Patriarca toccando i punti più significativi del discorso appena fatto da Mario: un processo di rigenerazione testimoniato da «una vita cristiana intensa», e soprattutto da un’espressione usata poco prima, «educazione permanente». Infatti siamo «sempre educati da Dio – continua il Patriarca – la Chiesa è un soggetto educativo nel quale tutti noi dobbiamo giocarci in prima persona». Per questo non hanno senso iniziative slegate, ma «incontri sistematici», come aveva detto Mario. Educazione implica fedeltà, servono quindi ripresa, ripetizione. Lo dimostra meglio di qualunque altra cosa l’Eucarestia che si celebra ogni domenica. Non si tratta quindi di «fare di più»: «La verità della nostra fede personale consiste nell’approfondirsi dell’amicizia con Cristo dentro l’ordinarietà della nostra vita; e la natura di questo rapporto è la comunione». Il vescovo ausiliare mons. Beniamino Pizziol batte su questo punto: dire che ci sono tante attività e che non se ne vogliono altre, come ha ribadito più volte Mario nella sua relazione, è sbagliato, perché «farete quel che lo Spirito vi suggerirà, ciò di cui ci sarà bisogno».
Nell’osservare rischi e limiti della comunità di San Giorgio, ne viene messo in luce uno in particolare: il bisogno di un equilibrio tra la necessaria capillarità della Chiesa e la sua unità; «Chirignago non può essere l’autogenesi della Chiesa, e non lo è», dice il Patriarca; ma attenzione, perché «il Cristianesimo si è indebolito quando si è chiuso in conventicole di persone che stavano bene tra loro e usavano Gesù come pretesto». Un punto su cui lavorare a tal proposito è la mancanza di vocazioni sacerdotali: senza la testimonianza diretta un ragazzo non si gioca, ma al giorno d’oggi non basta. Un ragazzo non si dà alla parrocchia, ma alla Chiesa universale, e solo facendogli respirare questa dimensione potrà uscire dal suo guscio.

Laura Campaci, tratto da Gente Veneta n. 11 del 21 marzo 2009, pag. 21

 

Le indicazioni del Patriarca di Venezia Angelo card. Scola emerse durante l’assemblea
del 24 novembre 2009, al termine della sosta pastorale nel Vicariato della Castellana

«Non basta l’efficienza: Cristo sia il vostro movente»

Il modello è quello delle suore della Beata Madre Teresa di Calcutta: «Esse amano Gesù e trasformano in principio d’azione questo amore». Per far questo, spiega il Patriarca, occorre spostare il baricentro delle attività al “per Chi” si compiono quelle attività

«Nel vicariato della Castellana abbiamo trovato sei comunità parrocchiali efficienti. Tuttavia essere efficienti non è sufficiente. Le vostre parrocchie sono – è un giudizio banale, ma lo dico per far capire quello che mi sta a cuore – superiori alla media delle parrocchie del Patriarcato. Ma sapere questo a che serve? Cosa mi dà? Se non cambio io, se non cresco io, se non ho davanti un testimone che mi muove ogni giorno e mi corregge con il suo stile di vita…».
Il compito affidato dal Patriarca e dai suoi collaboratori alle comunità della Castellana, sei mesi dopo il termine della sosta pastorale, è di nuovo quello “spostare il baricentro” dalle attività al “per Chi” si fanno quelle attività. È stato il filo conduttore dell’assemblea che si è svolta il 24 novembre 2009.
Il movente: Cristo. Un esempio, per capire. Dice il card. Scola: «Sei al lavoro, in un momento difficile, hai una diatriba con il tuo dirigente… Tua moglie e i tuoi figli non sono lì, ma sono nell’orizzonte del tuo pensiero per affrontare quella fatica. Il “per loro”, anche se non viene a galla consapevolmente, è qualcosa che ti porti dentro come una tensione che ti aiuta ad affrontare equilibratamente quella dialettica». Così dovrebbe essere, in una comunità parrocchiale, con Gesù Cristo. «Se il “per Chi” non è Cristo, vuol dire che il mio io non è coinvolto con il tu di Cristo. Allora vuol dire che tutte le cose, anche bellissime, che io posso fare sono ultimamente destinate a cadere. Non è chiaro il movente: Cristo normalmente è un pretesto per l’azione, non è l’avvenimento che determina l’azione. Non ti saresti sposata con tuo marito, non terresti in piedi la tua famiglia se tuo marito non fosse una presenza che fa da movente al tuo agire. Questo è il cristianesimo: non è una somma di iniziative, non è una somma di strutture. Quelli sono solo strumenti per la vita. Il cristianesimo è una vita».
“Quando due o tre…”. E allora, spiega il Patriarca, «si può incontrare Cristo in un solo modo: incontrando qualcuno che è stato toccato da Cristo, perché questa è la strada che Gesù ha scelto. Questo avviene solo nella comunità: “Quando due o tre sono riuniti nel mio nome io sono in mezzo a loro”. Che coscienza abbiamo della sua presenza tra noi questa sera? Per chi sono io qui a fare questo gesto? Questo è il punto della questione».
L’amore di Gesù principio d’azione. Un altro esempio per capire viene da un episodio della vita della Beata Madre Teresa di Calcutta. Interrogata da un giornalista del Time su come facessero le sue suore ad occuparsi dei moribondi ed affrontare la ripugnanza della loro cura, madre Teresa ha risposto: «Esse amano Gesù e trasformano in principio d’azione questo amore». «Questa è la sostanza della vita della parrocchia», ha sottolineato con forza il Patriarca. Lì, su Gesù Cristo che diventa principio d’azione va spostato il baricentro.
Comunità educante. Diventa naturale, allora, affrontare in modo diverso la questione dell’introduzione dei più giovani alla fede. «Nelle parrocchie più grandi è molto importante – ha ribadito il card. Scola – dar vita ad una comunità educante in cui siano presenti, con il desiderio di vivere il “per Chi” nel fare il catechismo, tutte le figure con cui pedagogicamente il bambino viene a contatto: qualche genitore, qualche animatore sportivo, qualcuno che si occupa del patronato, una religiosa e un religioso se ci sono, i catechisti… Tutti loro, insieme, vivendo una comunione, aiutandosi a far emergere il “per chi” fanno quel che fanno, diventano un luogo, una comunità che, vivendo di Cristo, può essere un’occasione per il bambino di incontrare Cristo». Parafrasando madre Teresa: amano Gesù e lo rendono il principio dell’azione.
Il pericolo, se non si assume questo modello, è reale: «Il catechista separato da un dinamismo comunitario di vita di questo genere induce il bambino a pensare che l’iniziazione cristiana sia una struttura parallela alla scuola, della stessa natura della scuola, per cui terminato un iter è chiusa la questione. Fatta la cresima, ho chiuso».
È per questo che il Patriarca può dire che «la vitalità delle vostre comunità è notevolissima: guai se venisse meno una sola iniziativa di quelle che fate. Non è quello però il punto. È una coscienza diversa del “per Chi” agisco che fa sì che tutto ciò che io propongo sia segnato dalla bellezza dell’appartenenza al Signore che ci mette insieme, ci rende una cosa sola, nonostante le nostre differenze e le nostre fragilità».
La dimensione verticale dell’Eucaristia. Altre due indicazioni, uscite dall’assemblea. La prima, spiega il card. Scola, è che «la dimensione verticale dell’Eucaristia è ancora troppo povera, il senso del sacro nell’Eucaristia non è sufficientemente evidente. Rieduchiamo le nostre persone a non usare mai la chiesa come se fosse un luogo profano: la chiesa non deve essere la piazza, quando si entra e quando si esce. Questo significa anche un’attenzione al canto, al suo stile, al suo equilibrio; e bisogna educare anche i bambini al silenzio».
La missione. La seconda riguarda la missione: «È proposta e testimonianza: non è un dover essere; o meglio, è un dovere tanto quanto l’amore. La missione è il comunicarsi: spontaneo attraverso lo stile di vita della gratitudine per il dono gratuito dell’incontro con Cristo che abbiamo avuto. E quindi lo comunica, in tutti gli ambiti dell’umana esistenza. Tutti i modi per comunicarlo sono buoni: la festa popolare, il patronato… Da questo punto di vista dobbiamo rieducarci all’energia di una proposta semplice: conta l’integralità della proposta, la tua capacità di testimoniare la tua umanità cambiata in Cristo, aiutando il ragazzo, il giovane, l’adulto a domandarsi: “Perché questi stanno insieme così? Per chi lo fanno?”. Allora la loro libertà, quando Dio vorrà, si muoverà».

Paolo Fusco, tratto da Gente Veneta n. 47 del 5 dicembre 2009, pagg. 16-17

 

GLI ORIENTAMENTI PASTORALI AFFIDATI AL VICARIATO DELLA CASTELLANA

Ecco gli orientamenti pastorali affidati dal Patriarca Angelo card. Scola, dal Vescovo Ausiliare Beniamino mons. Pizziol e dai loro collaboratori alle comunità parrocchiali del Vicariato della Castellana dopo la Visita Pastorale, contenuti in una lettera letta il 24 novembre 2009.
Le prime indicazioni riguardano le "grandi direzioni di marcia", "quadro di riferimento per tutto il Patriarcato":

  • Prendere sul serio l'elemento della sinodalità e le quattro finalità della Visita Pastorale:
    1. Rigenerazione del popolo cristiano, perchè sia tutto teso alla missione, attraverso comunità dalla appartenenza forte. Infatti libertà vera non è rottura o assenza di legami, al contrario è frutto di legami forti e duraturi. Rigenerare il popolo di Dio attraverso la formazione di comunità dall'appartenenza forte significa la possibilità concreta per un cristiano di dire a chiunque e in ogni momento e in qualunque situazione il suo interlocutore si trovi: "Vieni e vedi. Se vuoi essere felice, se vuoi essere libero, vieni e vedi, c'è un luogo dove puoi venire a vedere". La strada per rigenerare il popolo di Dio attraverso questa comunità è l'autoesposizione dei cristiani che si fidano della comunione. Ecco la grande importanza del metodo della testimonianza.
    2. Educazione al pensiero di Cristo, formare cristiani adulti, capaci di dare ragione della propria speranza (1Pt 3,15) (cultura)
    3. Educazione al gratuito, al dono della vita a imitazione di Cristo crocifisso e risorto (carità)
    4. Testimonianza dentro tutti gli ambienti dell'umana esistenza, gli affetti, il lavoro, il tempo libero, il quartiere, la città. Apertura alle dimensioni del mondo (missione) che giunge fino a farsi carico dell’annuncio di Cristo a tutti i popoli ed affronta, in modo responsabile, con tutti gli uomini i bisogni della società civile locale, nazionale e mondiale.
  • Assumere l'orientamento relativo alle Comunità pastorali, rileggendo la nota pastorale del Vescovo Ausiliare mons. Beniamino Pizziol a riguardo: "Dal volto missionario delle parrocchie alle Comunità pastorali". Mons. Pizziol ha approfondito questo tema: "Nel battesimo siamo segnati dalla Santissima Trinità: siamo predestinati alla comunione, non possiamo vivere senza la comunione". Eppure, usando la metafora del pavimento, il Patriarcato rischia di essere formato da 128 piastrelle accostate l'una all'altra, che in comune hanno solo dei confini, quasi un'azienda con 128 filiali. Ecco allora il senso della Comunità pastorale: "Noi siamo chiamati a fare della Chiesa una casa e scuola di comunione, una casa in cui la comunione è vissuta; e la comunione vissuta a casa va testimoniata". Il Consiglio di Comunità, in cui sono rappresentati non democraticamente i gruppi (come nel Consiglio Pastorale) ma gli stati di vita, non ha la preoccupazione di organizzare la vita della parrocchia, ma di vivere la comunione al suo interno: "La comunione è contagiosa: guardate come si vogliono bene, anche noi vorremmo...".
  • Fare nascere "comunità educanti", rileggendo la nota pastorale "Come introdurre e accompagnare i bambini, i fanciulli e i ragazzi all'incontro personale con Cristo nella comunità cristiana" (.doc - 200 Kb)
  • Irrobustire il soggetto educante a beneficio dell'educazione dei giovani, non solo in parrocchia ma anche a casa, a scuola, in tutti gli ambienti
  • Valorizzare i patronati
  • Rileggere quanto detto dal Patriarca durante le soste "confrontandovi con apertura d'animo e docilità a quelle indicazioni"

Seguono alcune indicazioni specifiche per il Vicariato della Castellana:

  • Il soggetto personale e comunitario va custodito e ulteriormente rafforzato
  • Curare il senso del sacro nella Liturgia. Il Patriarca Angelo card. Scola ha spiegato che "la dimensione verticale dell'Eucaristia è ancora troppo povera, il senso del sacro nell'Eucaristia non è sufficientemente evidente. Rieduchiamo le nostre persone a non usare mai la chiesa come se fosse un luogo profano: la chiesa non deve essere la piazza, quando si entra e quando si esce. Questo significa anche un'attenzione al canto, al suo stile, al suo equilibrio; e bisogna educare anche i bambini al silenzio".
  • Curare una pratica regolare del sacramento della penitenza comunitaria
  • Spostare il baricentro dalle iniziative alle vere ragioni di tutto quello che si fa: Gesù Cristo, esplicitando il "per Chi"
  • Un'attenzione particolare alla fascia dai 18 ai 50 anni e una semplificazione della vita della comunità, favorendo l'incontro nelle case. Mons. Valter Perini, Vicario Episcopale per l'Evangelizzazione e la Catechesi e segretario del Consiglio Episcopale e della Visita Pastorale, ha ricordato l'importanza della testimonianza "a tu per tu, fatta in modo informale: si tratta di raccontare in modo semplice quello che il Signore ha compiuto in noi a tutte le persone che incontriamo". Diventa necessario anche "aprirsi al confronto con le associazioni nuove, con i movimenti. Il Signore li ha suscitati per il bene della Chiesa e di tutti. Il modo di stare insieme dei focolarini, di Comunione e Liberazione, degli Scout, dell'Azione Cattolica... ci aiutano a vivere dentro le parrocchie una modalità nuova di cammino".
  • Curare la dimensione culturale, sviluppando un collegamento con i centri culturali di Mestre
  • Favorire l'incontro tra i giovani di tutto il vicariato, aiutandoli a dare testimonianza negli ambienti di vita

Seguono due "nota bene":

  • Necessità di insistere sulla verifica in vista del matrimonio, affrontando fin da giovanissimi le tematiche relative agli affetti, al mondo della scuola e del lavoro e del tempo libero
  • Proporre la frequenza all'Istituto Superiore di Scienze religiose e la laurea in Diritto canonico

 

IL PROGRAMMA E LE FOTOGRAFIE DELLA VISITA

1 marzo 2009: Solenni Secondi Vespri Pontificali della prima Domenica di Quaresima presieduti da Sua Eminenza il cardinale Angelo Scola, Patriarca di Venezia, a cui hanno fatto seguito l'esposizione del Santissimo Sacramento e la benedizione eucaristica. Alla presenza del Vescovo ausiliare Sua Eccellenza mons. Beniamino Pizziol (dal 2011 vescovo di Vicenza), dei Vicari Episcopali, dei Delegati Patriarcali, dei parroci, dei presbiteri e diaconi, dei ministri istituiti e straordinari, dei religiosi e delle religiose e di tutti i cristiani del Vicariato della Castellana. Questo appuntamento vicariale ha costituito l'apertura della Sosta Pastorale nel Vicariato della Castellana. La celebrazione è stata animata dal canto del Coro "Lorenzo Perosi" di Chirignago.
6 marzo 2009: Visita al Centro "Don Orione", per incontrare i 101 ragazzi che partecipano alle tre attività esistenti al Centro "Don Orione" (il Centro Residenziale con 60 ragazzi, il Centro Diurno con 31 ragazzi e il Progetto La Cascina con 10 ragazzi) e i 59 collaboratori dipendenti che prestano servizio nei vari ambiti del Centro (educatori, assistenti, personale ausiliario impegnato in cucina, guardaroba e pulizie, amministrativo e di segreteria). Assieme al Patriarca sono presenti il Delegato Patriarcale per l'azione caritativa e opere caritative non diocesane mons. Dino Pistolato, il vicario foraneo del Vicariato della Castellana e arciprete di Zelarino don Daniele Memo, il rappresentante e consigliere del Direttore Provinciale orionino don Walter Groppello F.D.P., e i sacerdoti del Centro "Don Orione" don Nello Tombacco F.D.P. (direttore), don Ivone Bortolato F.D.P. (vicario) e don Carlo Puppin F.D.P. (consigliere).
14 marzo 2009: Arrivo del Patriarca e accoglienza in chiesa dei ragazzi dell'Azione Cattolica, degli esploratori del Reparto Scout e di tutti coloro che hanno voluto esprimergli il benvenuto. Visita del Patriarca nelle case a famiglie presso le quali sono stati raccolti alcuni ammalati o anziani. In Sala "San Giorgio", in Via del Parroco, il Patriarca ha incontrato il Consiglio Pastorale Parrocchiale allargato a tutti i collaboratori (catechisti, educatori, responsabili, animatori, capi scout, Comitato di Gestione della Scuola dell'Infanzia Paritaria "Sacro Cuore", referenti, ecc...) e a tutti coloro che hanno avuto il piacere di dialogare con il loro Vescovo, porgli domande e sentirne le risposte. Con il Patriarca sono intervenuti anche il Vescovo Ausiliare Beniamino mons. Pizziol, il Vicario Episcopale per la Santificazione ed il Culto mons. Orlando Barbaro e il Vicario Episcopale per l'Evangelizzazione e la Catechesi e segretario della Visita Pastorale e del Consiglio Episcopale mons. Valter Perini.
Segue il dialogo con la Comunità Giovanile riunita per la conclusione della "Tre Sere" di Quaresima sul tema "Io ho incontrato Gesù: la storia di Gesù" cui fanno seguito il dibattito, la cena a buffet e la preghiera. Quindi l'incontro con i partecipanti ai Gruppi di Ascolto della Parola di Dio e le loro famiglie (bambini compresi) e il the con le Suore Figlie di San Giuseppe della Scuola dell'Infanzia Paritaria "Sacro Cuore" e di Casa Nazareth.
15 marzo 2009: Santa Messa Stazionale celebrata dal Patriarca (cerimoniere il diacono Tiziano Scatto, segretario personale del Patriarca) alle ore 9.30 e alle ore 11.00. Visita alla Galleria "La Piccola". Brindisi sul sagrato e saluto.
Durante la Visita Pastorale il Patriarca ha desiderato donare una piccola icona raffigurante la Deesis (che fa parte dei mosaici della Basilica di San Marco a Venezia) da mettere in ogni casa per proteggerci e per aiutarci a rivolgere il pensiero a Dio ogni giorno.
22 aprile 2009: Il Patriarca incontra le categorie lavorative del territorio (commercianti, artigiani, aziende).
15 maggio 2009: Il Patriarca dialoga con la Municipalità di Chirignago-Zelarino "Un territorio in trasformazione: accoglienza - integrazione - appartenenza": Testimonianze della società civile e religiosa del territorio.
23 maggio 2009: Il Patriarca incontra i catechisti, gli educatori di Azione Cattolica e i Capi Scout.
24 novembre 2009: Assemblea Vicariale al termine della Sosta Pastorale nel Vicariato della Castellana.

 

 

L'apertura della Visita Pastorale nel vicariato della Castellana è stata segnata dall'immagine di Zaccheo e dalle quattro finalità indicate dal Patriarca di Venezia Angelo card. Scola

“Invitate tutti, perché ritrovino la porta di casa”

Il Patriarca ha invitato ad aprirsi al mondo come missionari, «in tutti gli ambienti dell'umana esistenza», perché gli uomini dimentichi del proprio battesimo ritornino nella comunità, in occasione del passaggio del Patriarca per le parrocchie

«Invitate, invitate i tanti cristiani dimentichi a ritrovare la porta di casa, in occasione del passaggio del Patriarca: con umiltà, con semplicità, ma anche con decisione. Rinnoviamo questo invito dentro tutte le realtà e gli ambienti dell'umana esistenza che siamo chiamati a frequentare. Vogliamo vivere le dimensioni del mondo, vogliamo che Cristo incida nella nostra vita quotidiana, nei nostri rapporti, dentro la comunità ecclesiale, dentro la società civile. Da questo Vespero deve nascere come un'onda che non si ferma...».
Terra di cambiamenti. È accorato l'invito che il Patriarca affida alle numerosissime persone che hanno affollato, domenica scorsa, la chiesa di S. Giorgio di Chirignago per l'incontro di preghiera liturgica che ha dato inizio ufficialmente alla Visita pastorale nel vicariato della Castellana. Un invito collegato alla quarta finalità della Visita, l'apertura alle dimensioni del mondo, da incarnare in un vicariato «che si presenta come un luogo geografico e anche geopolitico di novità per il futuro di questa terra veneziana», ha ricordato il card. Scola. «Qui pare si stiano addensando un insieme di fattori estremamente importanti che faranno del popolo che qui vive un attore principale, un protagonista del cambiamento sociale, che sarà l'eco dell'amore misericordioso che il padre ci dona in Gesù».
La Visita, un segno privilegiato. Il vicario foraneo, don Daniele Memo, aveva chiesto al Signore «la grazia di vivere la sosta pastorale come un evento che accade nella vita delle nostre comunità e di ogni battezzato che se ne lascerà coinvolgere e toccare, e che proprio per questo diventa il segno concreto e visibile che il Signore ci dà della sua presenza in mezzo a noi». L’incontro con il Vescovo, ha proseguito, «è un segno privilegiato con il quale il Signore ci incrocia in questo momento dei nostri cammini comunitari e personali, ci incontra, ci ascolta, ci incoraggia e ci indica ancora una volta la strada da seguire, ci conferma nella fede e ci invia sulle strade del mondo per essere fedeli alla vocazione cristiana ricevuta nel Battesimo».
La domanda sull’enigma dell’uomo. È stato ancora una volta il brano di Luca che racconta l'episodio di Zaccheo a dirigere la riflessione del Patriarca nel mettere a fuoco le finalità della Visita. Tutto comincia, in Zaccheo, da una curiosità (parola che contiene l'avverbio latino “cur”, perché): «Zaccheo vuol capire. C'è una domanda che ognuno di noi, di qualunque religione, e anche se si professa ateo, si porta nel cuore. C'è una domanda di significato che, come un rumore di fondo, accompagna la vita di ogni uomo e ogni donna, anche degli uomini ipersofisticati di questo nostro tempo barcollante sotto le scoperte strabilianti della scienza: “Perché io?”. Devo trovare la risposta all'enigma che sono. Perché l'uomo? Chi è mai l'uomo? Chi sono mai io? Sono uno che ha un essere che esiste ma visibilmente non ha in sé il fondamento del suo esistere; prima non c'ero, adesso ci sono e poi non ci sarò. Tutte le questioni che si dibattono in questo tempo di fascino e di confusione circa la nascita, la vita, la natura dell'amore, la differenza sessuale, l'educazione, il senso del dolore, la vita dopo la morte... cosa sono se non l'espressione di questo “cur”, di questa domanda potente circa l'enigma che l'uomo è?».
La risposta alla domanda: Gesù. Ecco allora l'importanza dell'affermazione di Gesù: “Oggi la salvezza è entrata in questa casa”, «cioè la risposta alla domanda che ti costituisce e ti accompagna nei tuoi affetti, nel tuo lavoro, nella prospettiva del tuo futuro, nell'anelito di costruire una società più giusta, nel desiderio e nella capacità o nell'incapacità di accogliere lo straniero», ha proseguito il card. Scola. Perché se «ho un'apertura totale all'infinito e desidero essere amato definitivamente oltre la morte per poter amare, eppure non ho dentro di me la possibilità di rispondere a questa domanda, ho bisogno di un altro. Un altro mi salva, scioglie l'enigma che io sono perché io possa stare nella vita costruttivamente». La salvezza è una persona, Gesù, «non una parola, un discorso, una teoria, l'esito di un'analisi».
Nonostante il peccato. A fermare l'anelito di salvezza di Zaccheo (e di ciascuno di noi) non può essere nemmeno il suo limite, il suo peccato, il peso della sua azione negativa, della scelta di andare contro Dio, il suo amore paterno, la sua legge: Zaccheo infatti è un pubblicano, un ladro, uno strozzino. «Non abbiamo solo bisogno di qualcuno che ci indichi la strada della felicità, ma anche qualcuno che porti i nostri peccati sul suo corpo, sul legno della croce: Cristo patì per noi, per i nostri peccati».
Non c'è solo la nostra domanda, ma anche un'iniziativa di Gesù che dice: “Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua”. «Questo è l'amore in atto, è la misericordia del Padre che in Cristo Gesù si è documentata nella storia: uno mi ama nonostante il mio limite, nonostante il mio peccato, non mi chiede conto di niente ma in modo del tutto gratuito e inatteso dà la risposta al mio perché di uomo, o di donna, ferito».
Per imparare ad amare così. Nella Visita pastorale si vuole allora mettere a frutto questa “cosa formidabile”, non solo educandosi ad avere lo stesso pensiero di Cristo circa la vita (la seconda finalità della Visita), ma anche per tentare di “seguirne le orme” nella terza finalità della Visita, «praticando anche noi questo gratuito, tentando almeno di dare una parte del nostro tempo agli altri per imparare ad amare così, ad amare per primi: perché ama veramente chi ama per primo fedelmente, fecondamente, chi ama in ogni istante come se fosse l'ultimo e definitivo».
Il frutto straordinario che ne deriva è la felicità. Ma «perseguire la felicità, per esseri creaturali come noi, esige il cambiamento: neanche quello riusciamo a produrlo da noi. Quando siamo percossi da un desiderio di bene verso la sposa, o verso il figlio o verso l'amico, subito questo desiderio si infrange contro la nostra impotenza ad amare così come vorremmo amare. E così quando diciamo all'altro ti voglio bene, e vorremmo volergli bene come vuole bene Dio a lui, già percepiamo che non siamo capaci di volergli bene così».
L’iniziativa del cambiamento. Ma ecco il grande “miracolo”, spiega il Patriarca: «Il cambiamento è prodotto dal suo abbraccio, dalla sua amorosa iniziativa. Come quando eravamo bimbi e uno sguardo amante della mamma ci convinceva molto di più di uno scapaccione. È così che Zaccheo cambia». Allora «questa è la speranza che anima il nostro cammino nella Visita pastorale, che deve animare ciascuno di noi, tutte le nostre comunità: la speranza di poter cambiare, perché la riuscita dell'io, la santità, si attui nella nostra vita e il nostro camminare abbia sempre a fianco la possibilità della rigenerazione», che è la prima finalità della Visita in atto.
Se dunque «il Signore ha scelto la strada dell'impotenza per mostrare la sua potenza, ha scelto la strada della croce per conquistare il mio cuore, allora lasciamo entrare Cristo: sta alla tua porta e bussa, sta a te aprire. Questa è la prima grande conversione: accettare che lui voglia entrare. Non c'è bisogno di grandi sforzi, bisogna solo aprirgli la porta. Con l'aiuto della Vergine Maria ci disponiamo, in questo tempo quaresimale, a farlo entrare, attraverso il nostro cuore contrito».

Paolo Fusco, da Gente Veneta, n. 9 del 7 marzo 2009, pag. 16-17