MONS. ALBINO TENDERINI
Premana (LC) 3 gennaio 1912 – Alberoni (VE) 10 luglio 1998

Cappellano di Sua Santità Papa Giovanni Paolo II
Arciprete di Chirignago dal 1958 al 1987
Cavaliere Ordine al Merito della Repubblica Italiana

La parola evangelica
quando muove i cuori alla Fede
accredita l'evangelizzazione
quale servo fedele.
Dalla voce spenta di Don Albino
l'eco è ancora vivo
la sua lettera
scritta nei nostri cuori
lo raccomanda al cielo.

Albino Tenderini nacque a Premana (attuale provincia di Lecco, in Lombardia) la sera del 3 Gennaio 1912, da Tenderini Carlo Magno e Bertoldini Caterina (sposati il 21 ottobre 1902).
Fu battezzato la mattina seguente nella chiesa parrocchiale di San Dionigi dal parroco don Pasquale Capra, con padrini Codega Nicola e Bertoldini Domenica.
Una sorella (Maria) e due fratelli (Tita e Francesco, poi Padre dei Francescani Minori).
Frequentò l'Asilo Bernardo Pietro Berri con Suor Virginia che gli fu insegnante anche in prima elementare. Ricevette la Cresima il 22 giugno 1918 dal Beato Andrea Carlo card. Ferrari, Arcivescovo di Milano dal 1894 al 1921.
Ancora bambino, nel 1919, si trasferì a Venezia prendendo domicilio, con la famiglia, nella parrocchia di San Marco, seguendo il papà, fabbro della Basilica di San Marco.
Ricevette la Prima Comunione a San Moisè a Venezia il 20 giugno 1920.
Per la III elementare entrò in collegio a Velai di Feltre e per la IV tornò a Venezia dove poi entrò nel Seminario Patriarcale di Venezia per la I ginnasio.
Il 10 marzo 1922 moriva santamente suo papà a Venezia.
Essendosi sempre distinto per pietà, serietà e impegno nello studio, compiuti con profitto tutti gli studi di ginnasio, liceo e teologia fu ordinato presbitero il 30 giugno 1935 dal vescovo ausiliare mons. Giovanni Jeremich, nel Tempio del SS. Redentore in Venezia, essendo Patriarca il Servo di Dio Pietro card. La Fontaine.
Visse i primi anni di sacerdozio a Venezia, con varie mansioni: fu cooperatore parrocchiale a San Luca (1935), quindi a San Salvador e a San Marco; cappellano corale e cerimoniere capitolare della Cattedrale; nel 1940 fu nominato rettore della chiesa di Santa Maria dei Miracoli. Fu anche vice assistente diocesano della Gioventù Femminile di Azione Cattolica, redattore del settimanale diocesano “La settimana religiosa” e coadiutore di Curia per l’Ufficio Matrimoni. Nell'ottobre 1943 fu inviato a Jesolo come cappellano aiuto al parroco infermo don Piero Tesser, agli ultimi mesi di vita. Dopo cinque mesi, nel marzo 1944, il parroco morì stroncato da un male incurabile. Don Albino il 25 luglio 1944 fu quindi nominato Economo Spirituale di Treporti, in sostituzione del parroco don Giovanni Marcato, divenuto nuovo parroco di Jesolo. Rimase Economo Spirituale fino a che la comunità parrocchiale, per diritto di elezione popolare lo elesse suo parroco con la votazione plebiscitaria dei capi famiglia. Quindi fece il suo ingresso ufficiale nella domenica 1 luglio 1945, appena finita la guerra. A Treporti, in quasi 13 anni di ministero, si impegnò con zelo e bontà e, oltre all'edificazione spirituale delle persone a lui affidate, realizzò tante opere come il riattamento del campanile, l'ampliamento della chiesa, l'edificazione dell'asilo infantile parrocchiale, il restauro del patronato, la costituzione di nuovi centri spirituali a Ca' Vio e a Punta Sabbioni... Il 4 gennaio 1958 moriva a Chirignago mons. Riccardo Bottacin ed il Beato Patriarca Angelo Giuseppe card. Roncalli (pochi mesi prima di essere eletto Papa Giovanni XXIII) inviava allora don Albino a sostituirlo, come arciprete della Comunità di San Giorgio. Fece il suo ingresso il 23 marzo 1958, investito dal vescovo ausiliare mons. Giuseppe Olivotti, alla presenza di don Pontiggia, parroco di Premana, e di cinquecento treportini con la banda.
Don Albino aveva un cuore capace di stare vicino ai suoi parrocchiani che egli conosceva uno per uno e che visitava costantemente, soprattutto nei momenti di difficoltà e di malattia. Era sufficiente dire un nome perché lui indicasse il luogo dove la persona abitasse e i componenti della sua famiglia. A lui non servivano carte topografiche, bastava un nome, un cenno ed ecco la descrizione che si cercava. Non si è mai limitato ad amministrare, ma ha sempre avuto una conoscenza capillare della realtà della sua parrocchia.
Circa la pastorale non è mai sceso nella banalità, le sue omelie, frutto di un’intelligenza viva, erano sempre preparate con cura ed erano omelie serie e coerenti.
Negli anni delle grandi trasformazioni sia sociali che religiose don Albino era sempre pronto e attento e sapeva dare risposte e consigli adeguati in ambedue i casi, cercando di far crescere in modo positivo la comunità a lui affidata.
Questi forse sono stati i segni più evidenti della sua azione pastorale, ma esisteva una realtà, forse la più importante, che alla persona poco attenta non appariva. Era tutta la trama di rapporti personali con la gente, la carità spicciola fatta secondo lo stile evangelico che dice: "non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra" (Matteo 6,3). Anche se appariva poco, era un uomo di profonda carità, una carità nascosta, che non ha bisogno di essere strombazzata, ma forse proprio per questo carità vera. Una carità che manifestava il cuore grande che don Albino aveva e che lo rendeva un prete non per professione, ma per missione.
Uno dei segni importanti che don Albino ha lasciato nella comunità di Chirignago è stata la sua costante visita alle famiglie che ripeteva annualmente con fedeltà in modo da poter essere vicino ai suoi parrocchiani, nei momenti lieti come in quelli meno lieti, cercando anche di avvicinare i "lontani". Valorizzò i gruppi parrocchiali dedicando anche molte energie alla catechesi, che organizzò con l'aiuto delle suore e di numerosi laici. Valorizzò gli anziani costituendo e sostenendo il "Gruppo Anziani", con varie iniziative, spirituali e anche di svago, aperte a tutta la comunità.
Un ramo di attività particolarmente caro a don Albino fu quello di ricondurre la sua gente nei luoghi più caratteristici della pietà, dell'arte e delle bellezze naturali, allo scopo di elevare lo spirito a Dio e aumentare le proprie conoscenze in un'atmosfera di amicizia e serenità.
Si iniziò con gite di gruppo dei cantori, dell'Azione Cattolica, dei catechisti, dei ragazzi nei luoghi caratteristici della regione: Conegliano, Vittorio Veneto, Pasubio, Montello 1959 - Riese Pio X 1959 - Madonna di Borbiago 1960 - Treporti, Premana (cantori per XXV arciprete 1960) - Monte Berico 1960-1969 - Alleghe Santa Maria delle Grazie 1961 - Motta di Livenza, Vajont 1961-1986 - Madonna del Frassino 1970 - Chiampo 1981 - Torcello.
Santuari e luoghi caratteristici d'Italia: Bologna Madonna di San Luca 1960-1986 - Castelmonte 1963-1969-1973-1979-1986 - Assisi, Loreto 1964-1975 - Caravaggio 1965 - Napoli 1965-1975-1985 - Roma 1966-1975 (3 volte) - Trieste Monte Grisa 1966-1972-1982 - Torino 1966-1985 - Sicilia 1970 - Madonna di Lussari 1971 - Carnia Timau 1972 - Tortona Madonna della Guardia 1981 - Marina Grosseto 1981 - Collevalenza, Gubbio 1982 - Varallo Sesia Sacro Monte 1983 - Puglia, Alberobello, Padre Pio 1984 - Siena - Pietralba.
Luoghi dell'Estero: Lourdes (Francia) 1962-1968-1981 - Terra Santa 1971 - Svizzera 1971 - Postumia (Jugoslavia) 1972 - Parigi (Francia) 1972 - Vienna (Austria) 1973 - Spagna: Toledo, Madrid e Barcellona - Medjugorje (Jugoslavia) 1984.
Appena arrivato a Chirignago si impegnò per recuperare quegli spazi che avrebbero dato dignità alle attività sia religiose che di promozione umana.
Nel 1959 scoprì le lapidi in chiesa ed in cimitero in memoria del venerato predecessore mons. Riccardo Bottacin. Nel 1961 realizzò l’elettrificazione delle campane. Il 23 aprile 1962, alla presenza di mons. Valentino Vecchi di Mestre, inaugurò l'ampliamento dell'asilo infantile, su disegno di Bruno Folin (posa della prima pietra 10 Settembre 1961), e la riqualificazione di alcuni spazi. A Natale del 1963 provò il primo esperimento di impianto di riscaldamento in chiesa. Nel 1965 inaugurò la nuova cappella dell’Asilo dedicata al Sacro Cuore di Gesù.
Nello stesso anno acquistò la sobria novecentesca villa Righetti, adiacente alla chiesa, semplice nell’architettura ma ricercata nelle finiture della facciata principale che dà su via Miranese, che diventò la nuova canonica. Fino ad allora infatti la canonica si trovava dal lato opposto della via Miranese rispetto alla chiesa. L’antica canonica, venduta lo stesso anno e risalente al XVI secolo, si trova tuttora in Piazza San Giorgio, all’angolo con l’antica strada che non casualmente è denominata “Via del Parroco”, che un tempo collegava il centro di Chirignago con l’omonimo bosco, ora non più esistente, localizzato in corrispondenza dell’attuale cimitero e della rotatoria autostradale di Marghera, cioè dove oggi conduce la “Via del bosco”. La Via del Parroco è popolarmente chiamata la Busa del Piovàn, perché più bassa della Via Miranese. La vecchia canonica ha una facciata esterna molto semplice, con timpano, che non rende giustizia alla ricercatezza dell’interno, decorato con affreschi di pregio. Particolarmente interessanti quelli del soffitto del salone d’ingresso (il Pastore che ha ritrovato la pecorella smarrita, ed il motto "Gaudium erit"), ornato anche da un ballatoio continuo che si apre al primo piano. Ora è residenza privata (foto1; foto2; foto3; foto4; foto5).
Nel 1968 inaugurò il nuovo impianto di riscaldamento in chiesa. Nello stesso anno vennero installati nuovi parafulmine, croce e cupola del campanile. Il 27 settembre 1970 inaugurò il nuovo campo sportivo parrocchiale “San Giorgio”, altri campetti da gioco attorno alla chiesa e la pista di pattinaggio a rotelle costruita dal sig. Francesco Scandolin nel cortile dell'asilo, utilizzata poi anche come pista di atletica leggera e per i go-kart a pedali. All’inaugurazione erano presenti il Patriarca Albino Luciani (poi Papa Giovanni Paolo I) e l’Onorevole Costante Degan di Venezia. Nel 1971 venne rinnovato il tetto della chiesa e vennero ricostruite le parti danneggiate della Scuola dell'Infanzia "Sacro Cuore" devastate da una tromba d'aria il 14 giugno 1971. Alla cerimonia di inaugurazione dei lavori di ripristino, il 10 giugno 1972, partecipò nuovamente il Patriarca di Venezia Albino Luciani.
L'8 settembre 1972 diede il benvenuto ai padri orioniti che si insediano nella Villa Bisacco-Palazzi.
Tra le varie opere va annoverato anche il restauro del cinema-teatro “Alessandro Manzoni” (ora Sala “San Giorgio”), il restauro dell'organo, poi la sopraelevazione e la ripavimentazione della navata della chiesa con marmo botticino e rosso Verona, l'acquisto dei nuovi attuali banchi e la ridipintura della facciata e delle pareti interne della chiesa, che ricoprì completamente le decorazioni a tempera realizzate tra il 1876 ed il 1878 da Luigi Da Rios (1844-1892). Sono tuttora scialbate da due strati di pittura, in attesa di poter riemergere ed essere così riconsegnate alla vista dei fedeli.
Nel 1974 commissionò a Giovanni Scaggiante la realizzazione di una nuova pala d'altare per il secondo altare sulla parete destra in cornu Epistulae, già del Sacro Cuore.
Domenica 23 aprile 1978, festa del patrono San Giorgio, è a Chirignago l'Arcivescovo mons. Loris Francesco Capovilla, Prelato di Loreto e già segretario del Beato Papa Giovanni XXIII, in occasione del primo Centenario dell'apertura al culto della chiesa (1878-1978). In questa speciale circostanza mons. Capovilla consacra l'altare versus populum, edificato in seguito alla riforma liturgica e successivamente sostituito dall'attuale.
Nel 1980 è a Chirignago mons. Augusto Gianfranceschi, vescovo emerito di Cesena-Sarsina, in occasione del primo Centenario della Dedicazione della chiesa. Mons. Gianfranceschi benedice ed inaugura il Centro parrocchiale "Papa Albino Luciani": un edificio nuovo, ricavato dalla ristrutturazione dell'ex-stazio, che si alza tra il campanile e la casa canonica e che nei suoi locali accoglierà tutte le attività organizzate nell'ambito della programmazione pastorale della parrocchia.
Mons. Tenderini incontrò più volte i Patriarchi di Venezia cardinali Pietro La Fontaine, Adeodato Giovanni Piazza, Carlo Agostini e il Beato Angelo Giuseppe Roncalli.
Accolse in Visita Pastorale a Chirignago i Patriarchi di Venezia cardinali Giovanni Urbani (5 aprile 1964), Albino Luciani (21 gennaio 1973) e Marco Cè (8-10 Novembre 1985).
La sua posizione quale parroco di Chirignago fu singolare, per il fatto che conobbe due Patriarchi eletti Papi: Giovanni XXIII (28 ottobre 1958), che lo aveva nominato arciprete, e Giovanni Paolo I (26 agosto 1978). Inoltre nel corso del suo parrocato due Pontefici sono giunti a Venezia in Visita Pastorale: il Servo di Dio Paolo VI (16 settembre 1972) e il Beato Giovanni Paolo II (16 e 17 giugno 1985).
Fu amico personale di mons. Dante Battaglierin S.X., vescovo di Khulna (Bangladesh) originario di Treporti, dell'Abate Egidio Zaramella O.S.B. del monastero benedettino di San Giorgio Maggiore a Venezia, di mons. Aurelio Signora, arcivescovo prelato di Pompei, di mons. Augusto Gianfranceschi, vescovo di Cesena-Sarsina e di mons. Loris Francesco Capovilla, arcivescovo prelato di Loreto e già segretario personale del Beato Papa Giovanni XXIII.
Significativi gli incontri nel 1949 con il Beato Alfredo Ildefonso card. Schuster, Arcivescovo di Milano dal 1929 al 1954, e nel 1952 con San Pio da Pietrelcina.
Mons. Tenderini svolse il suo ministero a Chirignago per ben 29 anni, fino al 1987, quando rinunciò alla parrocchia per raggiunti limiti di età in conformità a quanto prevede il can. 538 §3 del Codice di Diritto Canonico. Nello stesso anno mons. Tenderini venne nominato cappellano dell'Arciconfraternita di San Cristoforo e della Misericordia, rettore della chiesa di San Giacometo di Rialto, ricoprendo contemporaneamente l'incarico di responsabile dell'ufficio di Curia per il culto delle Reliquie dei Santi. Così, in un'intervista al settimanale diocesano Gente Veneta, mons. Albino si esprimeva, a proposito del suo incarico diocesano: "L'attenzione per le reliquie non è un cedere alla magia. È un sano realismo cristiano che non crede solo alle anime ma anche al corpo. Si venerano i resti dei santi in attesa che vengano risuscitati alla vita eterna. I corpi sono stati strumento di bene ed è giusto che vengano onorati. Una volta c'era un attaccamento materiale all'oggetto, oggi l'adorazione è spiritualizzata".
Nel 1989 avviò "A Fööch", il foglio di collegamento pubblicato dai Premanesi residenti a Venezia, cioè dai discendenti delle famiglie che dal paese di Premana giunsero nella Serenissima città e che ancora oggi si riconoscono nella Scuola di Sant'Ilario e San Rocco.
Dopo una breve malattia che vinse la sua forte fibra in pochi mesi, mons. Tenderini morì, ad 86 anni, all'Ospedale "San Camillo" agli Alberoni (Venezia), il 10 luglio 1998. Concluse la sua esistenza terrena, accettando la malattia e la morte con fede, mettendosi nelle mani del Signore. I funerali furono celebrati dal Patriarca di Venezia Marco card. Cè, con la partecipazione di numerosi sacerdoti e parrocchiani, nella chiesa di San Moisè a Venezia, dove il piccolo Albino aveva ricevuto la Prima Comunione il 20 giugno 1920.
Ecco l'omelia pronunciata alla Santa Messa esequiale dal Patriarca di Venezia S.E. Marco card. Cè:
"Siamo qui per consegnare all'amore di Dio Padre l'anima di un umile e forte operaio della vigna del Signore: mons. Albino Tenderini, prete da 63 anni, per oltre cinquant'anni in cura pastorale attiva. Ordinato il 30 giugno 1935, svolse il suo ministero per alcuni anni a Venezia, dal 1940 al 1958 a Jesolo, soprattutto come parroco a Treporti, per quasi 30 anni fu arciprete a San Giorgio di Chirignago. Dal 1987, trasferitosi a Venezia, svolse il compito di cappellano della Confraternita di San Cristoforo e responsabile dell'ufficio di curia per il culto ordinato delle reliquie dei santi. Un prete esemplare, zelante, operoso e realizzatore, figlio del suo tempo. Ebbe dal Signore il dono di una robusta longevità, vissuta, anche nella sua malattia, con fede edificante e stile autenticamente sacerdotale.
Ora il suo cammino è approdato nel porto della pace del Signore: noi speriamo che la sua anima goda già della felicità eterna, mentre il suo corpo, che verrà consegnato al sepolcro a Premana, nella sua amata terra natia, attende la risurrezione finale.
La Parola di Dio ci aiuta a vivere nella fede la necessità di dover morire.
Il profeta Isaia (25,6-9) ci annuncia il giorno in cui Dio, nostro Padre, guardando al Crocifisso glorificato, eliminerà la morte per sempre e asciugherà le lacrime su ogni volto.
«E si dirà in quel giorno: ecco il nostro Dio; in lui abbiamo sperato perché ci salvasse; questo è il Signore in cui abbiamo creduto; rallegriamoci, esultiamo per la sua salvezza».
La speranza riposta in Dio non andrà delusa, come ci ha assicurato l'apostolo Paolo nella lettera ai cristiani di Roma (5,5-11), perché le sue promesse non patiscono smentite: Dio è fedele e
«se si distrugge la dimora di questo esilio terreno, viene preparata una abitazione eterna nel cielo» (prefazio della Messa).
Se infatti Gesù è morto sulla croce per noi mentre eravamo peccatori e "figli dell'ira", certamente ci salva ora che, mediante il Battesimo, siamo stati giustificati e riconciliati nel suo sangue.
La nostra fede è tutta riposta in Cristo crocifisso e dal Padre risuscitato, come abbiamo ascoltato nel Vangelo (Mt 15,33-39; 16,1-6).
Noi rivolgiamo a lui il nostro sguardo pieno di fede e di fiducia e mentre, vedendolo morire in croce, diciamo con il centurione:
«Veramente quest'uomo era Figlio di Dio», attendiamo di partecipare alla gloria della sua risurrezione.
Io penso a questo nostro fratello sacerdote, che stiamo affidando alle braccia misericordiose della paternità di Dio: per 63 anni, finché le forze lo ressero, egli celebrò ogni giorno il sacramento della morte e risurrezione del Signore,
«in attesa della sua venuta». La sua speranza non può andare delusa.
Ora questa lunga attesa si è compiuta nell'incontro.
Don Albino ha celebrato la morte del Signore nell'Eucarestia e, ogni giorno, l'ha vissuta nelle fatiche dell'apostolato e, alla fine, anche nella sofferenza della malattia. Adesso noi lo speriamo partecipe della vita di Cristo risorto.
Ringraziamo il Signore per la vita di questo esemplare e zelante pastore. Se anche lui ha conosciuto le imperfezioni di ogni creatura umana e i limiti del suo tempo, gli riconosciamo l'onore della fedeltà al suo Signore e alle sue responsabilità pastorali nei confronti di coloro che, via via, il Signore gli ha affidato.
Lo accolgano gli angeli, i santi, la Madre di Gesù da lui venerata qui in terra, e lo accompagnino a Gesù e Gesù lo consegni al Padre.
In Paradiso interceda per noi, per le comunità a cui si è dedicato: ottenga per tutti la grazia di una fede forte e viva, e alla nostra Chiesa, alle parrocchie di cui è stato pastore, ottenga la benedizione delle vocazioni sacerdotali".

Al termine della Santa Messa esequiale venne letto il suo testamento spirituale nel quale a tutti chiedeva perdono e perdonava nell'attesa dell'incontro finale in paradiso.
Le sue spoglie mortali riposano a Premana (LC), il suo paese natio, dove riposa anche la sorella Maria, sua fedele perpetua e collaboratrice, morta l'1 Agosto 2004, all’età di 98 anni.
Mons. Tenderini è l'unico arciprete di Chirignago ad aver rinunciato alla parrocchia per raggiunti limiti di età in conformità a quanto prevede il can. 538 §3 del Codice di Diritto Canonico. Inoltre è il primo arciprete dopo 250 anni i cui funerali non siano stati celebrati a Chirignago.

Mons. Tenderini è stato l'ideatore e coordinatore dell'opera di don Delfo Gioacchini "Monsignor Giovan Francesco Tenderini (1668-1739) - Un pastore per tutti i tempi della Chiesa" (Litografia Stella di Terni, 1996), dedicata al vescovo di Civita Castellana e Orte dal 1718 al 1739 dichiarato venerabile da Papa Pio VI nel 1794. Ci piace per questo pensare che se mons. Albino Tenderini avesse voluto uno stemma araldico personale, ad uso privato, avrebbe molto probabilmente adottato quello del venerabile vescovo omonimo, con il suo motto. Lo scudo è quello della famiglia Tenderini: "leone passante al naturale accompagnato da 6 triangoli rovesciati di nero posti in 2 gruppi 2,1 su fascia di argento su troncato di oro e di argento - aquila coronata di nero sull'oro - 3 bande di rosso sull'argento". Lo scudo di mons. Albino Tenderini sarebbe stato timbrato da un galero (cappello prelatizio) nero con cordoni e nappe di color paonazzo romano, come previsto per i Cappellani di Sua Santità in base al Regolamento tecnico araldico emanato con il Regio Decreto 7 giugno 1943 n. 652. Le nappe, in numero di dodici, sono disposte in sei per parte, in tre ordini di 1, 2, 3. Sotto lo scudo, nella lista bifida e svolazzante d'argento, il motto, già del venerabile vescovo Tenderini, in lettere maiuscole di nero: "AD MAIOREM DEI GLORIAM".

Durante i 29 anni di ministero a Chirignago sono stati suoi cappellani:

don Armando Battistich (dal 1958 al 1959). Nato a Venezia nel 1927, svolse il suo ministero prima a Santa Maria di Lourdes, come cappellano, poi a Mira, Chirignago, a Santa Maria Elisabetta del Lido e dal 1963 come arciprete a San Pietro in Vincoli a Trivignano. Qui esercitò il ministero per 37 anni, pur nella malferma salute. Quando entrò in paese, il 30 marzo 1963, la situazione che vi trovò non era semplice: molte cose da fare, tante iniziative da seguire, una comunità che sentiva il bisogno di rinnovarsi. Uno dei primi segni emblematici fu l'abbattimento delle mura che circondavano la canonica, per dare l'idea di una Chiesa più trasparente e di una casa del parroco che doveva essere luogo fisico di aggregazione e riferimento per i parrocchiani. Negli ultimi anni le sue condizioni peggiorarono sempre più. Morì il 17 agosto 2000, prete da quasi 50 anni. Un prete che ha sofferto, un prete che ha tanto amato la sua comunità che gli ha sempre voluto molto bene e lo ha sempre aiutato. La Santa Messa esequiale fu celebrata a Trivignano dal Patriarca di Venezia Marco card. Cè.
mons. Antonio dott. Meneguolo (dal 1959 al 1961). Nato a Venezia il 29 settembre 1936, è stato ordinato presbitero il 21 giugno 1959. Prelato d'onore di Sua Santità, già Moderator Curiae, è Delegato Patriarcale per i Beni Culturali Ecclesiastici e per la Basilica di San Marco Evangelista, Canonico effettivo ed Arcidiacono del Capitolo di San Marco, Procuratore Delegato di San Marco, Delegato in re administrativa della Cattedrale di Santa Maria Assunta in Torcello ed Arciprete della Congregazione del Clero di San Marcuola. Cavaliere dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Il 7 maggio 2011 ha avuto l'onore di illustrare i mosaici e i tesori d'arte della Basilica di San Marco al Papa Benedetto XVI in Visita Pastorale al Patriarcato di Venezia.
don Giuseppe Pomarolli (dal 1961 al 1962).
don Valentino Dalla Grana (dal 1962 al 1963). Nato a Cologna Veneta (Verona) il 3 febbraio 1930, è stato ordinato presbitero il 20 giugno 1957. Vicario parrocchiale a Jesolo Paese, a Chirignago e a Malcontenta. Parroco a Marango dal 1963 al 1974, poi a Portegrandi dal 1974 al 1982, a Castello di Brussa dal 1982 e a Brussa dal 1986. Nel 2007 ha rinunciato alla parrocchia per raggiunti limiti di età in conformità al can. 538 §3 del Codice di Diritto Canonico. Ora è ascritto alla Parrocchia della Purificazione della Beata Vergine Maria (Croce Gloriosa) di Caorle.
don Giorgio Balestra (dal 1963 al 1967). Nato a Venezia nel 1933, alunno della parrocchia di San Martino di Castello, dopo aver lavorato alcuni anni come tipografo, il 30 giugno 1963 fu ordinato presbitero dal vescovo ausiliare mons. Giuseppe Olivotti. Fu cappellano per quattro anni a Chirignago, poi per un anno a Santo Stefano di Caorle e, dal luglio 1968, a San Giuseppe di Mestre. Di tale parrocchia fu nominato parroco nel mese di aprile 1973. Un sacerdote pio, povero, generoso, buono, discreto, umile e mansueto; un prete di tutti, che ascoltava tutti, accoglieva tutti, faceva il possibile per andare incontro a tutti, con semplicità e dolcezza, senza arroganza e contesa, senza rivendicazioni o autocelebrazioni, con generosità totale nascosta. Entrato nel mistero del dolore, si lasciò però condurre dalla mano di Dio, chiese la guarigione, si impegnò nelle cure, sperò, con una lucidità mite e sofferta, ma totale. Amò la vità, desiderò di guarire e vi si impegnò; però accettò di soffrire. Giorno per giorno visse per il Signore: per il Signore la cura d'anime, per il Signore l'apostolato consapevolmente non clamoroso, per il Signore anche la malattia. Così si preparò a morire per il Signore. Al Patriarca di Venezia Marco card. Cè che gli "offriva" delle ragioni di fede per il suo soffrire, con un una determinazione che nell'immediatezza era suggerita dalla affetto, ma nella profondità era ispirata da Dio, aggiungeva: "Patriarca, per i sacerdoti e per le vocazioni". E così sempre, fino all'ultimo colloquio, poche ore prima della morte. Quando il male si aggravò, dolcemente, ma fortemente, prese consapevolezza che la sua malattia era un altare per la sua Eucarestia. Una messa sofferta, ma celebrata nella pace dell'accettazione piena. Una delle ultime volte che vide il Patriarca gli disse: "Patriarca, vorrei dire: Ite Missa est" e lui ad esortarlo: "Don Giorgio, vai avanti, fin che il Signore vuole". E ancora: "Don Giorgio, sei in pace?". "Sì, stia tranquillo, sono proprio in pace". Accettò pienamente la volontà di Dio, che accettava prima di continuare la sua messa. Avrebbe voluto andare a Lourdes, lo desiderò tanto; forse pensò di andare per implorare la guarigione. Il pellegrinaggio della Chiesa ai piedi della Madonna non era per lui una cosa banale, ma un appuntamento grande e desiderato. La rinuncia fu sofferta e vissuta come un'offerta, ormai lucida, per le vocazioni sacerdotali. Pellegrino a Lourdes dal suo letto di crocifisso, seguì con il ricordo e la preghiera le giornate della sua Chiesa, in cammino con lei, ma ad un livello immensamente più profondo, verso il Signore. Chiese al Patriarca, prima che partisse per Lourdes, di domantare alla Madonna un supplemento di forza, perché si sentiva tanto stanco e temeva di non farcela più. "Faccio fatica a pregare". "Don Giorgio, non ti affaticare, offriti". "Sì, vivo in comunione". Nel suo letto non c'era più don Giorgio, ma il Crocifisso. Morì dopo che lo stesso Patriarca gli diede l'annuncio della conclusione del pellegrinaggio, a 55 anni, il 29 maggio 1988, prete da 25 anni. È bello registrare anche il dono delle cornee, che gli furono prelevate dopo la morte, perche altri potessero vedere. La Santa Messa esequiale fu celebrata dal Patriarca di Venezia Marco card. Cè nella chiesa di San Giuseppe di Mestre.
don Pietro Lucchetta (dal 1967 al 1976). Nato a Jesolo (Venezia) il 1 marzo 1942, è stato ordinato sacerdote il 29 giugno 1967. Ora è parroco a San Giovanni Bosco di Ponte Crepaldo e Valcasoni, ed è Assistente Ecclesiastico dei "Familiari del Clero" assieme a mons. Angelo Munaretto.
don Giuseppe Rizzieri Bacci (dal 1972 al 1981). Nato a Chioggia (Venezia) il 17 gennaio 1942, è stato ordinato presbitero il 7 settembre 1969. Ora è parroco al Sacro Cuore di Gesù a Termine di Malcontenta - Ca' Sabbioni.
mons. Orlando dott. Barbaro (dal 1976 al 1981). Nato a Marghera (Venezia) il 27 marzo 1950, è stato ordinato presbitero il 26 giugno 1976. Ha conseguito il baccalaureato in teologia nel 1976 e frequentato un biennio di perfezionamento presso l'Università Pontificia Salesiana, quindi Licenziato in Teologia pastorale presso la Facoltà Teologica del Triveneto. Arciprete di Gambarare dal 1990 al 1998, poi parroco a Santa Maria Immacolata di Lourdes e vicario foraneo di Mestre Centro, dal 2003 al 2007 è Parroco a San Giovanni Battista in Bragora a Venezia. Ha insegnato religione cattolica fino al 2002, quando è stato nominato dal Patriarca Angelo card. Scola Vicario Episcopale per la Santificazione ed il Culto, Delegato Patriarcale per i Diaconi permanenti e i Ministri istituiti, Delegato Patriarcale per l'Arciconfraternita di San Cristoforo e della Misericordia, Direttore dell'Ufficio diocesano per la Liturgia e Canonico effettivo di San Marco del titolo di San Teodoro.
mons. Angelo Munaretto (dal 1981 al 1986). Nato a Zero Branco (Treviso) il 16 febbraio 1945, è stato ordinato presbitero il 5 luglio 1970. Parroco a Sant'Erasmo, Tarù, Tessera, Ponte Crepaldo e Valcasoni, ora è parroco a Santa Maria Concetta di Eraclea, canonico onorario di San Marco durante munere, Vicario Foraneo di Eraclea, Amministratore Parrocchiale di Ca' Turcata e Assistente Ecclesiastico dei "Familiari del Clero" assieme a don Pietro Lucchetta. Il fratello di mons. Angelo Munaretto è anch'egli sacerdote, padre Gianni Munaretto C.R.S. (dei Chierici Regolari di Somasca di San Gerolamo Emiliani), mentre la sorella Carmela F.d.L.S. è Suora missionaria a Huanico Saint Louis, nella Sierra del Perù, da oltre 50 anni (consacrata nell'Ordine delle "Figlie della Sapienza" Monfortane).
don Roberto Trevisiol (dal 1986 al 1987), successore di mons. Tenderini come arciprete a Chirignago.

 

Sono cinque i giovani di Chirignago che furono ordinati presbiteri durante il suo ministero:

don Giuseppe Soldà S.d.B., salesiano, nato a Chirignago il 24 gennaio 1930, figlio del sig. Luigi Soldà giardiniere della Villa Bisacco-Palazzi di Chirignago, emise la professione religiosa il 16 agosto 1948 ad Albarè (Verona). Compiuti gli studi presso il Pontificio Ateneo Salesiano, fu ordinato presbitero il 1 luglio 1958 nel Santuario Basilica di Santa Maria Ausiliatrice a Valdocco (Torino) per imposizione delle mani del vescovo mons. Michele Alberto Arduino S.d.B., assieme ad altri 32 diaconi provenienti da undici nazioni. Tra gli ordinandi, anche il futuro cardinale Raffaele Farina S.d.B., Bibliotecario della Biblioteca Apostolica Vaticana (già Prefetto), Archivista dell'Archivio Segreto Vaticano, già Rettore Magnifico della Università Pontificia Salesiana, Segretario del Pontificio Comitato di Scienze Storiche e sotto-segretario del Pontificio Consiglio della Cultura. Don Giuseppe celebra la prima messa a Chirignago il 13 luglio 1958. Prima insegnante e poi Preside dal 1964 al 2000, ha sempre ricoperto incarichi nell'ambiente formativo ed educativo degli Istituti salesiani. Opera ancora attivamente a Verona.
don Fabiano Scaggiante, presbitero diocesano, nato a Chirignago nel 1935, formatosi nell'Azione Cattolica di Chirignago, fu ordinato presbitero dal Patriarca Giovanni card. Urbani e celebrò la prima Santa Messa il 29 giugno 1959. Cappellano nelle parrocchie di Portegrandi, san Giovanni Battista di Jesolo, santo Stefano di Caorle e san Nicolò di Mira, nel 1968 fu nominato parroco a San Gaetano di Caorle e, nel 1983, trasferito alla parrocchia di San Giuseppe Lavoratore di Cortellazzo. Appassionato di canto sacro, diede vita a gruppi corali. Un'umanità forte, un cuore grande, una bruciante passione per la sua gente, i ragazzi e i giovani, l'impegno di essere del proprio tempo. Così egli stesso aveva descritto nel settimanale diocesano Gente Veneta la sua comunità parrocchiale pochi mesi prima di morire: "Non c'è dubbio che la nostra comunità di Cortellazzo abbia radici sane. La gente conserva semplicità, spontaneità, passione, vivacità. Vi è una gran voglia di lavorare e lavorare sodo. E ciò è onorevole. Ma in questo aspetto individuo un limite: il lavoro viene vissuto in maniera quasi ossessiva; viene prima di tutto, sopra ogni altra cosa, ad esso si sacrificano altri valori, altrettanto, se non più importanti, come i rapporti personali, con i figli, la famiglia. Vorrei anche sottolineare che questa grande fonte di forza e di energie non ha sempre saputo esprimere una propria capacità di progettare, autonomamente, il proprio futuro come realtà sociale. Ciascuno pensa troppo al "proprio", senza sapere o voler cogliere relazioni tra sé e gli altri, tra il "particolare" e il "bene generale", senza cioè esprimere quella solidarietà che scaturisce dalla consapevolezza di non essere soli ma di appartenere ad un gruppo, ad una realtà sociale, ad una comunità. Ciò influisce, conseguentemente, anche nella vita della nostra comunità cristiana". Morì il 1 aprile 1991, lunedì dell'Angelo, nel cuore del mistero della Risurrezione del Signore, dopo lunga malattia, giungendovi passando attraverso l'esperienza di una lunga, lucida sofferenza, portata sempre con forte dignità, ma non per questo con minore struggimento interiore. Circondato da attestati di amore e stima dei confratelli, sperò fino all'ultima sera di avere ancora un po' di vita da vivere, voglioso di ritornare nella sua amata comunità, per vedere i volti della sua gente. Chiese al Signore di guarire e nel 1990 andò a Lourdes. Per mesi e mesi il Patriarca di Venezia Marco card. Cè con le sue suore chiese la stessa cosa per intercessione del Servo di Dio Pietro card. La Fontaine. La sua vita fu un cammino con Dio, durante il quale Dio entrò sempre più come il Signore del suo essere. La sua morte, come quella di Gesù in croce, fu una morte sofferta. Visse e morì per la sua gente. La parrocchia era la sua vita. La Santa Messa esequiale fu celebrata nella chiesa di Cortellazzo dal Patriarca di Venezia Marco card. Cè.
don Gino Zuccon, presbitero diocesano. Nato a Chirignago il 22 maggio 1936, è stato ordinato presbitero il 21 giugno 1964 dal Patriarca Giovanni card. Urbani. Celebra la prima Santa Messa il 28 giugno 1964. Cappellano nella parrocchia di Cristo Divin Operaio di Marghera, dal 1967 è parroco a Santa Margherita di Caorle.
don Paolo (civ. Massimo) Ferrazzo, presbitero diocesano. Nato a San Donà di Piave (Venezia) il 3 novembre 1957, è stato ordinato presbitero il 26 giugno 1982 per l'imposizione delle mani del Patriarca di Venezia Marco card. Cè. Già parroco alla Beata Vergine Addolorata di Mestre e Vicario foraneo di Carpenedo, ora è direttore dell'Ufficio diocesano per la Cooperazione Missionaria fra le Chiese (Pastorale Missionaria) e parroco a San Giacomo dall'Orio a Venezia. Nel 1982 ha avuto l'onore di partecipare da diacono, assieme al Patriarca Marco card. Cè, alla Santa Messa celebrata dal Beato Papa Giovanni Paolo II nella sua cappella privata.
don Giuseppe Ormenese, presbitero diocesano. Nato a Mirano (Venezia) il 4 marzo 1960, è stato ordinato presbitero il 1 maggio 1986, per l'imposizione delle mani del Patriarca di Venezia Marco card. Cè. Celebra la Santa Messa novella a Chirignago il 18 maggio 1986. È stato vicario parrocchiale a Santa Maria Elisabetta al Lido di Venezia dal 1986 al 1991, poi per nove mesi a Ca' Savio, tre anni a Gambarare e, infine, a Santa Maria della Speranza a Mestre, dov'è tuttora vicario parrocchiale. Nel 2010 ha conseguito il dottorato in Liturgia Pastorale presso l'Istituto Santa Giustina di Padova.

Sono due le ragazze di Chirignago che hanno abbracciato la vita religiosa durante il ministero di mons. Albino Tenderini, entrando nella Congregazione delle Figlie di San Giuseppe del Venerabile mons. Luigi Caburlotto di Venezia:

  • Suor Carla Tuniz. Di origini friulane, si trasferisce con la famiglia a Chirignago nell'inverno del 1963, in età pre-adolescenziale. Qui, vedendo e capendo la presenza delle suore, matura la sua vocazione. Opera a Porcia (Pordenone) come insegnante della Scuola dell'Infanzia "Monumento ai Caduti".
  • Suor (Maria) Evelina Favaretto. Nata il 25 gennaio 1948, ha fatto la professione solenne a Chirignago il 26 ottobre 1975, in occasione della Festa della Dedicazione della chiesa. Opera a Vittorio Veneto (Treviso), ed è la diciottesima suora giuseppina oriunda di Chirignago nel corso del XX secolo (più altre quattro in Congregazioni diverse).

Sono dieci le suore responsabili della Scuola dell'Infanzia "Sacro Cuore" di Chirignago durante gli anni in cui è parroco mons. Tenderini. Appartengono tutte alla Congregazione delle Figlie di San Giuseppe del Venerabile mons. Luigi Caburlotto di Venezia, e sono state sue dirette collaboratrici nell'educazione dei bambini e delle ragazze:

  • suor Clara Paludetti (1957-1959);
  • suor Elisa Trevisan (1959-1960);
  • suor Gerarda Zaghis (1960-1963);
  • suor Luisanna Balzarotti (1963-1969);
  • suor Mariangela Zecchini (1969-1971);
  • suor Lucina Ardizzoni (1972-1973);
  • suor Armida Liessi (1973-1978);
  • suor Tecla Zanutto (1978-1981);
  • suor Aldina Capiotto (1981-1984);
  • suor Ada Tintinaglia (1984-1990).

Il volto di San Giovanni Bosco, dipinto nel 1977 da Giovanni Scaggiante sulla pala d’altare dell’Eucarestia, sembra avere le sembianze di mons. Tenderini, committente dell'opera.
A mons. Tenderini è stata dedicata l’emeroteca e sala da musica di Casa Nazareth, nell'attesa di potergli intitolare una strada a Chirignago, come avvenuto per i predecessori mons. Riccardo Bottacin, mons. Giovanni Battista Buso e don Benedetto Veruda.


Don Albino Tenderini assieme all'Arcivescovo di Milano, il beato Alfredo Ildefonso card. Schuster O.S.B., il Parroco di Premana e il Coadiutore (1949)


Don Albino Tenderini
assieme a
San Pio da Pietrelcina
(1952)

Il Vescovo ausiliare
mons. Giuseppe Olivotti investe il nuovo arciprete
(23 marzo 1958)

Don Albino Tenderini (in piviale) alla prima Santa Messa di don Giuseppe Soldà S.d.B. con don Armando Battistich e don Fabiano Scaggiante (13 luglio 1958)


Santa Messa celebrata nel primo anniversario della morte di mons. Bottacin (1959)


Scoprimento della lapide commemorativa di
mons. Riccardo Bottacin (1959)

Commemorazione di mons. Bottacin tenuta dal Prof. Eugenio Bacchion nel cinema-teatro parrocchiale (1959)

Commemorazione di mons. Bottacin tenuta dal Prof. Eugenio Bacchion nel cinema-teatro parrocchiale (1959)

Commemorazione di mons. Bottacin tenuta dal Prof. Eugenio Bacchion nel cinema-teatro parrocchiale (1959)


Festa del ringraziamento 1959 (davanti alla canonica)

Settembre 1959 - con gli Uomini di Azione Cattolica alla Scala Santa di Montagnaga di Pinè


Settembre 1959 - con gli Uomini di Azione Cattolica in gita sociale

Settembre 1959 - con gli Uomini di AC sul piazzale dell'Ossario del Pasubio


Settembre 1959 - all'Ossario del Pasubio di Pian delle Fugazze con gli uomini di Azione Cattolica

Settembre 1959 - all'Ossario del Pasubio con gli uomini di Azione Cattolica

20 settembre 1959 - in gita sociale con gli Uomini di AC

Settembre 1959 - al Passo di Campogrosso (Strada del Re) con gli uomini di Azione Cattolica

Settembre 1959 - con
parenti ed amici in montagna

Assieme a mons. Valentino Vecchi per l'inaugurazione dell'ampliamento dell'Asilo "Sacro Cuore" (23/04/1962)


Assieme all'Arcivescovo veneziano S.Ecc. mons. Aurelio Signora, Prelato di Pompei (maggio 1969)



1962 - Santa Messa presso il Monumento ai Caduti di tutte le guerre

Con il Patriarca Albino Luciani per l'inaugurazione del campo sportivo parrocchiale (1970)


Con il Patriarca Albino Luciani e l'Onorevole Costante Degan per l'inaugurazione del campo sportivo "San Giorgio" e di altri campetti da gioco attorno alla chiesa (1970)


Assieme al Patriarca di Venezia Albino card. Luciani
(poi Papa Giovanni Paolo I)
Cresime 1972

Assieme all'Abate benedettino di San Giorgio Maggiore (Venezia) Egidio Zaramella in occasione della Festa della Dedicazione della chiesa di Chirignago (26 ottobre 1975)

Assieme all'Arcivescovo S. Ecc. mons. Loris Francesco Capovilla, Prelato di Loreto e già segretario di Papa Giovanni XXIII, in occasione della consacrazione dell'altare versus populum (23 aprile 1978)


Assieme al Cardinale Marco Cè, Patriarca di Venezia, all'esterno della chiesa del cimitero nell'isola di San Michele (2 novembre 1989)


Con le suore nella cappella dell'asilo rinnovata


Con le suore dell'asilo


In asilo con il Patriarca Marco card. Cè in Visita Pastorale


Con il Patriarca Marco card. Cè in Visita Pastorale (1985)

Con il Patriarca Marco card. Cè in Visita Pastorale (novembre 1985)

Con il Patriarca Marco card. Cè in Visita Pastorale (1985)

Tra i parrocchiani (1995)

Sulle balze di Medjugorie (1997)

Le ultime fotografie


La tomba del venerabile mons. Giovanni Francesco Tenderini (1668-1739) dinanzi all'altare della Madonna della Luce nella Cattedrale di Civita Castellana (Viterbo)


Lo stemma della famiglia Tenderini. La parentela Tenderini inizia il cammino da Premana (LC), come ramo dei Rusconi, nobile famiglia ghibellina che tenne la signoria di Como, i cui membri, nel Secolo XV, in occasione delle guerre civili d'Italia, si trasferirono a Carrara, nella persona del capostipite Battista.

Preghiera per ottenere la Beatificazione del venerabile mons. Giovanni Francesco Tenderini,
vescovo dal 1718 al 1739, nato a Carrara il 17 ottobre 1668 e morto il 1 marzo 1739